Wish you were here - The Pink Floyd

"Esiste una meta a cui tende la vita?
O resta solo un sempre più breve vagare privo di segnaletica, ora che l'ultimo barlume di luce si è spento?

'Tal si dilegua, e tale
lascia l'età mortale
la giovinezza. In fuga
van l'ombre e le sembianze
dei dilettosi inganni; e vengon meno
le lontane speranze,
ove s'appoggia la mortal natura.
Abbandonata, oscura
resta la vita. In lei porgendo il guardo
cerca il confuso viator invano.
Del cammin lungo che avanzar si sente
meta o ragione; e vede
che a sé l'umana sede,
esso a lei veramente è fatto estrano '

Senza le 'lontane speranze', a cui avevi 'appoggiato' il futuro e quindi il presente, la vita si ritrova 'abbandonata' e precipitata nella tenebra 'oscura' dell'esperienza. (...)
Eppure c'è così tanta bellezza i questi versi finali che non possono fare a meno, ancora una volta, di vincere sulla tua stessa amarezza: mentre comunichi il dolore, senza saperlo lo ripari.
L'universo non è tenuto ad esser bello, eppure lo è.(...)

'Voi, collinette e piagge,
caduto lo splendor che all'occidente
inargentava della notte il velo,
orfane ancor gran tempo
non resterete; che dall'altra parte
tosto vedrete il cielo
imbiancar nuovamente, e sorger l'alba:
alla qual poscia seguitando il sole,
e folgorando intorno
con le sue fiamme possenti,
di lucidi torrenti
inonderà con voi gli eterei campi. '

(...) Le cose non restano mai orfane di luce. Su tutto ciò che è propriamente umano cade invece una notte di pietra. 
A noi restano solo la malinconia di una promessa non mantenuta e un totale smarrimento (...)
Perchè tutta questa luce non ci raggiunge, perchè non ci ripara, perchè non ci tira fuori dalle tenebre delle nostre vie? (...)
Ma noi, da quale luce possiamo essere riparati?
Con quale luce possiamo riparare, se non è in noi?
Il nostro seme può essere di rosa o è solo un seme del pianto?
O al massimo di un malinconico canto? "

E' quasi un botta e risposta tra Giacomo Leopardi, nella sua poesia "Tramonto della luna" e lo scrittore Alessandro D'Avenia, che nel suo saggio dove immagina un epistolario con il Poeta di Recanati "L'arte di essere fragili", (ed. Mondadori, 2016) ( "conversa" con il poeta, affrontando attraverso la sua opera, le questioni ultime della vita umana.
Qui, il protagonista è "lo smarrimento" davanti a "vita e destino (che) risultano estranei l'una all'altro,
terra di esilio l'una, forma dell'esilio l'altro". 

"Il 5 Giugno del 1975 (la data non è certa ma assai plausibile), negli studi di Abbey Road, mentre il gruppo (dei Pink Floyd  n.d.r.) è impegnato nel missaggio (dell'album 'Wish you were here'  n.d.r.).il fantasma che, dopo essere evocato da quel languido e malinconico fraseggio di chitarra, ha innescato l'amara autoanalisi che attraversa il disco, appare in carne ed ossa.
Ingrassato, completamente rasato (sopracciglia incluse), Syd Barrett si manifesta con formidabile senso del tempo.
Ci vogliono alcuni minuti prima che i suoi vecchi compagni di strada capiscano che si tratta di lui, e l'incontro è così sconvolgente che Waters si metterà a piangere.
Barrett chiede se occorra un aiuto in studio, gli viene risposto che le chitarre sono già state registrate.
Quasi fosse una funzione inconsapevole del destino, se ne va come è arrivato, lasciando i Pink Floyd in compagnia della sua ingombrante, inevitabile assenza."

Insuperabile, tra cronaca e parabola, questo brano di Alessandro Besselva Averame, tratto dal suo libro di testi commentati dal catalogo dei Pink Floyd "The lunatic" (Arcana Edizioni, 2008)
I Pink Floyd (Syd Barrett, Roger Waters, Nick Mason, Richard Wright - questa la formazione degli esordi) sono un pilastro ineliminabile nella storia del rock; quel rock inglese che alla fine degli anni '60 vive la sua espressione "psichedelica", allontanandosi dalle sue origini popolari e popolane, trascinato dalle sperimentazioni elettroniche e destrutturando la forma tipica strofa - ritornello - strofa, quasi la documentazione sonora della nuova stagione giovanile, dall'esaltazione della rottura degli schemi borghesi alla resa del nichilismo, accentuato dall'abuso delle droghe.
A farne le spese in maniera più drammatica è Syd Barrett, il componente più visionario del gruppo, che si rintana sempre più nel suo mondo onirico, perdendo completamente il rapporto con la realtà e divenendo conseguentemente ingestibile nei rapporti quotidiani con il mondo "esterno"
Viene sostituito da David Gilmour, che darà il suo contributo all'ascesa sempre più inarrestabile del marchio Pink Floyd, anche a scapito di equilibri interni al gruppo, specialmente con la figura di Waters.

"Ummagumma", "Atomic Heart Mother" "Meddle", sono il trampolino di lancio libertario, ardito e alternativo per le produzioni forse più "pop" che la band londinese realizzerà dalla metà dei '70.
"The dark side of the moon" ( uno degli album in assoluto più venduti nell'era rock), "Wish you were here", "Animals", "The wall" (un vero fenomeno multimediale) e i decadenti "The final cut", "A momentary lapse of reason" e "Division bell", che vedono l'abbandono di Waters, mentre il gruppo, prima di sciogliersi definitivamente attuerà una sorta di accanimento terapeutico imbarcandosi in colossali tournee all'insegna degli effetti speciali.
Lo schizofrenico disperso Syd Barrett morirà nel 2006.
Richard Wright nel 2008. Gilmour e Waters continuano ancora oggi la loro carriera, ben distanti tra loro, tra inediti e ritorni nostalgici.

"Wish you were here" è la canzone dell'assenza, della malinconia, della nostalgia.
E' la presa d'atto di una umana impotenza davanti al destino che coinvolge l'amico e anche un pò se stessi, senza lo struggimento, senza un abbandono in qualcosa a cui affidarsi.
Musica di Gilmour, testo di Waters, segue le orme di capolavori musicali come "Imagine", cantati da tutti, ma espressioni di un profondo disagio esistenziale.
Come il grido leopardiano che chiede se il nostro seme può essere di rosa o solo del pianto.
O di un malinconico canto.

"Così credi di riuscire a distinguere il paradiso e l'inferno
i cieli azzurri dal dolore.
Sai distinguere un prato verde da un freddo binario d'acciaio? (...)

E ti hanno fatto barattare i tuoi eroi con dei fantasmi?
Freddo benessere con un cambiamento?
Hai cambiato una parte da comparsa ai margini della guerra per una da comandante in gabbia?

Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui.
Siamo solo due anime che nuotano in una palla di vetro,
anno dopo anno.
Corriamo sullo stesso vecchio terreno,
ma cosa abbiamo trovato?
La stesse vecchie paure.
Come vorrei tu fossi qui."

"La stanza" propone una bella versione live di Gilmour e la versione originale con l'apporto di una leggenda del jazz, il violinista italo - francese Stéphane Grappelli (1917 - 1977), che però non venne pubblicata ufficialmente nell'album del 1975.











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