Centro di gravità permanente - Franco Battiato

"L'uomo non solo ha smarrito il significato della propria esistenza, ma constata inoltre di essere incapace di realizzare la propria umanità.
L'uomo è impotente ad essere uomo.
Non ha legge ideale, non più una direttiva che sia disposto a seguire, un approdo sicuro. (...)
Del resto quella terribile constatazione di incapacità faceva anche scrivere a Kafka:
'Anch'io come chiunque altro ho in me dalla nascita un centro di gravità che neanche la più pazza educazione è riuscito a spostare.
Ce l'ho ancora questo centro di gravità, ma in un certo qual modo non c'è più il corpo relativo'

Quel 'centro di gravità' è ciò che chiamerei un'esigenza di significato unitario, ma è chiaro dall'acuta analisi di Kafka che 'un centro d gravità' senza 'un corpo relativo', cioè inoperoso, lo si sente infitto nel corpo come una 'palla di piombo', appesantisce anziché far vivere un organismo: il cuore è come una pietra."
(da "La coscienza religiosa nell'uomo moderno" di Luigi Giussani. ed. Jaca Book, 1985.
Ripubblicato in "Il senso di Dio e l'uomo moderno", Bur Rizzoli, 2013)

"Bisognerebbe forse dire che ho cominciato per scherzo ... 
Non è che per conto mio abbia la necessità di esprimermi attraverso la canzone. (...)
Probabilmente la mia natura è quella del musicista modale, mi vedevo sempre in un'isola deserta e non mi veniva di cantare cose tipo 'Cerco un centro di gravità permanente' perché è un linguaggio che usi solo in funzione d una comunicazione verso altre persone.
La svolta è nata per gioco.
Adesso ho voglia di comunicare ad una vasta platea, ma lo potevo fare solo alla mia maniera.
Di tradizionale c'è la struttura della canzone, ma la voglia di dire certe cose partiva da un presupposto di libertà, fino a costringere i testi a certi ritmi musicali."

E' il 1982 e Franco Battiato risponde alla curiosità giornalistica di Gino Castaldo, giornalista de "La Repubblica" che lo interrogava sul perché improvvisamente, dopo aver passato anni producendo musica sperimentale e decisamente ostica per il grande pubblico, il musicista catanese si fosse buttato nell'agone della hit parade delle vendite, con la pubblicazione dell'album "La voce del padrone".

Strano personaggio Battiato: alla fine degli anni '60, giovanissimo, dalla Sicilia arriva a Milano e viene coinvolto come strumentista nel gruppo che supporta Gaber nel suo "Teatro Canzone".
Si mette a studiare la musica sperimentale colta del '900 e realizza per tutto il decennio dei '70 diversi lavori in cui la sperimentazione elettronica si interseca con soluzioni melodiche classiche.
Grande successo della critica specializzata, ma rimangono produzioni di "nicchia".
L'incontro con il violinista e compositore Giusto Pio e una attenta produzione dell'esperto Alberto Radius gli apriranno gli orizzonti del "mainstream", che lo porteranno a cantare davanti a Giovanni Paolo II.
Negli anni, accentuerà sempre più, sia nei testi che nelle abitudini personali il suo percorso esistenziale, mescolando in maniera profondamente sincretista spunti dal cristianesimo e varie discipline filosofiche e mistiche.
A Giampaolo Mattei nel libro di interviste "Anima mia" (ed. Piemme, 1998) affermerà:
"Ho cominciato ad interessarmi al misticismo negli anni settanta.
Diventai un viaggiatore alla ricerca di altre culture religiose, mi stava stretta la società in cui vivevo, con quei valori piccoli come il buon posto, l'affermazione sociale, il successo. (...)
Ho scoperto il sufismo che è la corrente mistica dell'Islam."
Oggi vive nella sua casa di Catania, attorniato dall'affetto dei suoi familiari, dopo un paio di incidenti fisici, abbandonando perciò le scene, forse definitivamente.

Ma torniamo al 1982 e all'intervista con Castaldo:
"Abbiamo detto già prima che si parte da un gioco.
Però lo diciamo con le pinze, perché, poi, in effetti, dentro queste canzoni ci metto anche delle parti mie molto serie.
C'è il gioco degli accostamenti, scarti e citazioni, e a volte sono per contrapposizione uno debole e uno fortissimo."

E così, "Centro di gravità permanente", questo geniale collage diventa un tormentone, solo apparentemente demenziale.
Scrive il giornalista Walter Gatti nel libro da lui curato "Cosa sarà. La ricerca del mistero nella canzone italiana" (ed. Itaca, 2009):
"Cosa voleva dire Franco Battiato quando confessava di cercare un centro di gravità permanente? (...)
Ruotare attorno ad un certo ma che questo sia stabile, non oscillante, non modificabile, non soggetto alle voglie, agli umori, alle paure.
Lo dice con leggerezza, seguendo lo spirito ballerino dei tempi.
Lo dice come in un giro di valzer, anzi, come in un giro di twist.
Lo dice così bene che uno non se lo dimentica.
Un pò come una profezia.
Non a caso, in quei giorni, mentre la sua canzone era in testa alle classifiche, molti si chiedevano:
'Ma io ce l'ho un centro di gravità? Ed è permanente?"

E che, nonostante la scherzosità leggera e un pò demenziale della confezione musicale, "Centro di gravità" abbia intenzioni serie, lo conferma lo stesso Battiato in un colloquio, nel 1992, con Franco Pulcini, nel libro "Tecnica mista sul tappeto. Conversazioni autobiografiche":
"Il centro di gravità permanente è il grado di coscienza di sé. (...)
Quando diciamo che una persona è "fuori centro", che "non ha centro", diciamo che è "scentrata" (...)
Si tratta di un'idea di unità portata alle estreme conseguenze, contro la frammentarietà dell' essere (minuscolo) e per l'Essere Uno (maiuscolo).
Il centro perfetto - veramente difficile da raggiungere - è la possibilità di non avere dubbi su niente, perché tutto è chiaro.
Da quel punto si vede con chiarezza e precisione".






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