Angiolina - Fabio Concato

"Nel corridoio, una donna delle pulizie sudamericana mi indica una stanza: 'Credo che stia morendo'.
Controllo la camera: è una di quelle che visito abitualmente.
Elena. Entro. La chiamo per nome.
Lei apre gli occhi.
Prego e lei mi segue.
Infine le dico di prendere la mano di Gesù con la sinistra.
Alza la mano sinistra e la chiude. (...)
Anche Cesare è sedato. Respira rantolando, ogni respiro sembra essere l'ultimo.
Si aggrappa alla vita, che ne sarà di lui?
Guardo la strada e lo immagino dove sono ora le persone 'normali'.
Lo immagino anni fa nella sua vita quotidiana.
E ora muore così... E senza parenti che gli diano dignità e altezza in questo momento.
La vita esige un senso, e non solo ora, ma anche prima!
E' il significato che può dare valore e dignità a questo morire da solo."
Cronache e riflessioni da un ospedale nel tempo del Covid.

Ignacio Carbajosa è un sacerdote spagnolo, sacerdote diocesano di Madrid, professore di Antico Testamento all'Università Ecclesiastica di San Damaso, a cui è stato chiesto tra Aprile e Maggio 2020, di prestare servizio come cappellano all'Ospedale San Francisco de Asis, nel pieno della pandemia di coronavirus.
La sua esperienza la racconta in un intenso diario "Testimone privilegiato" edito da Itacalibri.
"Un'ora dopo sono in una stanza della 'zona sporca'.
Da solo. Elena è appena morta.
E' quella a cui la donna delle pulizie mi ha indirizzato un paio di giorni fa.
La stessa che stringeva i pugni per tenere la mano della Vergine e di Gesù.
Sono solo davanti a lei.
Conserva ancora un pò del suo colore.
La bocca aperta. 'Rigor mortis'
La guardo per qualche minuto. Il mistero della vita. Elena!
Chi sarà mai stata? Quale valore eterno ha ogni suo gesto di carità, di sacrificio, di amore, di dolore!
Che dignità! Tutto tenuto insieme in un corpo unico, in un volto che la distingueva da tutte le altre persone.
Il suo corpo non la sostiene più. Comincia a dissolversi. Non lo abita più.
Elena? Dove sei, Elena?"

"Ho scritto una canzone, intitolata 'Angiolina", che forse esprime ciò che sento.
L'ho composta in un periodo in cui, assistendo i miei genitori, ho frequentato spesso gli ospedali.
Ho conosciuto una ragazza che stava per morire.
La canzone racconta le emozioni che ho provato in quei cinque minuti in cui le ho fatto compagnia, stringendole la mano.
Ero imbarazzato e non sapevo che cosa dirle.
Ho pensato tra me: 'Non sono mica il Papa!'
Ecco credo che la vita sia esattamente questo sentimento che va sussurrato.
Mi fanno paura le persone che gridano, in ogni campo"
Così, si racconta il cantautore Fabio Concato a Giampiero Mattei nel fondamentale libro (ed. Piemme, 1998) 'Anima mia'. (Un appello: e se l'autore si impegnasse per un aggiornamento?)

Artista e uomo sensibilissimo, autore e interprete di una galleria musicale di figure e quadretti di vita quotidiana colmi di umanità, Concato, nel 1996, realizza un brano di tale forza emotiva, da rimanere impresso nella memoria di chi ascolta, tanto da procurargli ogni volta un principio di "magone".

Scrive il dott. Amedeo Capetti, specialista in malattie Infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, nella prefazione al libro di Carbajosa:
"Come mi ha insegnato mia moglie riguardo a Bernadette di Lourdes: 'La Signora mi ha incaricato di informarla, non di convincerla"
Nella mia esperienza di rapporto con malati provenienti da culture estranee al cristianesimo - cinesi, arabe, africane - questa speranza genera stupore e curiosità ed è il punto di partenza per un'amicizia vera, ma laddove ci si capisce più profondamente ci si rende conto che abbiamo veramente un tesoro di tradizione da non sprecare.
Così l'augurio che rivolgo ad ognuno, colpito nell'animo dalla bellezza di ciò che gli è stato offerto è di rischiarlo nel proprio quotidiano per riscoprirne la verità e per lasciarsi non solo colpire emotivamente ma proprio cambiare fin nella coscienza di sè e nello sguardo sul mondo."











     

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