L'ombra della luce - Franco Battiato

da "Il filo infinito" di Paolo Rumiz
(Feltrinelli editore, 2019)

" Ore 7,30, il canto delle 'Laudes' in chiesa.
Anche qui, una nuova, inattesa evidenza. L'abside non è che la conchiglia delle orchestre, il luogo della risonanza che si sposa con la luce del primo mattino attraverso le vetrate.
Canto e luce, ecco il cuore di una liturgia, che, assieme al pane e al vino, deve aver stupefatto i barbari, cristianizzandoli.
Stamattina a Praglia, il latino viaggia sulle ali dell'unisono maschile e saluta il trionfo del giorno.
Mi chiedo se la crisi delle vocazioni non sia iniziata con la liquidazione del gregoriano e l'arroganza di architetti incapaci di dare acustica alle chiese.
Le chitarre e i preti stonati hanno fatto il resto, decretando l'eclissi del sacro"
E' dal monastero benedettino di Praglia, nel padovano, che il triestino Paolo Rumiz, scrittore e viaggiatore, viene come rapito dal canto dei monaci, e lo racconta nel suo libro, cronaca di un viaggio tra i monasteri europei del 'circuito' di S. Benedetto.
Un viaggio che l'ha segnato nel profondo, tanto, che dopo essere stato ospite al Meeting di Rimini nel 2019 ha affermato:
"Io sono un laico di ferro: mezzo garibaldino e mezzo asburgico, ma in questo viaggio, in qualche modo, ho subìto una metamorfosi.
Me ne rendo conto perchè dove vado a parlarne trovo folle silenziose con gli occhi sgranati.
Mi accorgo di parlare di radici cristiane dell'Europa con una forza e un entusiasmo contagiosi, che non avrei mai immaginato.
E' un cambiamento che meraviglia anche me stesso, ne sono impressionato"
(dal mensile Tracce, Ottobre 2019)

Franco Battiato, invece è un siciliano d.o.c. anche se la sua carriera l'ha iniziata, a metà degli anni '60, tra le nebbie lombarde. Viene segnalato da Giorgio Gaber e ne diventa collaboratore musicale.
Per almeno 15 anni pubblica lavori rivoluzionari  di musica contemporanea sperimentale, dove unisce sprazzi di classicità e avanguardie elettroniche, fidelizzando una nicchia di attenti ascoltatori.
La svolta 'pop' a ridosso degli inizi degli anni '80, dopo l'incontro con il violinista, compositore e direttore d'orchestra Giusto Pio: Battiato entra nel mainstream radiofonico con l'album "La voce del 
padrone" successo discografico da un milione di copie.
Le canzoni, pur non abbondando un certo divertimento intellettuale, ridondano di ritornelli orecchiabilissimi che ti si appiccicano al primo ascolto.
Ma il personaggio è inquieto e non si accontenta della facile popolarità e sempre di più si stacca dall'easy listening e si addentra nei territori di composizioni musicali più enigmatiche, aiutato ai testi dalla collaborazione del filosofo nichilista Manlio Sgalambro.
A ridosso del periodo popolare, Battiato, recupera una vena 'spirituale' a seguito di una visione esistenziale della vita che lo porta a sperimentare teorie sincretiste, studiando il primo cristianesimo orientale (anche quello eretico) e l'islam 'dolce' legato al sufismo.
Il risultato artistico è di prim'ordine:
"Non sono cattolico, ma ho amicizie molto forti nella Chiesa cattolica e soprattutto in alcuni monasteri di clausura.
A Roma, dopo un concerto all'Auditorium di Santa Cecilia, mi sono giunte alcune lettere di suore carmelitane che mi confidavano di pregare ascoltando 'L'ombra della luce'.
Non sono cattolico, ma non sono neppure buddhista o induista.
Ho una mia spiritualità, una mia ricerca dell'ascesi.
Sono un uomo religioso: non ho una 'parrocchia', sono religioso e basta.
Rispetto tutte le religioni, ma se qualcuna è violenta, capisco allora che c'è qualcosa che non va.
Ad esempio, preferisco l'Islam dei mistici sufi all'integralismo"
Così racconta l'artista catanese a Giampaolo Mattei, nel 1998, nel libro "Anima mia" (ed. Piemme):
e ancora, proprio sul rapporto liturgia e cristianesimo, citato da Rumiz:
"Sicuramente la liturgia che ho visto in certi monasteri è toccante. Niente preti che fanno salotto in chiesa: c'è purtroppo un pezzo di cattolicesimo che per me ha perso la sacralità del rito.
Ho anche vissuto da ospite in convento resistendo non più di poche settimane.
Entrare in clausura anche per poco è una straordinaria esperienza mistica.
La vita è molto dura; se ci vai e assisti alle liturgie, come ho fatto io, bisogna svegliarsi alle tre del mattino.
Non è facile ma se ci riesci è stupendo"
E', probabilmente, da questa esperienza che Battiato, nel 1991, pubblica "L'ombra della luce".
Nel video che propongo l'esibizione è tratta da un concerto del 2016.
Qui troviamo un Battiato molto invecchiato (è nato nel 1945). 
Proprio negli ultimi anni ha annullato ogni sua apparizione e vive in compagnia dei più stretti famigliari nel suo 'buen ritiro' catanese.
La voce è ormai un sussurro e questo non fa che aumentare il pathos del brano, già carico di tensione ascetica.





      

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