The long and winding road - The Beatles

da "Il brillìo degli occhi" di Julian Carron
(ed. Nuovo Mondo, 2020)

"Una volta accaduto l'incontro, dopo aver fatto l'esperienza di essere stati calamitati, 'bloccati' da una presenza di umanità diversa, in cui abbiamo riconosciuto - ciascuno secondo i propri tempi e la propria storia - la presenza di Cristo, qui ed ora, avendo cominciato a vedere i frutti nella nostra vita, ci può sembrare di essere arrivati, e quindi di poter smettere di camminare.
Dobbiamo arrenderci al fatto che le cose non stanno così.
L'incontro, che continuamente si rinnova e riaccade, è il continuo aprirsi di una strada, che non può cessare di essere percorsa. (...)
Non appena ci fermiamo credendo di possedere quello che ci è stato dato, la pesantezza e l'aridità invadono le nostre giornate.
Invece che una fioritura, ci troviamo tra le mani erba secca. Vediamo di nuovo il nulla infiltrarsi nel tessuto del nostro tempo. E rimaniamo sorpresi, delusi.
Come mai un tale inaridimento? (...)
Nessuna interruzione, del cammino, dunque.
Ma questa evidenza, che la conversione è una strada che dura tutta la vita e la fede è sempre uno sviluppo, può indurci a cedere, quasi senza accorgercene, a una tentazione: quella di cambiare metodo, cioè - di fronte alla vita, alle sue urgenze, alle sua sfide personali e sociali - di sostituire con altro l'incontro.
Vale a dire, la tentazione è dare per scontato l'avvenimento, dare per scontata la fede, e puntare su altro: cerchiamo il compimento della nostra vita altrove e non nell'avvenimento che ci ha attratto. (...)
Questa è una tentazione oggi come all'inizio, e lo sarà per tutta la storia e il cedervi è ciò in cui, in fondo, consiste il 'peccato'. "

Come al solito l'invito è andare a leggere l'integrale delle meditazioni di Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, pubblicate nell'estate 2020, segnata dal Covid

"Mi sono appena seduto al mio piano in Scozia, ho iniziato a suonare e ho pensato a quella canzone, immaginando che sarebbe stato fatto da qualcuno come Ray Charles.
Ho sempre trovato ispirazione nella calma bellezza della Scozia e ancora ha dimostrato di essere il luogo in cui ho trovato ispirazione.
E' piuttosto una canzone triste: mi piace scrivere canzoni tristi, è una buona borsa per contenere, perchè puoi effettivamente riconoscere alcuni tuoi sentimenti più profondi ed in esse inserirli.
E' un buon veicolo, evita di dover andare da uno psichiatra"

Così Paul Mc Cartney racconta la genesi di "The Long and winding road", che fu l'ultimo singolo pubblicato sotto 'l'etichetta' Beatles, dopo ci fu solo la notizia della fine dello storico sodalizio dei quattro di Liverpool.

Intorno a questa canzone, accadono tante di quelle cose, fra liti, arrangiamenti appiccicati e mai digeriti,
specie da Paul, incomprensioni tra gli stessi musicisti, leggende metropolitane, che ci vorrebbe un'intera enciclopedia a più tomi, per raccontare come poi effettivamente si arrivò alla pubblicazione.
Vi basti sapere che ormai da mesi i rapporti artistici e umani tra Paul, John, George e Ringo erano ridotti ad un lumicino, giusto per usare un eufemismo.

"Long and winding road" è il simbolo, è il documento sonoro, la testimonianza, di un'amicizia che va in frantumi e la malinconia che suscita questa situazione, ma nello stesso tempo la coscienza che bisogna ancora camminare sulla strada della vita, non lasciarsi sopraffare dai fallimenti.

Come scrive Maurizio "Riro" Maniscalco (quante sere passate con lui, conversando di musica, ai microfoni di "Radio SuperMilano"!), nel volume "Help, il grido del rock" (ed. Itaca, 2012):
"Quella raccontata da McCartney non è una strada romantica su cui fuggire, e nemmeno una strada metafisica.
E' la strada che si percorre per giungere alla porta di casa.
Ed è 'la casa': quella con dentro una presenza, il mio luogo autentico, quel posto dove ho il mio posto. dove 'nulla è contro di me'. La casa da condividere con un amico, con un amore.
E' la strada su cui Paul chiede di non essere lasciato solo: 'Conducimi alla tua porta' , sussurra accompagnato dal pianoforte.
Ho sempre pensato che fosse una domanda infinita quella che si esprime dentro al 'non lasciarmi ad attendere, conducimi dentro alla tua porta'.
E come le orchestrazioni di questa canzone ( così semplice nella sua realtà pianistica e invece così cinematografica nell'aggiunta di viole, violini e cori) snaturano la sua essenzialità, allo stesso modo anche in noi stessi le aggiunte a quella richiesta la rendono complicata, intricata, non essenziale.
L'importante è quella richiesta semplice e quella strada che 'conduce sempre lì' "

E' per questo che la versione che sentirete è quella editata da Paul McCartney nel 2003, quando finalmente rese pubbliche le incisioni  dell'album "Let it be" senza le sovraincisioni orchestrali, così detestate, volute al tempo dell'uscita del disco, quasi con l'inganno, dall'arrangiatore Phil Spector.

LA LUNGA E VENTOSA STRADA

"La strada lunga e tortuosa
che conduce alla tua porta
non sparirà mai.
L'ho già vista prima
mi porta sempre lì,
mi conduce alla tua porta.

Molte volte mi sono sentito solo
in questa notte ventosa e tempestosa
e molte volte ho pianto.
Perchè mi hai lasciato qui?
Fammi conoscere la strada

Ma ancora mi conducono indietro
alla strada lunga e ventosa,
tu mi hai lasciato qui
tanto tempo fa.
Non lasciarmi qui ad attendere
conducimi alla tua porta"




 

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