Tears in Heaven - Eric Clapton

da "La strada" di Cormac McCarthy
Giulio Einaudi editore,  2007

"Al bambino sembrò di sentire un odore di cenere bagnata nel vento ( ... )
L'uomo gli prese la mano, ansimando. Devi andare avanti, disse. Io non ce la faccio a venire con te. 
Ma tu devi continuare.
Chissà cosa incontrerai lungo la strada (...)
- Non posso
- Non ti preoccupare. Questo momento doveva arrivare da tempo. E adesso è arrivato.
  Fa' tutto come lo facevamo sempre. (...)
- Voglio restare con te.
- Non  puoi. Devi portare il fuoco.
- Non so come si fa.
- Si lo sai.
- E' vero? Il fuoco, intendo.
- Si che è vero.
- Ma dove sta? io non so dove sta.
- Si che lo sai. E' dentro di te. Da sempre io lo vedo.
- Portami con te. Ti prego.
- Non posso.
- Ti prego, papà.
- Non ce la faccio. Non ce la faccio a tenere tra le braccia mio figlio morto. Credevo che ne sarei stato capace, e invece no.
- Hai detto che non mi avresti mai lasciato.
- Lo so mi dispiace ( ... ) . Quando io non ci sarò più potrai comunque parlarmi. Potrai parlare con me e io ti risponderò. Vedrai.
- E riuscirò a sentirti?
- Si. Mi sentirai. Fa' come se ci parlassimo con la mente. E allora vedrai che mi senti. Ci vorrà un pò di allenamento, ma non ti arrendere. Ok?
- Ok

E' il brano culmine, di una drammaticità essenziale e angosciante, del romanzo capolavoro dello scrittore americano Cormac McCarthy, pubblicato nel 2006.
In un mondo segnato da una misteriosa apocalisse che lo ha distrutto (forse una esplosione nucleare),
padre e figlio, cercano tra mille difficoltà e pericoli, tra la natura resa ostile e la violenza dei sopravvissuti di arrivare ad un posto sicuro dove salvarsi la vita.
Il padre ora però, ferito mortalmente, non ce la fa più e comanda al figlio di lasciarlo morire in solitudine, invitandolo a portare " il fuoco" come testimone a chi incontrerà lungo la strada della salvezza.
Un evento drammatico cementa il rapporto tra i due: la morte segna in profondità il senso di paternità e figliolanza.

E' il 20 Marzo 1991:
un bimbo di cinque anni sta giocando nella sua casa. E' un appartamento situato al 53esimo piano di un grattacielo di New York. Non s'avvede che la finestra a vetri è aperta e muore precipitando nel vuoto.
E' una tragedia che vivono la madre, la starlette italiana Lory Del Santo e il padre, il famoso cantante e grande chitarrista di rock-blues Eric Clapton.
Vite personali, di personaggi sempre in giro per il mondo, senza stabilità di legami, vittime di uno star system che annulla ogni possibilità di rapporti umani normali.

Eric Clapton (1945) è un mito del rock inglese: Ha conosciuto e collaborato con una schiera infinita di musicisti , partendo dall' epoca beat della Swinging London ( i Beatles e i Rolling Stones ) fino ai grandi del blues afro americano. Una schiera infinita , che si aggiunge ai gruppi musicali in cui egli stesso milita : Yarbirds, Cream, Blind Faith.
Enciclopedia vivente del rock, grande chitarrista ( suona lo strumento con una tecnica particolare, tanto che per lui conieranno il soprannome di "slowhand ").
Nella sua vita inquieta tra amori di donne e uso di cocaina, però, questo dramma lo segna definitivamente. 
Nonostante la complicata vita personale, nella sua lunga carriera non ha mai dimenticato le sue radici che lo riportano ad una nostalgia dell'educazione religiosa ricevuta:
" Le prime preghiere me le ha insegnate mia nonna Rose, mi sono rimaste addosso e mi sono ritornate alla mente quando non pensavo più di poterle avere con me.
Per superare certi momenti freddi e bui, ho creduto necessario rivolgermi solamente a chi sostiene i dolori da sempre, dall'alba dell'uomo." confessa al giornalista Walter Gatti.

La nascita di Conor gli dà un senso di pacificazione:
"Diventare padre mi toccò nel profondo, mi spinse a crescere.
Il mio solo desiderio all'epoca era crescere felice con mio figlio"
" Conor è stata la prima cosa nella vita a toccarmi nel profondo, a dirmi che era ora di crescere"
Ma la pace interiore è breve, ecco l'incidente mortale:
"Ero come uscito dal mio corpo" dice a proposito di quel dolore troppo grande

Lo shock per la morte tragica del figlio , lo chiude in se stesso, ma la sua forza di musicista , " il fuoco",
gli dà la forza di comporre un bellissimo brano , che negli anni non smetterà mai più di riproporre al suo sterminato pubblico. Parole e musica struggenti e malinconiche, quasi un chiedere scusa per non essere stato d'aiuto, il dubbio di essere perdonato, sapere che le strade si sono irrimediabilmente divise, ma contemporaneamente la certezza che questo figlio, lo aiuterà, dal Paradiso, ad asciugargli le lacrime.


LACRIME IN PARADISO

" Ricorderesti il mio nome, se ti vedessi in Paradiso?
   Stringeresti la mia mano, se ti vedessi in Paradiso?
   Mi aiuteresti a restare in piedi?
   Devo essere forte e andare avanti, perchè so che non posso restare qui in Paradiso.
   Troverò la mia strada, nel giorno e nella notte, perchè so che non posso stare qui.
   Il tempo può buttarti giù, può piegarti le ginocchia, può spezzarti il cuore.
   Hai implorato clemenza.
   Oltre la porta c'è pace , sono sicuro
   e so che non ci saranno più lacrime in Paradiso"




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