He turn the water into wine - Johnny Cash

da "La vergogna delle carceri"
articolo di Giovanni Testori, "Il Sabato" 5 Settembre 1981

" (...) Si tratta di cessare di ritenere le carceri un 'diritto' dello Stato; dunque dei cittadini che quello Stato compongono.
Esse sono solo una dolorosa 'necessità'.
Ma badiamo bene, quando si scrive 'necessità', non s'intende riferirla solamente alle ragioni di difesa dello Stato e dei cittadini, bensì, pariteticamente, alle ragioni di vita, di comprensione del proprio errore, ma anche di mutamento e di certezza della propri possibilità di venire nuovamente accolto.
Tuttavia, tale possibilità come può nascere e crescere e nutrirsi nel cuore dei reclusi, se la società prepara carceri e luoghi di detenzione tali da dar loro, e subito, la certezza che quella medesima società, e quel medesimo Stato li hanno espulsi, e per sempre, dal loro corpo? (...)
Ben più di un luogo di pena, d'un luogo che risulta già a priori sede di dolore amministrato, il carcere dovrebbe essere un luogo di salvezza totale, dunque, di totale redenzione. (...)
Carceri, dunque, non come luoghi di separazione, di distruzione e d'annientamento, ma come luoghi in cui l'umana e sacra verità d'essere tutti fratelli esercita se stessa nei più alti e difficili e assoluti gradi dell'amore"

Questi sono alcuni passaggi salienti di un intervento dello scrittore Giovanni Testori a commento di un dossier sulla situazione delle carceri italiane realizzato dal settimanale "Il Sabato" ben quarant'anni fa.
Tanto tempo è passato: abbiamo assistito, nel frattempo, a tante esperienze di aiuto per il recupero della dignità personale dei carcerati ( come, per esempio, lo sviluppo di iniziative lavorative, proprio all'interno delle carceri stesse), ma molti problemi rimangono ancora sul tappeto.

Johnny Cash, un grande protagonista della storia del rock, ha dei tratti umani e artistici molto simili a Testori:
la sua fede cristiana, proprio come lo scrittore lombardo fu costantemente tormentata tra la condizione del limite umano e il bisogno di redenzione, e questi sentimenti venivano travasati, come in Testori, nella produzione artistica.
Per entrambi fu occasione per esprimere, chi nella scrittura drammaturgica, chi nell'interpretazione canora, una tensione drammatica e il racconto delle vite emarginate dalla società benpensante.
E tutti e due coglievano l'origine di questa attenzione alla realtà, così drammatica, proprio dalla comune ispirazione al messaggio evangelico.

Johnny Cash, delle carceri americane, ebbe diretta esperienza, sia come, se pur brevemente, detenuto, ma soprattutto in una tappa importante della sua carriera.

" 'Johnny Cash at Folsom Prison' diede avvio al suo primo grande ritorno sulle scene.
L'album per lui era importante in quegli anni '60: vendette ben sei milioni di copie e cementò l'immagine da fuorilegge di Cash.
Non importava che non fosse mai stato veramente in carcere per più di una notte, quando gli chiedevano perchè prendesse tanto a cuore la sorte dei detenuti, Cash rispondeva che loro dovevano sapere che non erano stati dimenticati. 
Potevano essersi meritati una punizione da parte della società, ma meritavano anche loro la dignità, soprattutto se in futuro dovevano riabilitarsi. (...)
Cash era anche consapevole dell'editto biblico che imponeva di prendersi cura di chi è in prigione"

E' un brano tratto dalla biografia di Johnny Cash, realizzata da Steve Turner, (Universale Economica Feltrinelli, 2013),  che documenta un' affermazione del rocker:
"Ci sono tre tipi di cristiani, quelli che predicano, quelli che suonano e i cristiani praticanti.
Sto cercando con tutte le mie forze di essere un cristiano praticante.
Se prendete alla lettera le parole di Gesù e le applicate alla vita di ogni giorno, scoprirete che la più grande soddisfazione che si possa avere consiste proprio nel dare.
Ed è per questo che faccio cose come i concerti in prigione"

Quei concerti si fecero, nonostante la grande preoccupazione per mantenere l'ordine da parte dei responsabili delle carceri (pensiamo all' America degli anni '60), e furono accolti con entusiasmo dei detenuti.
Nella scaletta delle canzoni, Cash infilava spesso e volentieri, un suo brano che raccontava l'episodio evangelico in cui Gesù tramutava l'acqua in vino.

EGLI TRAMUTA L'ACQUA IN VINO

"Ha mutato l'acqua in vino
Dalla piccola città di Cana si sparse la voce che lui aveva mutato l'acqua in vino.
E ha camminato sul Mare di Galilea,
sgridò i venti e il mare calmò la tempesta,
e poi camminò sul Mare di Galilea.
Ha sfamato la folla
con un pò di pesce e del pane,
erano in cinquemila e tutti affamati.
Ha sfamato la folla,
ha mutato l'acqua in vino.
Lui l'ha fatto, un falegname di Nazareth"

Un passaggio della vita di Cristo che aveva molto colpito lo stesso Cash, dopo una visita in Terra Santa.
Cantarlo, davanti a quel pubblico, lo può paragonare ai grandi pittori medioevali, che con i loro affreschi nelle chiese e nelle cattedrali, furono veicoli 'catechistici', per il popolo che gremiva i luoghi di culto.
Nel video proposto è evidente: Cash canta il vangelo e quella gente che assiste riceve un messaggio che forse nessuno nella loro vita si era preoccupato di comunicare.

La vita di Johnny Cash è una grande storia del rock, che avremo modo di raccontare ancora.
 

 

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