Eso que tù me das - Jarabe de Palo

da " Il Profeta" di Gibran Kahlil Gibran
(Guanda edizioni)

"Allora domandò una sacerdotessa: parlaci della preghiera.
Ed egli rispose dicendo:
Voi pregate nella disperazione e nel bisogno; pregate piuttosto nella gioia e nei giorni d'abbondanza.
Poi che non è forse la preghiera l'espansione di voi stessi nell'etere vivente?
Se versare la vostra oscurità nello spazio vi conforta, una gioia più grande è versare la vostra luce.
E se piangete soltanto quando l'anima vi chiama alla preghiera, essa dovrebbe mutare le vostre lagrime fino al sorriso. (...)
Dio non ascolta le vostre parole, se egli stesso non le pronuncia con le vostre labbra (...)
Dio nostro, ala di noi stessi, noi vogliamo con la tua volontà (...)
Non possiamo chiederti nulla; tu conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano;
il nostro bisogno sei tu; nel darci più di te stesso, ci dai tutto."

Gibran Kahlil Gibran nasce nel 1883 in Libano e muore a New York nel 1931.
Pubblica la sua opera letteraria più famosa "Il Profeta" nel 1923, ma la sua maggior diffusione in Europa parte dalla seconda metà degli anni '60, sotto l'influenza della ricerca di una spiritualità, a volte confusa, ma sincera, dei movimenti hippy americani, ( stessa sorte, la ebbe "Siddharta" di Hermann Hesse, pubblicato nello stesso anno de "Il Profeta" )
Gibran era cristiano maronita e in questa sua opera confluiscono tutte le sensibilità religiose della sua terra d'origine.
Come scrive Carlo Bo, nella sua prefazione nell'edizione del libro edito in Italia da Guanda:
"Gibran vive perchè ha puntato sullo Spirito o, per dirla più semplicemente, la sua poesia si inchina di fronte alla profezia. Allo stesso modo che la poesia deve sostituire la realtà, renderla diversa, materia eterna, l'invocazione spirituale di Gibran tende fatalmente a risolversi in abbandono, a frantumarsi in parole non umane, a rifarsi in un'altra ambizione più alta, assoluta."

Molto spesso, il mondo del rock ha dovuto fare i conti con la morte dei suoi artisti più significativi:
Vuoi per incidenti, vuoi per uso di stupefacenti, vuoi per malattie incurabili e vuoi per gli anni che passano, alcune icone universali hanno affrontato il passaggio dalla vita terrena al Mistero dell'Aldilà.
I nomi ormai sono tanti, e recentemente, il 9 Giugno 2020, se ne è aggiunto uno nuovo.
Si tratta di Pau Dones, il front man dei Jarabe De Palo.
All'età di 53 anni, si è arreso ad un tumore al colon diagnosticato pochi anni addietro.

Carriera, dunque, spezzata giovane; certo la sua produzione non è paragonabile a chi lo ha preceduto in questo passaggio della vita, ma ci interessa l'uomo che si esprime nella sua arte.
Pau Dones, catalano, rimane famoso per due suoi acclamati successi : "La Flaca" e "Depende", canzoni della seconda metà degli anni '90.
La sua musica gentile era un mix di rock e influenze cubane, reggae e flamenco
Molti suoi colleghi italiani lo piangono, tra i quali, Jovanotti, Niccolò Fabi e Noemi.

Avendo coscienza della sua malattia, comunque non si è mai fermato nella sua professione, anzi, era diventata una vocazione, tanto che qualche tempo prima del suo peggioramento ha pubblicato un brano, nel suo stile leggero, ma con un testo , nella sua semplicità, di un profondità sconvolgente, una vera preghiera di ringraziamento, (non sappiamo se ad un amico, ad una donna o ad un Entità Superiore), che in qualche modo, sembra uscire dalle pagine de "Il Profeta":

" Quello che mi dai
è molto più di quello che chiedo
Tutto quello che mi dai 
è quello di cui ho bisogno ora
Quello che mi dai
non penso di meritarlo
per tutto ciò che dai
ti sarò grato.
Quindi grazie per essere
per la tua amicizia e la tua compagnia
Sei la cosa migliore che la vita mi ha dato (...)
Ti darò tutto
tu eri la mia migliore medicina
Ti darò tutto
qualunque cosa tu chieda.
E cosa mi dai
è molto di più
di quanto ti abbia mai chiesto" 

( un grazie particolare a Gianluca, per la segnalazione)




 

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