Azzurro - Paolo Conte

da "Il Foglio"   22 Marzo 2020
" Oltre il dramma del male. Antidoto alla solitudine" del Card. Angelo Scola

"In questi giorni di grave emergenza l'invito a stare in casa ha una connotazione paradossale.
Siamo di necessità sollecitati a prendere le distanze l'uno dall'altro in termini radicali.
Un distacco forzato che, provocando l'esperienza amara della solitudine, domanda relazioni nuove, costruttive, finalmente libere dal narcisismo e dal nichilismo.
La natura dell'io che può essere compresa solo come io-in-relazione, affiora in modo acuto all'autocoscienza di ciascuno di noi.
Sempre l'uomo sperimenta il valore dell'ideale cui il suo cuore tende, quando è costretto a percepirne la mancanza.
La mancanza di una presenza è costitutiva dell'uomo : ' Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?' ( Lagerkvist) .
Abbiamo bisogno di una compagnia che dilati il nostro orizzonte (...)

A Lisbona, un gruppo di universitari, in questi mesi di lockdown, si sono ritrovati, attraverso il famigerato Zoom ( grazie, ma da ora in poi, per favore : basta!) per raccontarsi le esperienze di questa nuova normalità e tra le molte riflessioni, ecco spuntare una poesia della scrittrice brasiliana Alice Sant'Anna, dal titolo: ' Um enorme rabo de baleia', tradotto: 'Un'enorme coda di balena'.

"Un'enorme coda di balena
attraverserebbe la stanza in questo momento.
Senza alcun rumore , la bestia
affonderebbe nelle tavole del pavimento e sparirebbe
senza che ce ne accorgessimo.
Sul divano la mancanza di argomenti,
quello che vorrei ma non ti racconto,
era abbracciare la balena e immergermi con lei.
Sento una noia spaventosa in questi giorni,
dalla stanchezza dei giorni
di acqua ferma che accumula zanzare,
nonostante l'agitazione dei giorni.
Dalla stanchezza dei giorni
il corpo che arriva esausto in casa 
con la mano tesa in cerca di un bicchiere d'acqua,
l'urgenza di passare alla terza o alla quarta boa
e la volontà è di abbracciare
un'enorme coda di balena 
e andare con lei"

Così spiega l'universitaria portoghese:
"Questa poesia mi ha colpita dritta al cuore.
Mi sembra che quelle parole dicano molto bene di questo 'nulla apparente' - la quarantena- ma al contempo un desiderio di novità immenso, che tutti gli uomini hanno.
la balena è un animale gigante che non c'entra nulla con una stanza.
Allo stesso modo quello che ho non mi basta mai:
anche io ho bisogno di qualcosa o qualcuno di diverso e grande che venga a risvegliarmi dal mio torpore"  

1968: il 25 maggio, viene pubblicato il 45 giri "Azzurro" cantata da Adriano Celentano
Dopo un paio di settimane balzerà al primo posto della Hit Parade radiofonica di Lelio Luttazzi, e fino a novembre non lascerà la top 10.

La musica è di un giovane avvocato piemontese, prestato alla discografia nazionale: Paolo Conte.
"Azzurro è una delle mie prime canzoni, era piuttosto stramba: una marcetta.
Nessuno scriveva marcette, io lo feci per ragioni poetiche.
Secondo me la marcetta è radicata nel profondo del nostro cuore è al di là delle mode.
Le possibilità che avevo come autore erano ridotte, perchè non volevo scrivere nè una cosa qualsiasi, nè per una persona qualsiasi. (...)
Il pregio di Celentano è quello di rendere  immediatamente intellegibile un testo, cantandolo.
Non è una questione di teatralità, ma un modo umano, perfino banale, di interpretare una canzone"

Intervistato per il Corriere della sera nel febbraio 2022 da Aldo Cazzullo, l'avvocato cantautore di Asti ha confessato:
"Mia madre pianse quando lesse le parole. Diceva che questa canzone era antica e moderna assieme.
L'antico era soprattutto la musica, come una tenerezza d'altri tempi. e proprio in questo sentimento risiedeva anche la sua modernità: era una canzone trasgressiva nell'epoca beat in cui è nata.
capimmo subito che era una canzone vincente.
Rimane una canzone importante per me e non l'ho mai dimenticata"
Aggiungendo, poi, di aver deposto il testo del brano nella bara di sua madre.

Ecco, "Azzurro", nella sua genialità musicale e interpretativa, è il classico esempio di come il testo di una canzone, passi spesso in secondo piano.
Eppure, l'altrettanto geniale lirica di Vito Pallavicini ( autore icona del pop italiano anni '60) , coadiuvato da Michele Virano ( amico conterraneo di Conte), se letta attentamente è profetica e di un'attualità sconvolgente.
Altro che tormentone estivo!

" Lei è partita per le spiagge
e sono SOLO quassù in città.
(...)
Azzurro , il pomeriggio è TROPPO azzurro
e LUNGO per me,
Quelle domeniche da SOLO,
in un cortile a passeggiar.
Ora mi ANNOIO più di allora,
NEANCHE UN PRETE, per chiacchierar ....
E allora, io quasi quasi prendo il treno 
e vengo, vengo da te.
MA, il treno dei DESIDERI,
nei miei PENSIERI,
all'incontrario va" 

Non ci trovate, la difficoltà di un 'vivere intensamente il reale', che ci mette davanti al nostro limite, ad una assenza incolmabile, ad una solitudine connaturata nella nostra umanità?
E, quel 'treno dei desideri', non è forse quel Qualcosa di più grande in cui vorremmo saltar sopra, non sapendo dove ci condurrà, proprio come l'enorme coda della balena?
Insomma, il rischio è che la nostra vita attraversi un eterno pomeriggio, troppo azzurro, estivo.
E' la domanda di Lagerkvist: "Chi sei tu che colmi il mio cuore della tua assenza?"

Ma è proprio vero, poi, che 'non c'è neanche un prete per chiacchierar?

Il Card. Scola ci viene in soccorso:
"La Bibbia, raccogliendo una tradizione millenaria, mette in guardia: guai all'uomo solo!
La dialettica, infatti, si impossessa di noi e diventa dominatore del nostro io, quanto più noi siamo dei separati.
La debolezza della nostra società è la fragilità delle appartenenze.
Essa ci convince che la libertà sia assenza di legami, invece la libertà è un terreno fecondo di legami veri."

Qui ascoltiamo la versione di Paolo Conte, che solo da pochi anni si è riappropriato della sua creatura.
Solo pianoforte e voce, quella voce così 'fumosa' e così malinconica, dove il testo, finalmente rivince sulla 'marcetta'

(grazie a Eddi per la traduzione dal brasiliano)










  

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