Joshua fit the battle - Elvis Presley

"... la lacca ... vedi?, ... sono un uomo adulto che usa la lacca.
E poi, questa tinta nera per i capelli , e ho anche quattro diverse creme per il viso.
E questa, sai cos'è?
Pomata per le emorroidi. Dicono che ti sgonfia le borse sotto gli occhi.
Poi mi metto questi anelli e mi butto addosso il resto, e così divento una cosa, divento un oggetto, capisci?
Non sono diverso da una Coca Cola.
La differenza tra me e te, Jerry, è che quando tu entri in una stanza, tutti vedono Jerry, vero?
Ma quando in una stanza arrivo io, a tutti viene in mente il primo bacio dato con uno dei miei pezzi in sottofondo o magari ripensano a quella volta che la fidanzata li ha lasciati dopo che aveva visto 'Blue Hawaii'
Ma non vedono mai me!
Non vedono mai il ragazzino di Memphis nel Teenesse.
Lui è sepolto, Jerry, l'hanno sepolto così in fondo, sotto l'oro, i gioielli e i soldi; i flash dei fotografi e il trucco di scena, le urla dei fans.
E nemmeno io non mi ricordo più di lui, ormai"

E' un passaggio fondamentale di una scena da "Elvis & Nixon", film del 2016, interpretato da Michel Shannon e Kevin Spacey, che tra fiction e cronaca storica, narra la preparazione e l'avvenuto incontro tra il Presidente americano e il Re del rockn'roll, nel 1970, incontro che all'epoca fece un certo scalpore.
Il film, racconta, con occhio disincantato, la paranoia patriottica accompagnata da un certo ego personale di Presley, nella decisione di incontrare Nixon a tutti i costi per chiedere di diventare 'agente segreto aggiunto (?) in incognito', per poter servire gli Stati Uniti, per combattere il dilagante uso delle droghe tra i giovani e nella difesa contro il comunismo che si annidava negli ambienti del (nuovo) rock, con un occhio particolare agli emergenti Beatles, che proprio a lui avevano fatto visita, omaggiandolo come un dio, qualche anno prima.

E' il racconto anche di una persona, ormai 'monumento mediatico', come svela bene il passaggio citato, fragile umanamente e dalla personalità complessa.
Purtroppo, il peso della celebrità e della macchina del business di Las Vegas, lo porterà in poco tempo a patire una depressione bulimica.
Ormai, caricatura del grande artista carismatico che fu agli inizi di carriera, morì ad appena 42 anni, nel 1977, per un infarto, nella sua residenza principesca, Graceland.

Ma noi vogliamo ricordarlo, ragazzino a Memphis, che entra in quei negozi che davano direttamente sulla strada, che trasformati in studi di registrazione un pò raffazzonati, erano il luogo dove i giovani americani a metà degli anni '50, cercavano nella musica la strada del riscatto personale e della celebrità.
Lui entra, e parte con una interpretazione di standard gospel, lui bianco, da far accapponare la pelle ai tecnici presenti.
E' il 1954, è la data d'inizio dell'epoca del rock'n'roll.
Ma quel ragazzone, che sprigionava una carica erotica da tutti i pori, esaltata da quel movimento 'pelvico' così trasgressivo, era cresciuto musicalmente con il country e la musica religiosa, il gospel:
"Io conosco, praticamente, ogni canzone religiosa che sia stata scritta", soleva affermare.
Ed è proprio così: il suo catalogo di gospel è effettivamente sterminato, pur non essendo molto frequentato dal pubblico che lo seguiva.
Per tutto il decennio degli anni '60, alternava le sue hit più scatenate con il repertorio religioso, spesso affiancato dal gruppo, interamente 'bianco', dei Jordanaires', dando, sempre nel solco di quella tradizione musicale, un impeto e una brillantezza decisamente 'rock'.

"Jousha fit the battle" è una registrazione del 1960.
E' uno spiritual del XIX secolo, composta dagli schiavi africani che rimanda all'episodio biblico, raccontato nel Libro di Giosuè, della battaglia di Gerico, combattuta dagli israeliti nel corso della conquista di Canaan .
Le mura di Gerico caddero  dopo che gli israeliti marciarono una volta per sei giorni in giro per la città, e per sette volte, il settimo giorno, quindi suonavano le loro trombe.
Il testo del brano è nient'altro che la cronaca dell'episodio biblico.
E la voce di Elvis, fa il resto.


  

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