Madre - Giovanni Lindo Ferretti & Ambrogio Sparagna

da il Corriere della sera 14/9/1978

"Penso che la dolce, tenerissima espressione con cui Giovanni Paolo I ha voluto confidare a noi tutti che Dio ci ama più come una madre che come un padre, per venir compresa nel suo semplice, abissale significato, debba essere riportata a un punto fondamentale delle parole che lo stesso Pontefice ha voluto rivolgere al mondo durante la Messa dell’investitura. Esattamente là dove invocava sul suo pontificato e su tutti gli uomini la protezione, l’amore e, quasi, la carezza della Vergine; di Colei che fu e sarà sempre la Madre di Cristo; e come tale, la Madre d’ognuno di noi. (...) Se Maria è figurativamente fuori dalla Trinità, ne è, per quanto riguarda l’amore, completamente dentro; serva e regina; straziata dall’abisso di verità e di luce che nel suo povero corpo sta per scatenarsi, e che, forse, si quieterà solo quando compiuta tutta l’attesa, si troverà, sotto la croce, nel tempestoso tramonto in cui suo Figlio, per nostra colpa, verrà crocifisso e assassinato.
Da quella quiete, in cui esiste già la consapevolezza muta e splendente della Resurrezione, quella consapevolezza che solo le madri sanno avere, Maria attende la morte. (...) Ma come grembo di Cristo ha avuto il privilegio di non attraversare la pausa dello sfacelo, e, dunque essere assunta direttamente nello spazio senza spazi, nel tempo senza tempi"


Così scriveva sullo storico quotidiano milanese, nel 1978, Giovanni Testori.
Lo scrittore era stato chiamato da poco più di anno a sostituire Pierpaolo Pasolini sulle colonne del Corriere, come "coscienza critica" proprio sulla prima pagina del giornale.

Come Pasolini (assassinato sul litorale romano in situazioni ancora misteriose in ambienti di degradazione sottoproletaria) Testori era un intellettuale tormentato e considerato dalla borghesia perbenista dell'epoca, l’alfiere di una cultura non omologabile, "borderline".
Era quella stessa classe borghese attraversata all'interno dalle scosse sociali e politiche della contestazione studentesca e operaia, "scosse" considerate (non completamente a torto)  "terreno di coltura" del terrorismo, che proprio in quell’anno ebbe il suo drammatico culmine con il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro.
Come Pasolini, però, anche Testori era tormentato esistenzialmente, alla ricerca di un comune senso cristiano della propria vita, e per Testori fu determinante e sempre più stringente negli anni della sua maturità l'incontro con il genio religioso di don Luigi Giussani.

Anche per Giovanni Lindo Ferretti la strada della consapevolezza che col fatto cristiano bisogna, prima o poi, fare i conti, arriva da un percorso umano e artistico tortuoso e sorprendente.
Fondatore di un gruppo punk, i CCCP, fra più estremi, sia per i temi trattati (l’esaltazione della dottrina comunista più dogmatica e rivoluzionaria) sia per l’immagine decisamente antitetica ai canoni occidentali (capelli a cresta colorata e abbigliamento decisamente non convenzionale), ad un certo punto sente il richiamo delle radici familiari.
Ritorna nel suo paese d’origine sull’Appenino tosco-emiliano e si riavvicina alla fede religiosa semplice e concreta di quel popolo.
Non prima (nel 1989) di "scandalizzare" il suo pubblico, pubblicando una canzone di lode a Maria, la Madonna.
Anche lui attratto dalla intercessione, segnata dalla tenerezza tipicamente femminile, che quella donna esercita tra suo Figlio e il popolo cristiano.
Ferretti racconta al cronista musicale Walter Gatti:
"Dopo aver scritto e inciso questa canzone di origine fortemente spirituale, 'Madre', nei concerti arrivarono molti fischi dai centri sociali.
Ma in quel momento io ero un catalizzatore di una voce eterna, immensa, che circolava nel mondo.
Tra il nostro presente e le voci delle tribù che si perdevano nell'anno 1000, l'unico punto di contatto era quell'umana preghiera che si rivolgeva ad una madre eterna, una donna che da sola poteva raccogliere le nostre lacrime.
I fischi non potevano opporsi a questo grido che veniva da mille anni fa e da milioni di popoli.
Noi siamo frutto di una storia, non una scintilla accidentale della chimica del presente." 
("La lunga storia del rock" ed. Lindau, 2012)

Ecco come Ferretti, racconta la genesi del brano, quasi come un' epifanìa, in una lunga intervista a TV2000, in "La svolta" (2012):
" Canticchiavo questa canzone con il gomito fuori dal finestrino, allora avevo un Mercedes come quello che hanno gli zingari, enorme, con il tabernacolo davanti la cresta e mi sono commosso.
Salivo lungo la statale 63, quindi canticchiavo queste cose, ma ci ho messo un pò per limare le parole e farle diventare perfette.
La costruzione della canzone è venuta cantando, non pensando alle parole.
E' come se conoscessi la melodia, ma mi sono assicurato che in realtà non fosse vero, non era una canzone della mia infanzia, era una canzone nuova.
Il giorno dopo sono tornato giù, i CCCP stavano preparando delle nuova canzoni e ho chiamato Massimo (Zamboni n.d.r), gli ho detto 'Senti Massimo, io ho una canzone ma è già cantata.
Mi vergogno moltissimo a cantartela, figurati mi vergogno a cantartela a te, posso immaginare cosa succederà quando dovrò cantarla di fronte a tutti!
Adesso tu mi giri le spalle, io la canto e se tu dici che può essere una canzone dei CCCP ci lavoriamo insieme, se tu pensi di no, non devi dire assolutamente nulla, vai via e io so che non è una canzone dei CCCP e quindi la chiudiamo lì. Non voglio parlarne perché è una canzone che è così.
Gli ho raccontato come era nata, gliel'ho cantata, lui si è voltato commosso e mi ha detto: ' Mi sembra molto bella ed è comunque una canzone dei CCCP'.
Quella canzone diventò da subito senza che cambiasse nient'altro.
Però c'era un momento in cui il concerto dei CCCP diventava una preghiera assoluta e io cominciavo a guardare il pubblico con occhi nuovi, innanzitutto smettevo di vedere questa marea di persone che riuscivo a vedere uno per uno i quanto creature erano belle, c'era qualcos'altro in sostanza nel mondo, al di là del mio pensare.
Proprio sul palcoscenico, per la prima volta, ho cominciato a pensare che c'era dell'altro, che la mia vita non poteva ridursi a quello."
Lunghissima citazione, ma immaginatevi l'effetto di un testo del genere in un concerto dei più estremi gruppi punk di quel momento, tutto apologia di comunismo e violenti slogan anti-sistema!
E nel pubblico partecipante ... 

Originariamente il testo di "Madre" è solo in italiano con un tappeto musicale che si snoda tra batterie e tastiere elettroniche; in seguito si trasformerà sempre più in una lauda gregoriana per voce solista con l’aggiunta nel testo delle giaculatorie mariane in lingua latina.
La versione che viene proposta è tratta da un concerto "sacro" con l’accompagnamento del gruppo e coro di Ambrogio Sparagna, un grande musicista e ricercatore di musica popolare antica.
Il finale è veramente da brivido: una vera invocazione in musica.



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