No time for love like now - Michael Stipe

Primo marzo 2020:
da pochi giorni è evidente che il coronavirus sta circolando tra il tessuto sociale italiano. È scoppiato tra la gente lombarda lodigiana e nessuno ancora sa che ci sarà un dramma epocale a Bergamo.

Il Corriere della sera ospita un intervento di don Julian Carron presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione: "In situazioni imprevedibili come quella attuale siamo risvegliati dal nostro torpore, strappati alla comfort zone nella quale ci eravamo comodamente installati (...). Le nostre piccole o grandi ideologie, le nostre convinzioni, perfino quelle religiose, sono messe alla prova. La crosta delle false sicurezze mostra le sue crepe. Ognuno senza distinzione, è chiamato in causa e coglie meglio chi è".
Tanti giorni sono passati da quel primo marzo, tristezza, dolore e preghiere si sono rincorsi e gli uomini dell'arte che comunica e specialmente i musicisti hanno cominciato a porsi queste domande, ognuno per quello che era e in che cosa credeva e lo hanno espresso in quello che gli veniva più naturale comunicare: con la creatività e con il canto.

Ci hanno provato Bono degli U2 e da noi Roby Facchinetti, storico componente dei Pooh (lui bergamasco testimone del dramma della sua terra e della sua gente).
L'americano Michael Stipe, front man dei Rem, dopo una decina d' anni di silenzio, sciolto (senza polemiche) il suo gruppo ha voluto dedicare anche lui una sua nuova canzone a questa emergenza sanitaria, scavando, come scriveva Carron, nelle ragioni dello strappo della propria confort zone, infatti canta: "Qualunque cosa significhi aspettare in questo nuovo luogo, io ti sto aspettando".
In una intervista televisiva Stipe ha affermato:
"Viviamo in un frangente della nostra esistenza molto importante e anche, ovviamente molto difficile.
Ci stiamo spostando da qualcosa che 'era' a qualcosa che 'diverrà'.
E' una circostanza molto importante per l'intero pianeta e senza dubbio per tutta l'umanità"    

"No time for love like now
" é una canzone affascinante, questa di Stipe, quasi un moderno gregoriano, la voce ben in evidenza e nel sottofondo un organo elettronico che ne sottolinea l'andamento quasi salmodiante.
E, ancora, la coscienza del tempo, della contingenza con cui fare i conti: "Non c' è tempo per ballare, né per il miele, né per gli indecisi, né per litigare. Mi allontanai dalla luce gloriosa, ho girato la testa e ho pianto. Qualunque cosa significhi aspettare il questo nuovo luogo, io ti sto aspettando, si, ti sto aspettando".
Una novità drammatica e un'urgenza che le dia un senso: "Ti sto aspettando".



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