Father and son - Yusuf Cat Stevens

da "Siddharta" di Hermann Hesse
(Adelphi, 1975)

"Un giorno che il piccolo Siddharta aveva di nuovo afflito suo padre con dispetti e capricci e gli aveva rotto le due scodelle del riso, Vasudeva, verso sera, prese a parte l'amico e gli parlò:
'Scusami - disse - ti parlo con cuore d'amico. Vedo che ti tormenti, ti vedo nella tristezza: tuo figlio, amico mio, è la causa dei tuoi affanni (...)
Amareggiato Siddharta fissò il volto affettuoso dell'amico (...):
'Ma posso forse separarmi da lui? (...)
Vedi io lotto per lui, per conquistarmi il suo cuore; con l'amore e con la pazienza più affettuosa voglio impadronirmene. (...)
Più caldo fiorì il sorriso di Vasudeva:
'Ma sappiamo forse, tu e io, a che è predestinato, a qual cammino, a quali imprese, a quali dolori?
Non sarà poco il suo soffrire: orgoglioso e duro è già il suo cuore, e molto devono soffrire gli uomini come lui, molto errare, molte ingiustizie commettere, caricarsi di molti peccati.
Dimmi amico mio, tu non educhi tuo figlio? (...)
Qual padre, qual maestro ha potuto proteggerlo da questa necessità di vivere egli stesso la sua vita? (...)
Credi ,dunque, amico mio, che questa via qualcuno se la possa risparmiare?
Forse il tuo figlioletto, perchè tu gli vuoi bene, perchè tu vorresti risparmiargli sofferenze, dolore, delusione?
Ma anche se tu morissi per lui dieci volte, non potresti sollevarlo dalla più piccola particella delsuo destino'

Questo è un intenso brano di "Siddharta", il romanzo più famoso del premio Nobel per la letteratura il tedesco Hermann Hesse.
Pubblicato nel 1922, è un viaggio di formazione che, come "Il Profeta" di Gibran, pubblicato lo stesso anno, otterrà un grande successo editoriale ripubblicato durante gli anni (i '70) della riscoperta da parte del mondo giovanile, soprattutto nord americano, di una certa spiritualità ispirata ad origini orientali, generalmente buddhiste, aprendo la strada all'utopia universalistica della "new age", l'Era dell'Aquario.
A questa utopia, comunque imbevuta di diversi spunti di spiritualità di tradizione cristiana, forse ingenuamente "taroccata", si ispirò la produzione dei menestrelli folk rock  che imperversarono sulla scena musicale.
Un movimento artistico, la beat generation, nato dalle prodezze letterarie di Jack Kerouac , Allen Ginsberg, J.D. Salinger tra i più famosi,
poi approdate agli inni country rock iconici della 'west coast', al movimento hippy californiano e , sull'altra sponda dell'Atlantico, ai rappresentanti della "Swinging London", primi fra tutti i Beatles.

In questa magmatica schiera di giovani "rivoluzionari" della creatività pop rock, grande visibilità ha un artista inglese, di origini greche, particolarmente portato a comporre brani ispirati al folk più gentile, ballate acustiche di presa immediata sul pubblico fruitore, dai testi mai banali che ispirano alla vita quotidiana, trattando con gentilezza e malinconia la complessità dei rapporti personali rispetto alle contraddizioni di una società in evoluzione.
Il suo nome è Cat Stevens.
Per la verità il suo vero nome è Steven  Demetre Georgiou, ma cambierà ancora nome in Yusuf Islam, all'inizio degli anni '80, dopo essersi convertito alla religione musulmana, abbracciata dopo una crisi mistica come ringraziamento per essersi salvato in un grave incidente che poteva costargli la vita.
A seguito della conversione abbandona la vita artistica, che riprende dopo decenni di silenzio solo negli anni 2000, riprendendo tourneè come promozione di nuove uscite discografiche, non disdegnando di ricantare i suoi vecchi classici, sorprendendo molti per il timbro di voce ancora intatto e non scalfito dal tempo.

E dire che, ancora, nel 1998, al giornalista Giampaolo Mattei, nel libro "Anima mia" (Piemme, 1998) affermava:
"Non approvo le mie vecchie canzoni, e oggi mi trovo in aperto contrasto.
Parlavo di amore libero, concetto che rinnego. Ciò che sono oggi lo si capisce ascoltando il mio disco scritto in onore del Profeta Maometto, che Dio sia con lui.
Solo per questo sono tornato a registrare un disco diciassette anni dopo il precedente.
E' un lavoro che ha come fonte d'ispirazione e riferimento il Corano. (...)
Non sono venuto al mondo per fare il musicista ma per vivere come un buon musulmano"
Meno male che ventinove anni dopo il suo ultimo disco, Yusuf Cat Stevens, abbia cambiato idea, dando alle stampe, il 'laico' Roadsinger  e, reincidendo nel 2020 l'intero album del 1970 'Tea for the Tillerman 
La fede alla religione di Maometto gli procurerà qualche problema nei suoi viaggi in America soprattutto dopo l'attentato alle Twin Towers, abbandona quindi il "prefisso" Islam del suo nome da convertito e vi aggiunge lo storico Cat Stevens, per farsi accettare più facilmente dai suoi vecchi fans.

Tra le sue più famose canzoni del vecchio repertorio, spicca "Father & son", che sembra uscire dalle pagine di "Siddharta" citate all'inizio.
Un dialogo serrato tra padre e figlio sulla vita e sugli ostacoli che il più giovane dovrà affrontare.
Un tema, l'incomunicabilità, con cui i grandi songwriter dovranno fare i conti nei loro brani: il segno che lo scambio di esperienze tra generazioni e le contraddizioni educative sono evidentemente eterne e non rinviabili.

" (padre) Non è tempo di cambiamenti
Rilassati e basta, prenditela comoda,
sei ancora giovane, questo è il tuo problema.
C'è ancora tanto che devi conoscere. (...)

(figlio) Come posso spiegare?
Quando lo faccio, lui si gira dall'altra parte.
E' sempre la solita vecchia storia:
dal momento in cui iniziai a parlare, mi è stato ordinato di ascoltare.
Ora c'è una strada e io so che devo andare."






    
   

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