Le tasche piene di sassi - Lorenzo "Jovanotti"
"Bisognerebbe dire ai nostri figli: io darei la vita per te, tu vali!
Tu devi fare la tua strada, perchè io faccia la mia.
I nostri figli hanno diritto a genitori felici o tristi, per un valore più grande delle loro stupidate o dei loro successi.
C'è una cosa grave che le mamme a volte fanno: è come se rovesciassero sui figli la responsabilità della loro felicità.
Ma qualsiasi psicologo vi dirà che un bambino di sei anni non può portare il peso della felicità della mamma.
Siccome non abbiamo nulla da pensare e consideriamo che lo scopo della vita sia dare un'educazione al figlio, ad ogni suo successo ci si ringalluzzisce e ad ogni suo insuccesso, sia un proprio insuccesso e ci si intristisce.
Facendo così, quel figlio verrà su storto!
Perchè lui ha bisogno di una mamma, che se lui sbaglia, stia in piedi.
Ha bisogno di un papà, che se lui fa una cazzata, stia in piedi.
Quindi, quando a 13 /14 anni vi combinano dei guai, vogliono sapere se possono diventare grandi:
allora legano una corda intorno al papà e la mamma e provano a tirare.
Se tirando sentono che la corda è debole, che al primo strappo la mamma e il papà van giù, loro sono morti, perchè, poi, a trent'anni sono ancora lì con la corda in mano, che non possono muoversi.
Se tirando, sentono che quei due lì non li schiodi, stanno su, possono lasciare la corda e andare a fare il loro tentativo giusto o sbagliato, si fanno del male, ma, con la coda dell'occhio (perchè non sono scemi) guardano i genitori e pensano: 'tanto mi riprendono, mi perdonano. Mia madre mi perdona, sta su, non crolla, allora io posso sbagliare, e divento grande'.
Noi tante volte facciamo esattamente il contrario: siamo lì che gli togliamo il respiro, perchè non sbaglino, perchè non si facciano male.
Una volta, in un tema, un bambino scrisse: 'Mia mamma mi vuole bene'.
Non lava, o stira, o fa le sue cose ... no! 'Mi vuole bene'
E facendo l'analisi del testo scrisse: 'Mia mamma, ... mia: aggettivo ossessivo' ... un profeta!
In una mamma , i figli devono vedere che è contenta, che fa le cose come vuole lei, come vede lei, come vive lei : questo, nel tempo, diventa interessante, educa e trascina.
Per cui la domanda è su di noi, non su di loro."
Così si esprimeva qualche anno fa in un incontro pubblico (documentato su YouTube) il grandissimo Franco Nembrini, bergamasco, figlio, padre, insegnante, educatore, superbo narratore in video e per iscritto di Dante e Pinocchio. Cattolico pirotecnico, umanamente cresciuto all'ombra del carisma di don Luigi Giussani.
"Quando ho cominciato a fare musica, uno degli intenti era far ridere la mia mamma, sapere che era orgogliosa di me, alleviarle un pò della sua fatica di dover tirare su quattro figli - e se ci penso adesso che lei non c'è più, questa cosa assume un senso ancora più profondo"
E' il Gennaio 2011, e a ridosso dell'uscita del suo nuovo lavoro, "Ora", Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, rilascia questa intervista a "Vanity Fair":
"Da quando tre anni fa è morto Umberto, mio fratello (in un incidente aereo n.d.r.), mia mamma è morta un pò anche lei.
Qualcosa è crollato e io mi sono ritrovato ad avere a che fare con una mamma che non era più una mamma, ma un essere ferito, che non riusciva più nemmeno a piangere.
Ma adesso averla perso davvero, mi dà un dolore fisico.
Perchè anche se non era più lei, c'era fisicamente.
La andavo a trovare, l'abbracciavo - una cosa che non ho mai fatto da ragazzino - e lei odorava di mamma.
Negli ultimi tempi non parlava più, non apriva nemmeno più gli occhi, ma c'era!
E io adesso devo fare i conti col fatto che non c'è più ed è una cosa che non ho elaborato.
E la cosa più bella che è successa in questi ultimi tempi della sua vita è che lei e il babbo erano ritornati una coppia.
Per tanti anni sono stati il babbo e la mamma e basta, ma alla fine sono tornati ad essere loro due.
Quando la mamma è morta c'era solo lui lì con lei, come due fidanzati che erano stati.
Avrebbero festeggiato 50 anni di matrimonio qualche giorno dopo"
Un racconto familiare sorprendentemente tenero, questo, di Lorenzo.
Certo, gli anni passano per tutti, e avvicinandosi alla maturità, la figura pubblica di scavezzacollo e casinaro tutto "Gimme five!" ed "E' qui la festa!", lascia il posto ad atteggiamenti più riflessivi nella vita, che si riversano a cascata sulla stessa produzione musicale.
Già i primi segnali si avvertono con l'album "Lorenzo 1997, L'albero", nel cui titolo si riappropria del nome di battesimo. Poi, una manciata di lavori di conferma e in "Ora", definitivamente, Lorenzo, entra di diritto nel gotha dei cantautori pop italiani più ispirati.
E' come se, rimanendo fedele al suo stile personale, abbia imparato la lezione di chi lo ha preceduto, offrendo un caleidoscopio di musiche (spesso il risultato di un gruppo affiatato di autori) e testi (tutti suoi) diretti ad un pubblico di sensibilità ed età diverse tra loro, accontentandole tutte.
"Le tasche piene di sassi" è una bella istantanea di vita vissuta, nel ricordo della madre.
Un chiaro esempio di canzone d'autore.
A conferma di ciò, abbiamo scelto, una versione live, sempre del 2011, insieme alla Roma Sinfonietta Orchestra.
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