Sognando - Mina

da "Tutto chiede salvezza" di Daniele Mencarelli

(Mondadori, 2020)


"Una selva di occhi, sono quelli dei miei compagni di stanza.
I sei letti sono sistemati su due file, i tre che ho davanti sono tutti pieni, il ragazzo che ho di fronte avrà la mia età, mentre Pino mi parlava di tanto in tanto lo guardavo, ora ne ho quasi la certezza:
da quando ho preso a spiarlo non ha mai smesso di fissare un punto indefinito, sopra la mia testa. (...)
Alla sua sinistra, accanto alla grande finestra della stanza, c'è un uomo attorno ai sessanta: dal primo istante che l'ho visto ho notato la somiglianza incredibile, è identico al chitarrista dei Queen (...)
Il letto di destra, invece, è occupato dall'uomo con urlo di ragazza, ora se ne sta di fronte a uno specchietto da borsa, si passa il lucidalabbra e intanto fa smorfiette, si sorride, sembra improvvisare un dialogo, un corteggiamento.

Io sono al centro dell'altra fila di letti, alla mia sinistra c'è il pazzo che ha tentato di darmi fuoco, sembra essersi calmato, pare addirittura dormire. (...)
Sono i cinque pazzi con cui ho condiviso la stanza e questa settimana della mia vita,
Con loro no ho avuto la possibilità di mentire, di recitare la parte del perfetto, mi hanno accolto per quello che sono, per la mia natura così simile alla loro. (...)
Quei cinque pazzi sono la cosa più simile all'amicizia che abbia mai incontrato, di più, sono fratelli offerti dalla vita, trovati sulla stessa barca, in mezzo alla medesima tempesta, tra pazzia e qualche altra cosa che un giorno saprò nominare. (...)

Una parola per dire quello che voglio veramente questa cosa che mi porto dalla nascita, prima della nascita che mi segua come un' ombra, stesa sempre al mio fianco.
Salvezza.
Questa parola non la dico a nessuno oltre a me. Ma la parola eccola, e con lei il suo significato più grande della morte.

Salvezza per me. Per mia madre. per tutti i figli e per tutte le madri. E i padri.
E tutti i fratelli, di tutti i tempi passati e futuri.
La mia malattia si chiama salvezza, ma come? A chi dirlo?

O forse questa cosa che chiamo salvezza, non è altro che uno dei tanti nomi della malattia,
forse non esiste e il mio desiderio è solo un sintomo da curare.
A terrorizzarmi non è l'idea di essere malato, a quello che mi sto abituando, ma il dubbio che sia
nient'altro che una coincidenza del cosmo,
l'essere umano come rigurgito di vita, per sbaglio."

Vincitore del Premio Strega Giovani 2020, il romanzo autobiografico di Daniele Mencarelli, il secondo dopo il 'botto' de 'La casa degli sguardi', racconta di Daniele, un ventenne, che a seguito di un'esplosione di rabbia, (anno 1994), e viene sottoposto a un TSO, trattamento sanitario obbligatorio, e qui incontra e scopre un forte sentimento di condivisione con gruppo di disturbati mentali  anche loro ricoverati.
Come un novello Dante, attraversa gironi infernali, che alla fine sarà testimone di una possibilità di redenzione.

"Che senso ha vivere, se nessuno si ricorda di te e sa che tu stai calpestando questa terra, preso dai tuoi dolori, consumato da tristezze che non trovano più nemmeno lo spazio di tradursi in lacrime?
Un bambino gioca con piacere perchè sa che qualcuno lo guarda e gli vuole bene. 
Può fare i capricci, litigare, piangere, perchè sa che la mamma lo abbraccerà e gli asciugherà le lacrime.
Ma quando si cresce c'è ancora qualcuno che ci fa rialzare quando cadiamo, che conosce la nostra miseria e pochezza e ci vuole bene così come siamo?
O c'è qualcuno che si preoccupa della nostra malattia? (...)

Don Backy, vive la celebrità canora , negli anni '60, nel Clan di Celentano.
Scrive per Adriano il testo della cover italiana di 'Stand by me', ('Pregherò').
E poi è autore di Canzone, Casa bianca, L'immensità.
Se ne andrà, sbattendo la porta, in polemica con il "Capo".
In solitario nel 1971 pubblica "Sognando":

"Sognando fu il primo brano in Italia sulla malattia mentale: ma nulla fu notato, solo chi si schiera ha aiuti. Fu quel brano a farmi inserire tra i reietti.
Ed è una storia vera:uno choc provato da bimbo a Pecorari vicino a Salerno quando fuggivo dall'asilo passando di fianco al manicomio.
Quei volti rasati, quelle mani che si allungavano ....
Flash riportatimi alla mente dopo un concerto a Roma nel '71, quando vidi un ragazzo autistico e ancora quella malattia era senza nome.
Lì scrissi il brano, che Detto Mariano mi fece incidere a patto di non entrarci per nulla: tutti avevano detto, 'no per carità, parlare dei matti!'.
Mina lo ascoltò per caso e invece lo incise."

E' un brano di un'intervista di Don Backy concessa, nel 2017, ad Andrea Pedrinelli per il quotidiano "Avvenire".

Mina canta "Sognando" nel 1976, nell'album "Singolare", l'ultimo in studio come "personaggio pubblico".
Poi diventerà La Grande Assente della canzone italiana, contemporaneamente a Lucio Battisti.
Grande interpretazione, grande pathos drammatico.
Il brano sarà una punta di diamante nei suoi concerti di quegli anni.
Un testo dove la luce della redenzione ancora non c'è.

"Tutto mi chiede salvezza.
per i vivi e per i morti, salvezza. (...)
Per i pazzi di tutti i tempi, ingoiati dai manicomi della storia"










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