Shomer ma mi llailah - Francesco Guccini

Che cosa regge l’urto del tempo?
A questa domanda tempo fa cercò di rispondere, proponendola ad una moltitudine di persone il presidente della “Fraternità di Comunione e Liberazione” don Julian Carron.
In un passaggio delle sue meditazioni disse: “Si tratta di una domanda in ultima istanza inevitabile. Basta che venga meno l’esperienza che uno vive con un amico o con la persona amata perché essa emerga, anche se può essere formulata con un accento di scetticismo.” E citò esempi di poesia che esprimono questo stato d’animo, tra i quali “Farewell” una canzone di Francesco Guccini: “(...) [coloro] ci mettono davanti all’urgenza della vita: con il loro scetticismo o nichilismo ci costringono a fare i conti ancora di più con la domanda. Altrimenti viviamo da disperati.”

Guccini, ... allora ...
Tutti conosciamo le sue canzoni: quelle più dichiaratamente “politiche” orgoglio di una esperienza partitica particolare e quelle più intensamente personali (la maggior parte) piene di domande esistenziali.
Certo, come rifletteva Carron, con il limite del nichilismo (di cui è pervaso l’ultimo lavoro di Guccini, prima di lasciare la carriera “attiva” “L’ultima Thule”).

Ma nel 1983, il cantautore emiliano scrive un brano che si distacca dalla sua produzione, quasi un passo in più verso la risposta del suo tormento verso la verità ultima.
Lui, lo spiega così: “È un verso del profeta Isaia che mi ha sempre colpito: sentinella a che punto è la notte? ed ella risponde che la notte sta per finire ma l’alba non è ancora arrivata, ma aggiunge: però tornate, domandate, insistete.” Guccini continua: “per quante domande un uomo possa farsi, egli non è destinato a raggiungere e comprendere la verità. Eppure, continuare a farsi quelle domande, ostinarsi ad aspirare alla verità è fondamentale, essenziale. Tornare e insistere serve a tenersi in vita, a non soccombere."
Nella canzone l’ultimo verso dice: “(...) la risposta per l’avvenire è una voce che chiederà: Shomer ma mi-llailah? - Sentinella quanto della notte?”

Insomma, una invocazione di un profondo senso religioso, che riecheggiano nelle parole di don Giussani davanti a Giovanni Paolo II: “Il vero protagonista della storia è il mendicante. Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo.”
(Incontro con i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, Piazza San Pietro, Roma, 30 Maggio 1998)

Vi invio il live di Guccini, dove prima di cantarla in poche parole ribadisce il senso della canzone.


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