American tune - Simon & Garfunkel
Venerdì 8 Gennaio 2021
"L'assalto al Campidoglio di Washington si è concluso con quattro (cinque ndr) morti, una serie di funzionari dimissionari nell'amministrazione Trump, le richieste dei democratici di rimuoverlo, la cacciata da Facebook del presidente e la certificazione formale del successore, Joe Biden.
Ma la questione lacerante che l'episodio eversivo ha squadernato anche sotto gli occhi di chi non voleva vedere è tutt'altro che chiusa. (...)
I protagonisti (...) erano dotati di armi vere e di vere intenzioni di offendere, ed erano tenuti insieme esclusivamente dalle parole sediziose di Donald Trump.(...)
Come ha scritto il direttore dell'Atlantic, Jeffrey Goldberg, quello che è successo in Campidoglio non può essere spiegato adeguatamente con le sole categorie della politica: 'Questo caos è radicato in fenomeni psicologici e teologici intensificati da un'ansia escatologica'.
L'orizzonte ultimo della vicenda, insomma è l'apocalisse, ma la sua espressione concreta è un'orgia dell'imbruttimento che non ha nemmeno la dignità tragica di un colpo di stato, è un inconcludente defecare sulle istituzioni della democrazia americana e su tutto ciò che rappresentano.
Già, ma cosa rappresentano?
Qui la questione si fa più complicata (...): I facinorosi aizzati da Trump sono una degenerazione dell'America o un suo prodotto naturale?
Sono un'occasionale deviazione dai suoi ideali o l'esito in fondo inevitabile di insanabili contraddizioni interne? (...)
Il paese è diviso fra chi crede che gli Stati Uniti siano nati con la dichiarazione d'indipendenza del 1776 e chi ritiene che il vero atto fondativo sia l'arrivo della prima nave carica di schiavi africani sulle coste della Virginia nel 1619.
Una parte è convinta che i peccati storici dell'America possano essere espiati e superati (...), l'altra ribatte che quei peccati sono originali e il loro germe inestirpabile, dunque nel presente non ci sono piaghe da sanare, ma solo strutture da abolire.
A seconda delle visioni, l'America è l'imperfetto punto di riferimento della democrazia universale o un brutale regime imperialista; un'isola di libertà e prosperità o il regno spietato del neoliberismo;
una terra promessa o un regime razzista; l'evangelica città sulla collina o una dépandance dell'inferno.
Questo è il dibattito che fa da sfondo all'inquietante assalto del Capitol Hill"
Vola molto alto, come sua abitudine, Mattia Ferraresi, attuale caporedattore del quotidiano "Domani",
da anni acuto osservatore delle vicende politico - culturali degli Stati Uniti d'America.
Ferraresi non si ferma ai giudizi politici contingenti all' inquietante episodio sovversivo, che ha l'aggravante di essere stato ispirato dal Presidente degli Stati Uniti in uscita, ma scava nelle contraddizioni profonde del popolo americano, e non si fa intrappolare dalla retorica faziosa presente in ambedue le parti in causa.
"Parliamo degli Stati Uniti d'America.
I sondaggi dicono che forse è il Paese più religioso del mondo.
Almeno il 95 per cento delle persone afferma di credere in Dio.
Ma qui si pone il problema: quale Dio?
A tanta gente non importa stabilire in quale Dio credere, ognuno se ne costruisce uno tutto suo.
Allora non è vero che sono credenti.
E ciò spiega la brutalità assoluta nei rapporti umani, il disinteresse verso chi soffre."
Così risponde ad una domanda precisa sul suo rapporto con la fede, Paul Simon, intervistato da Giampaolo Mattei nel libro "Anima mia" (ed. Piemme, 1998)
E poi continua:
"Attenzione, con questo non intendo affermare che non sia giusto per chi ha a che fare con vecchi e irrisolti problemi chiedere indipendenza oppure giustizia.
Però tutti devono ammettere che essere diversi non vuol dire impossibilità di vivere insieme, di collaborare."
Beh, dette più di trent'anni fa, queste parole sono di un'attualità sconvolgente!
Paul Simon, è uno dei più grandi songwriter della musica del secondo '900, profondamente americano per formazione e cultura.
Meno visionario di Bob Dylan, meno epico di Bruce Springsteen, meno sarcastico di Randy Newman,
meno biblico di Leonard Cohen, anche se condivide l'origine ebrea, Simon possiede una vena creativa unica, capace, indiscutibilmente, di attirare l'attenzione di diverse generazioni di appassionati musicali.
Le sue canzoni, in coppia con l'amico di gioventù Art Garfunkel, oppure in solitario dall'inizio degli anni '70, sono storie di persone reali, che vivono concretamente la quotidianità, dentro un tessuto sociale ben definito, ma che abbracciano desideri ed emozioni universalmente riconosciuti.
Ha composto veri e propri inni alla sua terra d'origine, che per molti è un luogo dell'anima, che si dipana in maniera irripetibile in quelle lunghe strade dove il paesaggio naturale cambia ad ogni curva.
Il viaggio sentimentale di "America", nel 1968, è nel repertorio in duo con Garfunkel;
"American tune", invece, è uno primi brani pubblicati dopo lo scioglimento, nel 1973.
Una frase musicale, copiata "paro paro" da Bach (precisamente dalla Passione secondo Matteo), del cui plagio nessuno gli ha mai chiesto conto, (in America basta scrivere sui crediti "public dominion" e sei libero da scocciature legali) un testo scritto all'indomani della rielezione di Nixon, quando gli Stati Uniti sono intenti a dipanare la matassa tragica della guerra in Vietnam.
Il sogno americano, memore dello sbarco dei Padri Pellegrini e dello sbarco sulla Luna, si sente tradito e vede la Statua della Libertà allontanarsi in alto mare, quasi sdegnata.
E' il momento di domandarsi che cosa è andato storto.
"Molte sono le volte che mi sono sbagliato
e molte volte mi sono ritrovato disorientato.
Si, spesso mi sono sentito abbandonato
e sicuramente maltrattato.
E non conosco un'anima che non sia stata colpita
Non ho un amico che si senta a suo agio.
Non conosco un sogno che non sia stato infranto
oppure messo in ginocchio.(...)
Mi domando cos'è andato storto.
E ho sognato di morire.
Ho sognato che la mia anima si sollevasse inaspettatamente
e guardando in basso verso di me
sorridesse rassicurante.
E ho sognato di volare
e da lassù in alto potevo vedere chiaramente
la Statua della Libertà
che navigava via sul mare.
Veniamo sulla nave che chiamano Mayflower.
Veniamo sulla nave che salpò per la Luna.
Arriviamo nei momenti più incerti
e cantiamo una melodia americana.
Ma va tutto bene.
Non si può essere sempre baciati dalla fortuna.
Però domani sarà un altro giorno di lavoro.
E sto solo cercando di riposarmi un pò."
19 Settembre 1981. Central Park, New York City: organizzato dall'amministrazione comunale, mezzo milione di persone partecipa ad un grande evento.
Dopo più di dieci anni Simon and Garfunkel ritornano a cantare assieme.
Sarà un concerto memorabile!
Grande canzone, ed evento assolutamente storico, che sia Anna che io abbiamo amato moltissimo. una delle mie preferite da suonare indegnamente con la chitarra e cantare. Apprendo invece con stupore del plagio da Bach, e penso anche di sapere di quale pezzo si tratti, credo sia "o capo insanguinato".
RispondiEliminaGrazie Carlo, sei sempre una fonte inesauribile di notizie, continua così.