Hurt - Johnny Cash

Il rock è sempre stato considerato un movimento nella storia della musica e della società pieno di contraddizioni, che parte essenzialmente da una ribellione delle nuove generazioni rispetto al formalismo e alle regole dettate dalle istituzioni "ufficiali" sia civili che religiose.
È innegabile che la sua genesi più profonda, quella che incide nelle personalità che lo hanno rappresentato nei quasi settant'anni di vita, sia contraddistinta da questa presa di posizione.
Una contestazione però che si fermò alla pura istintività che non colse il nocciolo della questione: l’abbandono da parte della società sempre più “moderna" di un senso religioso attraente.
Molti protagonisti del mondo rock si sono ammantati, a volte per pura esigenza scenica, di immagini diaboliche, ma al fondo sono portatori di una domanda di redenzione.

Johnny Cash nasce nel 1932, la sua famiglia è quella tipica rurale dell’America profonda, legata ad un cristianesimo che ne permea la quotidianità, rigido nelle sue forme ma segnato da un legame fortissimo alla coralità dei riti in cui esplodono i canti gospel.
Il rock delle origini è proprio questo incrocio tra i canti religiosi dei bianchi e il blues afro diretto discendente degli spiritual degli schiavi neri.
Il giovane Cash attratto dalla musica inizia la sua carriera insieme ai grandi quali Elvis Presley, con cui girerà le prime tournée.
Una vita segnata da dolori familiari, caduto nell’uso delle anfetamine ma sorretto sempre da una fede che lo aiuterà a risollevarsi sempre alla ricerca di una redenzione.

Negli anni Novanta nell’ultima parte della sua vita, ormai minato dalle malattie, incontrerà un produttore, Rick Rubin, che gli proporrà l’incisione di una serie di cover in cui esprimere tutta la sua concezione dell’esistenza e dei valori dei rapporti familiari e con il trascendente.
Proprio un anno prima della sua morte, nel 2002, realizza un video di una profondità straordinaria sulle note di una canzone di un gruppo di rock elettronico americano, composta sotto l’effetto dell’eroina, ma facendola sua completamente partendo dal suo essere alla ricerca di un perdono, di una misericordia ultima:
"Hurt" cioè "la ferita":

"Mi sono ferito da solo oggi, per vedere se riuscivo ancora a sentire.
Mi sono concentrato sul dolore, l’unica cosa ancora reale.
L’ago si apre un buco.
Provo a cancellare tutto e invece ricordo ogni cosa.
Cosa sono diventato, mia dolcissima amica?
Tutti quelli che conosco mi abbandonano.
Il mio regno di sudiciume, ti ferirà.
Indosso questa corona di spine, sulla mia sedia da bugiardo piena di pensieri rotti che non posso aggiustare.
Se potessi ricominciare, un milione di miglia da qui, mi saprei proteggere da tutto questo,
troverei una via"

Quell’uomo si riguarda più giovane, sua moglie lo guarda malinconica e partecipe al suo dramma. Una condizione, però che si apre alla Misericordia che lo accoglie e lo perdona.

Scriverà Pasolini: "Manca sempre qualcosa, c’è un vuoto in ogni mio intuire. Ed è volgare il mio non essere completo, questo "non avere Cristo".
La ricerca di una "faccia", una presenza in cui "non tutto è perduto nel puro intuire in solitudine". 


Racconteremo ancora di Johnny Cash.
Ora però: "Hurt"


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