Un uomo e una donna - Giorgio Gaber

"Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro.
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

Un secolo fa, un grande scrittore inglese, G.K.Chesterton, autore di grandi romanzi come la serie di Padre Brown, grande saggista e per questo in qualche modo "profeta", aveva già capito tutto, quando in un futuro non troppo lontano, l'umanità avrebbe dovuto affrontare la messa in discussione di evidenze piuttosto ovvie.

Ripensando a questi tempi così confusi e così intolleranti, mi sono imbattuto in un monologo che Giorgio Gaber e Sandro Luporini inserirono nel loro ultimo Teatro canzone.
Era il 1997, e sui palchi dei teatri di tutta Italia, in " Un'idiozia conquistata a fatica", Gaber affrontava il pubblico pagante così:
"Secondo me la donna e l'uomo sono destinati a diventare uguali.
In questa nostra epoca, la civiltà si è data un gran da fare per attenuare certe differenze che erano la causa di profonda ingiustizia.
C'è stato un graduale avvicinamento del modo di comportarsi, di sentire, di pensare: insomma di vivere.
Fino alla tanta sospirata parità.
Però, secondo me, all'inizio di tutto c'è sempre la donna.
Secondo me, la donna è donna da subito.
Un uomo, è uomo a volte prima, a volte dopo.
A volte mai. (...)
Si, si, secondo me la donna e l'uomo sono destinati a rimanere assolutamente differenti.
E, contrariamente a molti, io credo che sia necessario mantenerle, se non addirittura esaltarle, queste differenze.
Perchè è proprio da questo scontro - incontro tra un uomo e una donna che si muove l'universo intero.
All' universo non gliene importa niente dei popoli e delle nazioni.
L'universo sa soltanto che senza due corpi differenti e due pensieri differenti, non c'è futuro"

Beh, 'io credo, secondo me', che se Gaber avesse declamato questo monologo oggi, magari in televisione, non credo sarebbe passato inosservato e magari avrebbe avuto qualche problemino di censura da parte di qualche intraprendente seguace del 'politically correct' in vigore attualmente.

E poi, seguendo un pensiero logico sono andato a cercare una canzone che confermasse l'idea base del monologo gaberiano : e ho trovato "Un uomo e una donna", appunto.
Un brano della produzione teatrale del 1995 " E pensare che c'era il pensiero", che Sandro Luporini, nello splendido libro "G. Vi racconto Gaber" (Mondadori, 2013) introduce così:
"A proposito delle contraddizioni in cui siamo costretti a vivere, sballottati tra ciò che il mondo ci impone e quello che sentiamo di essere davvero, mi viene subito in mente "Un uomo e una donna".
A me piace molto.
E' uno di quei pezzi in cui le doti vocali di Giorgio e la delicatezza dell'accompagnamento musicale creavano un clima di grande suggestione e forza emotiva.
In questo brano si parte dalla constatazione della fatica con cui ogni giorno siamo costretti a muoverci nello sfacelo in cui è precipitata la realtà che ci circonda; una fatica che in qualche modo minaccia quella che sentiamo essere l'essenza della nostra vita vera.
E' da qui che nasce la consapevolezza che, persino per occuparsi delle cose del mondo, bisogna ripartire da ciò che più profondamente siamo, dai fatti più intimi e personali, come, appunto, il rapporto tra un uomo e una donna."

Ecco, una vera lezione di civiltà da due anarchici, che avevano fatto del dubbio, nel senso di riconsiderare continuamente il confronto personale con la realtà circostante, cambiando il loro pensiero, e con umiltà e ironia essere attenti e non dare mai per scontato, ciò che l'umano ci offre quotidianamente.

E' per questo, che per raccontare di Gaber e Luporini, non basti una 'stanza', ma ci voglia un intero palazzo. 


    

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