Canzone contro la paura - Brunori sas

"Ogni volta che si suona un blues o lo si ricrea, noi lo facciamo nostro, ci mettiamo il nostro sudore e le nostre lacrime, il nostro cuore.
Siamo diventati bravi anche a prendere per mano chi ci ascolta e ad accompagnarlo attraverso questa avventura umana fatta di musica che il blues è.
Per questo non ci stanchiamo mai di suonarlo.
Quelle dodici battute sono come il pulsare del cuore.
Quelle dodici battute che si ripetono sono un pò come l'insistere di quella nota di pianoforte nella "Goccia" di Chopin, l'incedere della vita.
E noi della vita non siamo per niente stanchi: c'è quel famigerato 'bene assente', quel bisogno insaziabile di essere voluti bene completamente e incondizionatamente.
Mercy, misericordia.
La risposta a quel bisogno si chiama così.
La strada che si spalanca da quel punto di partenza che il blues è, si chiama misericordia"
Sono parole di Maurizio "Riro" Maniscalco, tratte dal suo libro "Musica, parole e storie"(Società Editrice Fiorentina, 2011)
Maniscalco, pesarese di nascita, milanese di educazione, newyorkese di acquisizione, si definisce, con pudore, 'un vero finto musicista'.
E' vero che il suo essere polistrumentista, compositore e interprete è un esercizio non "professionale" ( attualmente è direttore dell'Emerald Institute di New York), ma la sua vita è indubitabilmente attraversata dalla passione per il blues, per i Beatles e per Bob Dylan

"Che cos'è il rock?
Non è facile dare definizioni di un fenomeno così complesso e contraddittorio. (...)
Una cosa è certa: il rock ha avuto fin dagli inizi la capacità di farsi interprete dei sogni, delle aspirazioni e dei malesseri dei giovani. (...)
La musica e i suoni del rock possono ben esprimere una lacerazione, una drammaticità, anche una ribellione profonda che va letta con cura. (...)
C'è spesso fragilità nei versi del rock, ma è possibile riconoscere un istinto radicale per ciò che rende felice una vita umana, la quale tende inesausta a questa felicità, nonostante tutto. (...)
Ed è poi questo, il vero bisogno dell' anima: una vita che abbia senso."
Queste, invece, sono parole di Padre Antonio Spadaro, gesuita, attuale direttore di Civiltà Cattolica, studioso della cultura americana e grande appassionato di rock ( fan sfegatato di Bruce Springsteen), nella sua prefazione di un bel libro di Massimo Granieri e Luca Miele dal titolo "Il vangelo secondo il rock" (Claudiana, 2018).

Brunori sas (Dario Brunori), è tra i cantautori della nuova generazione musicale, la cosiddetta 'indie' , quello che si avvicina in modo più convincente alla grande tradizione dei cantastorie italiani degli ultimi cinquant' anni.
Nasce a Cosenza nel 1977, laureato in Economia e Commercio, pubblica il suo primo disco nel 2009.
Non si fa trascinare dal movimento dei rapper, ma è ancorato ad una produzione pop con forti influenze nello stile compositivo, ad esempio, di Rino Gaetano, ma molto più riflessivo.
Coadiuvato in sala d'incisione dal capace produttore e arrangiatore giapponese Taketo Gohara, le sue tourneè diventano spesso un omaggio al Teatro Canzone di Giorgio Gaber.
I testi delle canzoni non sono mai banali: i rapporti umani, la nostalgia della vita 'lenta' di provincia, un' ironica critica sull'attualità sociale, ma sempre con un fondo di ottimismo, di 'misericordia'.

Il suo brano "manifesto" è "Canzone contro la paura":
"Vedo paura ovunque da un pò di tempo, e non solo nei media o nei telegiornali.
Vedo che questo sentimento sta avendo un impatto che nella vita reale delle persone e in contesti inaspettati, quando sento determinate affermazioni, nell'intimità o incontri privati.
Questo ha messo in discussione anche una mia visione del mondo, delle persone , dell'umanità.
Ho dovuto mettere in discussione in primis me stesso.
Mi sono reso conto che tutto quello che condanno, a volte, in parte mi appartiene.
Nelle mie canzoni emerge un forte senso di denuncia, una forma di amarezza umana, non politica,
ma di empatia umana, del domandarsi : ma dove stiamo andando?  E io come mi comporto?"
Queste le parole dello stesso Brunori in un'intervista a Repubblica  nel 2017.

"Ma non ti sembra un miracolo
che in mezzo a questo dolore
e a tutto questo rumore
a volte basta una canzone
anche una stupida canzone
solo una stupida canzone
a ricordarti chi sei?"
Sono le domande eterne che il rock (e il blues) non hanno mai dimenticato e che continuano a non nascondere. 


 

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