Giuda - Antonello Venditti

da "Fa' che questa strada non finisca mai" di Luca Doninelli
( Edizioni Bompiani, 2014)

"Tutti voi conoscete meglio di me come può diventare cattivo un uomo quando, anche senza motivo, nasca in lui il sospetto di essere stato raggirato, di essere vittima di un'ingiustizia, e non importa sapere quale ingiustizia. (...)
L'idiozia generale bramava trionfare definitivamente su ogni barlume di verità.
Qualcuno dice che, tra le sofferenze di quella notte e del giorno successivo, la più grande per il Nazareno
fu quella di non vedere me, e io penso che quel qualcuno abbia ragione, perchè non solo io e quell'uomo eravamo veramente amici, ma lui è stato il più grande tra tutti i miei amici, e forse io il suo ... (...)
So che, tremato dal dolore, lui morì soffocato sulla croce.
E' la stessa cosa che accadde a me sul mio albero, perchè il mio corpo magro non si spezzò quando calciai via lo sgabello, nè si spezzò il ramo che sosteneva la corda, e soltanto la stretta del nodo l'ebbe vinta  sul mio cuore, che batteva e batteva e sembrava non volersi più fermare.
Perciò mi piace pensare che un giorno, forse tra diecimila o centomila anni, quando anche i filosofi e i teologi avranno deposto le armi, e ogni potere e regno e principato e democrazia saranno ridotti in polvere, io e lui potremo rivederci e abbracciarci di nuovo e io, forse, potrò risarcirlo dell'amicizia che gli sottrassi mentre moriva tra le grida di scherno"
Come si può capire chi ha parlato ora è Giuda, che nel romanzo breve di Luca Doninelli, è protagonista di un monologo in cui racconta la sua avventura umana con il Cristo, dai giorni della sequela a quelli del tradimento.
In letteratura Giuda è forse il personaggio drammaticamente più interessante della vicenda evangelica, colui che ha attirato la curiosità di tanti scrittori e saggisti, forse perchè in lui è facile riconoscersi compagni di strada davanti al nostro limite alla ricerca della Verità, tanto da tradirla continuamente.
Nel rock, la sua rappresentazione più famosa è nel capolavoro di Webber e Rice "Jesus Christ Superstar" e il fatto che nella versione cinematografica sia un artista di pelle nera, forse oggi, non passerebbe inosservata e alzerebbe un polverone di polemiche.

Nel 2007, Antonello Venditti, rischia sulla figura di Giuda un brano contenuto nell'album "Dalla pelle al cuore"
Al contrario di molti colleghi della sua generazione, e della stessa provenienza di area culturale, il cantautore romano, non ha quasi mai scritto testi ermetici, ma ha prodotto liriche dirette e estremamente popolari, comprensibili, in sinergia con la composizione musicale decisamente votata alla costruzione pop dei ritornelli.
Inoltre, Venditti, non ha mai fatto mistero della sua fede cattolica, espressa spesso in modo provocatorio, abbinandola , un pò ingenuamente alla sua scelta politica di sinistra, ma con una sincerità di fondo da non disprezzare a prescindere:
"Sono comunista, ma ciò non toglie che sia anche profondamente cattolico.
Credo fermamente che alla base della nostra vita ci sia il Cristo e la Croce.
Questi due mondi possono coesistere e compenetrarsi l'un l'altro. Per me è così.
Bisogna anche capire cosa significa comunismo: quello vero lo trovo più che giusto, ma finora non è mai stato realizzato da nessuna parte"
Così Venditti si 'confessa' al solito Giampaolo Mattei (che Dio lo benedica per l'enorme mole di documentazione che ha realizzato nelle interviste ai protagonisti del rock italiano e internazionale raccolte nel libro "Anima mia", più volte citato in queste "stanze")

Certo, nell'immaginario collettivo rimane la cartolina musicale della "santità der Cupolone" in "Roma capoccia" , che Venditti cantava nel 1974, quando tutt'intorno scoppiavano i moti studenteschi che vedevano nella Chiesa istituzione qualcosa da combattere, come simbolo della società borghese da abbattere e sovvertire.
Ma Venditti non se n'è mai curato nel provocare "il movimento", ricordiamo per esempio la pubblicazione di "Sara", un brano controcorrente, in piena ondata pro abortista, contenuta nel suo grande successo "Sotto il segno dei pesci" del 1978

Fino ad arrivare a "Giuda", brano decisamente minore della sua produzione (che comunque, nel complesso non ha avuto più i picchi originali degli anni 70 e 80), ma che ancora una volta ci segnala l'impeto espressivo di questo cantautore tra i più rappresentativi e amati della scena musicale del rock italiano:
"Giuda, scritta in prima persona, è l'uomo abbandonato nella sua solitudine, l'uomo che si rivolge a Cristo dicendogli: 'Scusa se ti cerco, se ti invoco ancora, io ti sto aspettando, oggi come allora.'
Giuda è il simbolo di questi nostri anni." 




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