Yesterday, when i was young - Willie Nelson

da " L'arte di essere fragili" di Alessandro D'Avenia
(Mondadori editore, 2016)

"In uno dei capitoli della Bibbia che amo di più, ho trovato un malinconico realismo, fatto di oggetti e personaggi quotidiani, che mai si trasforma in disperazione.
Il dodicesimo capitolo di Qoèlet è il culmine dell'amara constatazione che percorre l'intero libro: tutto è vanità, eppure il senso del limite non è sconfitta ma apertura:
'Ricordati del tuo creatore
nei giorni della tua giovinezza
prima che vengano i giorni tristi
e giungano gli anni di cui dovrai dire:
Non ci provo alcun gusto (...)
e ritorni la polvere alla terra, com'era prima,
e il soffio vitale torni a Dio che lo ha dato
Vanità delle vanità, dice Qoèlet,
e tutto è vanità''
Tutto è destinato a finire, questa è l'essenziale fragilità del mondo.
Qualche gioia si coglie nell'età giovanile, poi, inesorabilmente tutto torna alla polvere.
Per Qoèlet, solo Dio è garante dell'infinito, egli ha tratto dal nulla tutte le cose, conferendo loro l'infinita nostalgia di Lui e non del Nulla: ricordandosi del Creatore, la festa della giovinezza non finisce"
E' un brano dall'immaginario colloquio con Giacomo Leopardi su cui Alessandro D'Avenia costruisce tutta la trama del suo libro, dal sottotitolo " Come Leopardi può salvarti la vita".

Willie Nelson è uno dei più longevi country singer che hanno calcato le scene spettacolari americane.
Gli anni della sua vita, ormai, si avvicinano ai novanta e a giudicare dall'enorme attività discografica, sembra in perfetta forma. e nonostante la pubblicazione di ben più di 150 album, tra inediti, cover e raccolte, a partire dall'anno di grazia 1962, la sua voce è ancora sicura e cristallina, e la classe dei suoi arrangiamenti non ha perso smalto, anzi, pare che la leggerezza con la quale propone le sua interpretazioni sia addirittura aumentata.
La capacità di partire dalla tradizione country passando disinvoltamente al jazz, al pop, allo swing, al blues, al rock, al gospel, al folk, attraversando tutto il songbook a stelle e strisce, ne fa un monumento e un maestro per i colleghi più giovani.
Dal 2008, Nelson, si sta avvalendo della collaborazione di un musicista e produttore, Buddy Cannon, anche lui, non proprio di primo pelo (è ultra settantenne), che l'ha aiutato a realizzare album, nei quali, tra cover e brani originali, riesce a raccontare la vita nella sua stagione estrema, con onestà e con uno sguardo amorevole all'esistenza e le sue contraddizioni.
Nel 2017, Nelson canta: 
"Ho detto una grande bugia Signore
e poi me ne sono dimenticato
Pensavo di essere un messia
e credimi, non lo sono davvero.
Pensavo di essere nel giusto
e mi sbagliavo di grosso".
E nel 2018:
"Sta diventando difficile vedere i miei fratelli andarsene.
Ferisce come la lama di un coltello arrugginito.
Una cosa ho imparato correndo sulla strada :
'per sempre' è un concetto che non si applica alla vita.
Ho ancora un pò di buoni amici rimasti,
mi chiedo chi sarà il prossimo"

Ma, pur in una preghiera gioiosa e ricca di gratitudine alla bellezza, il pensiero della fine della strada terrena è rivolto verso la propria condizione di vecchiaia.
Forse non è un caso che a concludere, nel suo album del 2020, sia una sua rilettura di un brano di Charles Aznavour, degli anni '60: "Hier encore"; una struggente invocazione alla giovinezza lontana, occasione per tirare le somme di una vita intensamente vissuta:

"Ieri, quando ero giovane
il gusto della vita era dolce come pioggia sulla mia lingua
Ho preso in giro la vita come fosse un gioco stupido
il modo  in cui la brezza della sera, prende in giro una fiamma di candela
I mille sogni che facevo,
le splendide cose che ho programmato,
le ho costruite deboli sopra la sabbia.
Ieri, quando ero giovane,
c'erano tante canzoni che aspettavano di essere cantate.
Tanti piaceri selvatici, io li serbavo in me.
Ma tanto dolore ai miei occhi abbagliati non ho voluto vedere.
Ho corso veloce, ho esaurito la mia gioventù:
Ora ci sono tante canzoni da cantare che non saranno mai cantate,
perchè mi sento il sapore amaro delle lacrime sulla mia lingua.
E il tempo è giunto per me di pagare per ieri,
quando ero giovane"

C'è un arrendersi ai rimpianti di una vita, come se non ci fosse la possibilità ultima di una misericordia, un perdono, che però, nella versione originale francese di Aznavour (lui cristiano, di origini armene) si intravede :
"E ora sono perduto senza sapere dove andare
il cuore è a terra,
ma gli occhi cercano il cielo" 



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