Il Carmelo di Echt - Giuni Russo

"Beati sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide con il sangue dell' Agnello" (Atti degli apostoli  7,14)"
"Tra questi uomini e queste donne beate salutiamo noi oggi con grande venerazione e profonda gioia una figlia del popolo ebreo, piena di saggezza  e forza.
Cresciuta alla dura scuola della tradizione del popolo d'Israele, distintasi per una vita trascorsa nella virtù e nell'abnegazione nel proprio ordine, dimostrò il suo animo eroico nel cammino verso il campo di concentramento.
Unita a Cristo crocifisso diede la sua vita per "la pace vera" e "per il popolo": Edith Stein, ebrea, filosofa, suora e martire"

Con queste parole Giovanni Paolo II, il 1° Maggio 1987, durante il viaggio apostolico nella Repubblica Federale di Germania, inizia l'omelia, allo Stadio di Koln - Mungersdorf, nel Rito di beatificazione di Suor Teresa Benedetta della Croce.

"Edith Stein morì nel campo di concentramento di Auschwitz, quale figlia del suo popolo martoriato.
Nonostante il suo trasferimento da Colonia al convento delle Carmelitane di Echt, trovò qui soltanto rifugio provvisorio, mentre cresceva l'ondata di persecuzioni contro gli ebrei.
Dopo aver occupato l'Olanda, i nazional socialisti diedero inizio immediatamente anche in quelle terre allo sterminio degli ebrei di cui all'inizio furono esclusi gli ebrei battezzati.
Ma quando i vescovi cattolici, in una lettera pastorale protestarono violentemente contro queste deportazioni i rappresentanti del potere si vendicarono portando allo sterminio anche gli ebrei di fede cattolica.
Così Suor Teresa Benedetta della Croce si presenta al martirio insieme con la sua amata sorella Rosa rifugiatasi anche lei nel Carmelo di Echt.
Nel lasciare il monastero Edith prende sua sorella per mano e dice soltanto: 'Vieni, andiamo, per il nostro popolo'. (...)
Ricevere il battesimo non significò in alcun modo per Edith Stein rompere con il popolo ebraico. (...)

Cari fratelli e sorelle, ci inchiniamo oggi insieme a tutta quanta la chiesa di fronte a questa grande donna che d'ora in poi potremo chiamare beata nella maestà del Signore; ci inchiniamo di fronte a questa grande figlia d'Israele, che in Cristo, il Redentore, ha scoperto la pienezza della sua fede e della sua missione verso il popolo di Dio."

Nel 1998, lo stesso Papa Wojtyla, canonizzò Suor Teresa Benedetta, e un anno dopo, attraverso una lettera 'Motu Proprio' la innalzò a compatrona dell'Europa insieme a Santa Brigida di Svezia e Santa Caterina da Siena.

"La storia di Edith Stein conferma che non sempre vivere nella solitudine e nel silenzio, come faceva lei nel Carmelo di Echt, significa essere staccati dagli altri.
Ha vissuto la morte come una martire, come una donna consacrata a Cristo.
C'è un grande significato nel suo sacrificio: all'interno del cristianesimo Edith si è ricongiunta al popolo ebraico.
Condannata da ebrea, ha vissuto la morte da cristiana"

Ecco un altro protagonista della canzone italiana d'autore, misconosciuto al grande pubblico, ma che è interessante da conoscere per la sua storia molto particolare: Juri Camisasca.
"Ho vissuto per undici anni in un monastero benedettino dell'Umbria dove, dopo un periodo da eremita sull'Etna. (...)
Prima di convertirmi al cristianesimo ero uno che seguivo Kerouac, Hendrix, la beat generation, l mito di Woodstock. Poi è accaduto un fatto concreto nella mia esistenza: l'incontro con Cristo che ha capovolto tutto. (...)"

Sono stralci di un'intervista di Camisasca, data a Giampaolo Mattei, nel suo fondamentale libro "Anima mia" (ed. Piemme, 1998)
Una lunga intervista dove il musicista - monaco magnifica la vita monastica, che non gli ha evitato di continuare a coltivare l'antica amicizia con Franco Battiato, un'altra personalità artistica che in fatto di spiritualità, se pur in modalità altamente sincretista, è sempre stato sul 'pezzo', e con il quale ha collaborato in qualche brano, per esempio la splendida "Nomadi".
Juri Camisasca, è autore de "Il Carmelo di Echt", un brano dedicato ad Edith Stein, interpretato da lui stesso, da Battiato, ma portato al grande pubblico da Giuni Russo.

Famosissima per l'interpretazione di "Un' estate al mare", tormentone vacanziero del 1982, in cui mise lo zampino proprio Battiato, reduce dall'apoteosi discografica de "La voce del padrone"
Dotata di una voce particolarmente potente e versatile, non rimase imbrigliata nel genere da hit parade, ma si produsse in una produzione musicale spesso "alta", per niente "mainstream".
Dovuto anche al suo stile di vita, molto vicino all'esperienza religiosa monacale:

"Giuni era molto riservata, ma cercava l'essenziale. Per questo con santa Teresa si trovò: aveva spiritualità affine a quella del Carmelo, intensa, vera, aperta agli altri.
Nonchè femminile. E moderna.
Per lei la lezione della santa era l'amore per il Signore.
Ci accompagnava nei corsi spirituali e un giorno disse proprio: 'Sono innamorata di Gesù'.
Fu quell'amore che la sostenne nella malattia e nell'affrontare il trapasso"

Chi parla è Madre Emanuela della Madre di Dio, priora del Monastero delle Carmelitane Scalze di Milano, in una intervista del 2015, rilasciata ad Andrea Pedrinelli per il quotidiano "Avvenire".
Giuni Russo, era già scomparsa da undici anni a causa di una forma tumorale.
La cantante riposa sepolta nel cimitero del monastero, proprio per sua volontà.

E qui finisce il nostro viaggio tra umanità e santità, tra martiri e artisti, tra uomini e donne che hanno vissuto e vivono intensamente il proprio tempo.
Un viaggio, immaginiamo per molti sorprendente, partito dall'ascolto di una canzone.
Questo vuole essere "La stanza di Elvis"






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