Annie's song - John Denver

dalla "Catechesi del Mercoledì" Papa Francesco
Udienza del  16 Settembre 2020

"Senza contemplazione è facile cadere in un antropocentrismo squilibrato e superbo, l'io al centro di tutto, che sovradimensiona il nostro ruolo di esseri umani, posizionandosi come dominatori assoluti di tutte le altre creature. (...) Crediamo di essere al centro, pretendendo di occupare il posto di Dio; e così roviniamo l'armonia del creato, l'armonia del disegno di Dio. (...)
Sant'Ignazio di Loyola, alla fine dei suoi Esercizi spirituali, invita a compiere la 'Contemplazione per giungere all'amore', cioè a considerare come Dio guarda le sue creature e gioire con loro; a scoprire la presenza di Dio nelle sue creature e, con libertà e grazia, amarle e prendersene cura.

Chi non sa contemplare la natura e il creato, non sa contemplare le persone nella propria ricchezza. (...)
Se tu non sai contemplare la natura, sarà molto difficile che saprai contemplare la gente, la bellezza delle persone, il fratello, la sorella. Tutti noi."
Parole semplici, quelle di papa Francesco (che qualche intellettuale giudica 'banalmente ecologiste'), che testimoniano il messaggio del Santo Padre: offrire riflessioni, con la coscienza, che, prima di tutto, questo mondo deve recuperare e riscoprire la propria umanità di relazioni perdute nella distrazione quotidiana, per riportarla al Centro che tutto accoglie.

"E' una cosa che sento molto forte. Devo aspettare che lo spirito mi colpisca, non mi sembra di scrivere una canzone.
Penso che le canzoni siano là fuori e penso.
Bob Dylan l'ha detto ed è stata la prima volta: ha detto che se non ti senti spesso come creatore di una canzone, ti senti come lo strumento di ciò che vuole essere scritto.
Quindi non penso di creare le canzoni, anche se sono disposto ad assumermi la piena responsabilità delle canzoni perchè mi metto in uno spazio particolare in cui queste canzoni vengono da me.
non credo che nessun altro stia scrivendo canzoni come me."

E' un'intervista alla prestigiosa rivista "Rolling Stone" nel 1975, questa, rilasciata da John Denver, in piena parabola ascendente della sua fortunata carriera. Milioni di dischi venduti e l'incoronazione mondiale a re del pop folk delle alte classifiche.
Che, in questa lontana intervista continua così:
"Le parole delle mie canzoni sono quello che sono io.
Mi capita di essere in questo modo e di vivere nel modo in cui vivo e queste canzoni particolari mi arrivino attraverso me.
Io sono il ragazzo che canta e questa è una fonte costante di gioia per me.
Queste canzoni  vengono fuori dal nulla ed è così eccitante quando inizi a lavorarci su.
Penso a "Rocky Mountain high" ci sono voluti nove mesi per scriverla: avevo il ritornello e poi, una notte c'erano così tante stelle e il cielo diventava così profondo  e così chiaro che creava una piccola pozza di ombre generata dalla luce delle stelle. E poi, ecco le stelle cadenti, palle di fuoco che attraversarono il cielo.
Poi 'Annie's song' l'ho scritta in una decina di minuti su uno skilift.
Le canzoni vengono e non posso forzarle e non è il mio obiettivo farlo.
Quando vengono, vengono."  
Una purità di giudizio, tra umanità e difesa della natura.

Poi, dalla prima metà degli anni '80, i problemi personali e artistici:
la separazione dalla moglie Annie, un secondo matrimonio naufragato presto, che pesano e destabilizzano i suoi valori.
E' vittima di depressione e subentra una dipendenza agli alcoolici.
Inoltre il mondo discografico comincia a girargli le spalle: il mondo musicale sta cambiando, nuovi protagonisti si affacciano e Denver stenta a tenere il passo, anche se, con i suoi concerti non smetterà mai di sostenere la causa dei movimenti ecologisti.
Precipiterà mentre pilota un aliante di sua costruzione nel 1997.
Qualcuno cercherà di infangarne la memoria, sospettando una guida in stato di ubriachezza, ma l'autopsia smentirà il gossip.
Rimangono i testi positivi delle sue canzoni e la poesia verso chi amava e la natura che "contemplava".
'Annie's song' ne è la testimonianza lampante: esprimendo l'amore per la sua donna, paragonandola alle bellezze naturali e ai fenomeni dell'ambiente incontaminato, dove l'uomo scopre che il suo compito è semplicemente riconoscere l'Altro di cui è fatto. 
Se stesso e tutta la realtà che lo circonda.


LA CANZONE DI ANNIE

"Tu riempi i miei sensi
come una notte nella foresta,
come le montagne a primavera,
come una passeggiata sotto la pioggia,
come una tempesta di sabbia nel deserto,
come un placido oceano blu.

Vieni, lascia che ti ami,
lascia che ti doni la mia vita,
lasciami annegare nel tuo sorriso
fammi morire fra le tue braccia,
lascia che mi stenda al tuo fianco,
fammi stare sempre con te.
Vieni, lascia che ti ami e amami ancora."



          

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