Mio fratello che guardi il mondo - Ivano Fossati

da Omelia  Santa Messa celebrata da Papa Francesco,  8 Luglio 2020

"Il Salmo responsoriale di oggi ci invita a una ricerca costante del volto del Signore:
'Ricercate sempre il volto del Signore. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto'
Questa ricerca costituisce un atteggiamento fondamentale della vita del credente, che ha compreso che il fine ultimo della propria esistenza è l'incontro con Dio.
La ricerca del volto di Dio è garanzia del buon esito del nostro viaggio attraverso questo mondo, che è un esito verso la Terra Promessa, la Patria celeste.
Il volto di Dio è la nostra meta ed è la nostra stella polare, che ci permette di non perdere la via. (...)
E' Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito (...)
E se avessimo ancora qualche dubbio, ecco la sua parola chiara:
'In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me' (...)
Questo monito risulta oggi di bruciante attualità"

da "La Repubblica" , 7 Luglio 2020
"Borhan pesava 35 chili, era il fantasma di un essere umano"
Domenica mattina il marinaio siriano  Alì Bib ha sceso 30 gradini e tre rampe di scale, dal ponte sei al ponte quattro, reggendo il 17enne etiope Bohran Loukasi, privo di forze e col piede spezzato.
"Ero addolorato per lui.
"Non credevo di stare facendo qualcosa di così speciale. Ho fatto ciò che mi ha detto il cuore: c'era questo ragazzo disteso sul ponte sei, non riusciva ad alzarsi, nè a camminare. Era magrissimo e debole.
Al ponte quattro lo stavano aspettando i dottori inviati da Malta con la motovedetta.
Il comandante ha chiesto a noi dell'equipaggio di aiutarlo, e prima ancora che finisse la frase, mi sono fatto avanti. (...)
Lo sentivo respirare a fatica. Solo alla fine mi ha guardato con quei suoi occhi grandi e impauriti e mi ha detto 'thank you'; io parlo solo arabo ma so cosa significa.
Bhoran poteva essere mio fratello, Anzi, in un certo senso lo è; chiunque abbia bisogno di aiuto è mio fratello."

" 'Mio fratello che guarda il mondo', è nata dall'osservazione di questo grande esodo del sud del mondo verso il nord ricco, ma anche, contemporaneamente, dal ricordo del nostro passato, di come il destino della nostra gente sia stato simile, di come quella disperazione, che oggi vediamo enfatizzata dalla stampa, dai telegiornali ( e che ci terrorizza in certi momenti) sia la stessa disperazione dei primi del '900 o di altre epoche, quando erano i nostri i disperati della terra.
In fondo l'umanità di queste persone non è molto diversa da quella di ognuno di noi, anzi sono uno specchio, non soltanto in un'accezione cristiana, come una specie di inevitabilità.
Sono la nostra realtà e quindi non possiamo nasconderci dietro esili paraventi, non ce lo possiamo permettere."
Sono parole di Ivano Fossati, da un'intervista su Rai Cultura di qualche tempo fa.
Ma c'è un'altra dichiarazione del cantautore ligure, ancora più precisa e scevra da possibili strumentalizzazioni della propaganda politichese:
"Questa mia canzone da molti è stata intesa come una riflessione sul mondo degli extracomunitari.
E' un' interpretazione che ci può stare.
Ma per me riflette in maniera più in generale la difficile convivenza con la diversità.
Intendo la difficoltà dell'accettazione più ampia del termine:
povertà, disagio, malattia, condizioni che possono cambiare, per fortuna.
la strada della speranza è sempre aperta, la possiamo trovare.
O meglio: è la strada che troverà noi"
E, nel libro sulle sue canzoni scritto con il giornalista Massimo Cotto "di acqua e di respiro" (Arcana edizioni, 2005) insiste:
"Il testo è chiaro: è la consapevolezza di quello che abbiamo intorno, delle strade da cercare, del contatto con quelli che stanno molto meno bene di te.
Non soltanto e non necessariamente gli extracomunitari, ma anche i disagiati della nostra stessa terra.(...) I fratelli con cui, o attraverso i cui occhi, guardare il mondo, sono i nostri vicini di casa."
Una riflessione, fatta da uno dei più sensibili cantautori italiani, in assoluto.
 
Confermata da Franz Coriasco nel libro "Cosa sarà" (Edizioni Itaca, 2009) :
"Quando Fossati scrisse questo brano (era il 1992), si era ancora agli albori del meltig pot che oggi caratterizza i panorami sociali dell' Occidente, ma erano già chiari la posta in gioco, i rischi di uno scontro culturale incombente.
L'approccio all'attualità del cantautore genovese è, fin dall' asciuttezza acustica dell'arrangiamento, lontanissimo dalle retoriche del politichese, quanto dalle dissertazioni sociologiche.
Ha la semplicità naif della poesia, il linguaggio elementare del cuore e la forza deflagrante dell'essenzialità.
Poichè ogni diversità, è sempre una risorsa, molto più di un pericolo, ed è esattamente ciò che ci resta nel cuore, quando l'ultima nota di questo piccolo capolavoro è evaporata nell'aria"



 

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