Peppino - Antonello Venditti
"Viviamo in un tempo di eclisse della figura paterna.
O perlomeno di debolezza della sua espressione. Il padre è colui che conduce il piccolo verso la vita.
Tenendolo per mano, gli assicura che le difficoltà e le contrarietà possono essere affrontate e infine vinte. (...)
Quanto è importante un padre che non si sostituisce alla libertà dei figli, ma che li tiene d'occhio, da vicino e da lontano!
Quanto è importante un padre che gioca con i suoi bambini, quando sono piccoli, (...) si preoccupa che abbiano amici veri, con cui giocare, con cui litigare, per poi imparare a perdonare!
Naturalmente non c'è solo il padre carnale. Si può dire che la vita sia un succedersi di padri.
Insegnanti, amici più grandi, autori di grandi libri o di grandi opere ... tutti possono essere padri, in diverso modo e a diverso titolo. (...)
Il padre non ha schemi di fronte al figlio, non lo chiude in un progetto, accetta la sua diversità, la sua novità rispetto al passato, è pronto a lasciarsi mettere in discussione, ma sa di non poter retrocedere di fronte ad alcuni punti fermi: il rispetto verso la persona, il chiamare male il male e bene il bene, il riconoscimento di Dio come fondamento della vita presente e futura. (...)
Una bella metafora del passaggio tra generazioni, che avviene nell'esperienza della paternità e della figliolanza, è offerta da Antonello Venditti nella sua 'Peppino' (una canzone del 1986 n.d.r.):
'Un padre e un figlio con un solo abbraccio / squarciano il tempo, vanno oltre lo spazio / Cani randagi nella notte scura / la vita no, non fa paura'
E raccomanda al figlio di guardare le cose 'con i tuoi occhi e con i miei occhiali' "
(da "Amare ancora" di Mons. Massimo Camisasca Edizioni Messaggero Padova, 2011)
"Peppino" l'ho scritta per mio figlio, è anche pensata per i bambini del sud Italia.
Bambini che rispetto a quelli di Milano o Roma devono impegnarsi molto di più nella vita e a crescere.
Ma quello che che caratterizza questa canzone è il senso di paternità che ho cercato di esprimere"
Così Antonello Venditti conferma la citazione fatta dal suo amico prete.
Amicizia che è nata durante un'intervista a radio Rai in un programma curato dallo stesso mons. Camisasca, negli anni '80.
E il cantautore romano non fa mistero di essere sensibile al messaggio cristiano, attraverso cui valorizzare il suo senso di paternità, e lo confessa al "solito" Giampaolo Mattei, giornalista dell' Osservatore Romano' nel libro "Anima mia" (ed. Piemme, 1998):
"Vorrei che tutti fossimo accomunati nel nome di Cristo.
Mi piace pensare che come cantante potrei essere un 'ambasciatore spirituale' tra i giovani, quasi affiancando le strutture della Chiesa (...)
L'impegno più vero è quello personale e non andrebbe mai reso pubblico (...)
Bisognerebbe avere tutti più coraggio e scegliere il silenzio davanti al mistero della vita che è anche il mistero d Dio"
Infatti, Venditti, senza tanto clamore mediatico, visse una esperienza di solidarietà visitando un'opera missionaria realizzata nella martoriata terra africana della Sierra Leone, al tempo terribile dei bimbi - soldato, dove ebbe modo di vedere i missionari saveriani, guidati da Padre Berton, accogliere e recuperare tanti altri "Peppino", felici di poter gioire di (ri)vivere l'abbraccio di un padre.
Bellissima
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