Find my way - Paul Mc Cartney
"Il pomeriggio aspetto il bollettino della Protezione Civile.
Ormai non mi interesso di nient'altro.
Altri eventi continuano ad accadere nel mondo, sono importanti e le notizie li riportano, ma io non le guardo neppure.
il 24 febbraio gli infetti accertati nel nostro Paese erano 231.
Il giorno seguente sono saliti a 322, quello dopo ancora a 470; poi 655, 888, 1128.
Oggi in un primo marzo di pioggia, 1694.
Non è ciò che vorremmo.
E non è neppure ciò che ci aspettiamo. (...)
L'incremento dei casi, invece è sempre più grande. Sembra fuori controllo. (...)
La natura è per sua natura non-lineare: le epidemie non fanno eccezione. (...)
L'aumento dei casi diventa così 'un'esplosione', nei titoli dei giornali è 'preoccupante', 'drammatico', laddove era solo prevedibile.
E' questa distorsione di 'cosa è normale' a generare la paura."
E' un capitolo del diario redatto dallo scrittore, dottore in fisica Paolo Giordano, pubblicato nell'agile volumetto "Nel contagio" (Giulio Einaudi Editore, 2020), che raccoglie i pensieri di quei giorni iniziali nei quali la pandemia esplodeva, toccando la nostra quotidianità, travolta dalla paura.
"Il nemico con cui ci troviamo a combattere non è appena il Coronavirus, infatti, ma proprio la paura.
Una paura che sempre avvertiamo e che tuttavia esplode quando la realtà mette a nudo la nostra essenziale impotenza, prendendo in molti casi il sopravvento e facendoci a volte reagire in modo scomposto, portandoci a chiuderci, a disperare. (...)
Ma soccombere alla paura non è l'unica via.
In momenti come questi viene allo scoperto il cammino di maturazione che ciascuno personalmente e insieme agli altri ha fatto, la coscienza di sè che ha guadagnato, la capacità o incapacità di affrontare la vita che si trova tra le mani. (...)
La crosta delle false sicurezze mostra le sue crepe."
E queste, invece, quasi come risposta a Paolo Giordano, sono le riflessioni di Julian Carron, sacerdote spagnolo, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, documentate nell'instant-book: "Il risveglio dell'umano", pubblicato proprio nei primi mesi del contagio da Bur Rizzoli.
"All'inizio del lockdown ero in studio per completare un paio di brani destinati ad un cortometraggio a cartoni animati. Dopo averli mandati al regista ho pensato che registrare sarebbe stato un buon modo per trascorrere il periodo di lockdown, nel quale ero in famiglia, con mia figlia Mary e i miei nipoti.
Sono stato molto fortunato"
Chi parla è veramente un uomo fortunato.
Fortunato, ma con una dote che lo ha reso famoso da molto più di mezzo secolo in tutto il mondo: Paul Mc Cartney.
L'ex Beatle, oggi molto vicino agli ottant'anni, anziano componente della borghesia inglese, non vuol sentir parlare di lasciare le scene del rock, e continua a sfornare canzoni, con alterni risultati, ma sempre con invidiabile passione e professionalità.
"Ad un certo punto mi sono accorto che avevo accumulato un pò di canzoni e mi sono chiesto cosa avrei potuto farne, e mi si è accesa una lampadina: continuo a cercare qualcosa che sia per me una novità. Quand'ero un ragazzo tutto quello che desideravo era attaccare una chitarra all'amplificatore e alzare il volume, e quel desiderio è ancora dentro di me"
Che cosa potevamo aspettarci da uno che insieme ai suoi compagni di band ha impresso un segno indelebile sulla strada del rock'n'roll del novecento?
Cercare anche nella solitudine, nella situazione imprevista, pur nell'agiatezza della sua condizione, di usare il suo talento, che, come accade a tutti gli artisti, serve a comunicare emozioni.
Così, come avvenne nel 1970, a ridosso dallo scioglimento dei Beatles, e poi nel 1980 a ridosso dallo scioglimento dei Wings (il gruppo che formò nel decennio dei 70), il baronetto alla fine del 2020 sforna un altro lavoro discografico in solitario, suonando tutti gli strumenti, dai plettri, alle tastiere, alla batteria, inanellando una serie di brani, non certo capolavori, ma di una freschezza inaspettata.
"E' stato davvero molto bello poter suonare, fare musica e mettere dentro i pensieri, le paure, le speranze e l'amore.
In un certo senso devo ammettere che mi ha salvato per i mesi che ci sono voluti per realizzarlo"
Ed ecco "Find my way" (Trovando la mia strada), in cui, accompagnati da un 'rockettino' pimpante e brioso, i pensieri di Paul Mc Cartney, si fanno seri, cercando una risposta alla paura, nell'affrontare la nuova situazione.
Così, come gli sono venuti, senza tante pretese.
"Bene, posso trovare la mia strada
Distinguo la mia sinistra dalla destra
Conosco la mia strada
Cammino verso la luce
Non mi perdo di notte.
Non lo sei mai stato
spaventato dai giorni come questi.
Ma ora sei sopraffatto
dalle tue ansie.
Lascia che ti aiuti
Lascia che io ti faccia da guida
Posso aiutarti a raggiungere
l'amore che senti dentro"
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