Canzone degli occhi e del cuore - Claudio Chieffo

da "Il brillìo degli occhi" di Julian Carron
(Mondo Nuovo editrice, 2021)

"Come è decisivo renderci conto che la nostra libertà non è una complicazione, ma un dono.
La libertà è dunque implicata in quella interpretazione dei segni che ci permette di raggiungere con piena ragionevolezza la certezza che di un altro mi posso fidare.
E' per questa fiducia che Pietro ha fatto sue le parole che aveva sentito dire da Gesù. 
La fede non è un lanciarsi nel baratro, non è un atto compiuto senza alcuna ragionevolezza. (...)
La fede è il riconoscimento di un 'qualcosa'- la presenza del divino nell'umano - che va oltre la capacità di presa della ragione, che la ragione da sola non potrebbe definire; eppure è un riconoscimento pienamente ragionevole, che spiega quello che ho davanti agli occhi, l'esperienza che faccio.
C'è, osserva Balthasar, 'un'intima connessione tra fede ed esperienza del compimento':
'Avere la sincerità di riconoscere, la semplicità di accettare e l'affezione di attaccarsi a una tale Presenza, questa è la fede.
Sincerità e semplicità sono parole analoghe.
Essere semplici vuol dire guardare una cosa in faccia, senza introdurre fattori estranei dall'esterno.
(...) Bisogna (...) guardare il fatto, l'avvenimento con semplicità (...) per quel che dice, per quello che comunica alla ragione, al cuore.(...)'
Rimane scolpito nella nostra memoria il modo in cui Giussani ne parlò davanti al Papa, in Piazza San Pietro, nel 1998:
"E' una semplicità del cuore che mi faceva sentire e riconoscere come eccezionale Cristo, con quella immediatezza certa , come avviene per l'evidenza inattaccabile e indistruttibile di fattori e momenti della realtà, che, entrati nell'orizzonte della nostra persona, colpiscono fino al cuore"
E' un altro intenso brano, tratto dal recente libro - pamphlet del presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, don Julian Carron, che dopo il 'tempo vertiginoso' che ha rimesso in discussione le sicurezze che sembravano naturalmente acquisite dall' intera società, ricentra per gli amici del movimento di cui è responsabile, e per chi ha cura della propria umanità, ciò "che rende affascinante l'incontro con una comunità cristiana viva".

Un incontro che Claudio Chieffo, in Paradiso dal 2007, ha vissuto a pieni polmoni, e del quale le sue canzoni sono tangibile testimonianza:
"L'amicizia, nell'ispirazione della mia musica è molto importante; cioè un atteggiamento di amicizia, ripensando ad ognuna delle cento e più canzoni che ho composto, anche con fatica.
In ognuna c'è il volto di un amico, perchè ognuna di queste canzoni nasce da un atteggiamento molto bello: che non si finisce mai di imparare, è l'atteggiamento della condivisione, che vuol dire stare con un briciolo di fede accanto ad un'altra persona, in qualunque situazione, magari quando si è innamorati.
Oppure di fronte al proprio figlio, oppure partecipando al dolore in una tragedia che è accaduta e che coinvolge tutta una nazione.
Molte mie canzoni sono dedicate a popoli interi"
Così, Chieffo, rispondeva così alle domande di un'intervista che realizzai, in una nebbiosa giornata milanese del gennaio 2002, prima di un suo concerto al P.I.M.E, all'interno di una manifestazione dal titolo" Cantare con un perchè"
"Se un cuore è sincero, può tentare di esprimere come vuole la grandezza di quel Mistero che ha incontrato.
A me è capitato di esprimerlo così: io vedo la piccolezza delle mie canzoni, ma ne sono infinitamente grato. Come uno che vede i suoi suoi figli e, se non è scemo, vede i loro difetti, però è la cosa più grande che ha avuto e li ama come il dono più grande che ha ricevuto.
Ecco, così succede anche con le canzoni."

1982: "La canzone degli occhi e del cuore", è forse la migliore sintesi musicale, di ciò che è scritto nella quarta di copertina del citato libro di Carron:
"La testimonianza di una fede che entra nell'esperienza presente, generando una conoscenza e una affezione nuove, una fede capace di valorizzare tutto ciò che di vero, di bello e buono incontra lungo la strada"


    

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