Canzone delle domande consuete - Francesco Guccini

"La paura sembra negare all'uomo e alla donna il futuro desiderato.
Eppure non c'è distinzione fra l'amore e la fedeltà.
Benedetto XVI ha detto: 'La fedeltà nel tempo è il nome dell'amore'
Questa sintetica e sorprendente affermazione sembra andare nella direzione opposta al comune sentire degli uomini e delle donne del XXI secolo.
Ma è proprio così?
E' proprio vero che per l'uomo e per la donna non ha nessun peso la fedeltà?
E' proprio vero che non si desidera il futuro dell'amore sbocciato?

Per quanto posso capire, guardando il mio cuore e il cuore degli uomini che ho conosciuto, ogni nuovo amore porta dentro di sé il desiderio di non finire mai, di bruciare ogni avversità, di combattere ogni nemico della comune felicità.
Esiste oggi un'immensa letteratura che nega tutto ciò ... eppure non si riesce a spegnere la malinconia per l'amore che muore.
Non è dunque vero che l'uomo non desideri ardentemente per sé e per l'altro la fedeltà all'amore che li accomuna.
E' piuttosto vero che, mentre desideriamo l'eternità dell'amore, con le nostre sole forze non siamo capaci di assicurarla.
Ogni difficoltà ci appare come un ostacolo, una montagna che si erge davanti a noi e che da soli non riusciremo mai a scalare.
Non ci rimane allora che considerarci sconfitti?
La vita è solo inganno?
Promette e scrive dentro di noi tale promessa e poi non mantiene?"

Mons. Massimo Camisasca, attuale vescovo di Reggio Emilia / Guastalla, una vita sacerdotale spesa nell'approfondire i temi dell'educazione cristiana attraverso le sfide che il mondo pone all'uomo, alla famiglia e alla Chiesa, nel suo libro "Amare ancora" (Edizioni Messaggero Padova, 2011) pone queste fondamentali domande sulle cause che inducono alla fine di un amore.
Lo ritroveremo poi alla fine di questo post, impegnato in una proposta che apra ad una speranza, ad un diverso orizzonte umano che vada oltre lo scetticismo o addirittura al nichilismo.

"Questa mia 'Canzone delle domande consuete' è la testimonianza di un'esigenza personale e lucida in un momento in cui nessuno sembra farsi domande di un certo tipo.
Sarà forse che tutte le età presentano delle tappe.
Così, come a venti, trenta o quaranta, a cinquant'anni arriva il momento di fare bilanci sulla vita, accorgendosi che le somme sono non inutili, ma fastidiose.
Mi accorgo che ciò che ho già speso è un pò più di quello che posso ancora dare.
E questo si accompagna alla sensazione sgradevole di non stringere ancora nulla di vero tra le mani.
Gli attimi di felicità li puoi contare sulla punta delle dita: il resto è tempo perso, quasi noia." (1)

"Canzone delle domande consuete" racconta di un uomo che si è fatto mille domande nella vita ed è ancora lì a farsele, senza aver mai trovato risposte, senza vare risolto nulla.
Le domande sono consuete perchè non si è raggiunta alcuna sicurezza, non dico la serenità, perchè se Dio vuole, gli amori non sono affatto sereni e tranquilli, ma almeno la certezza di sapere che cosa vuole l'altra persona e che cosa vuoi tu." (2)

"Le domande consuete sono quelle che ci facciamo quando, ad esempio, siamo in piena crisi amorosa.
Cosa vorrei o dovrei fare adesso? Proprio in questo momento?
Vado o resto? La lascio andare o la convinco a restare?
Ed io? Devo andare o devo restare?
La considero una bella canzone, tutto sommato, intensa." (3)

Eh si, perchè alla fine si parla di canzoni.
Ma come spesso accade quelle di Francesco Guccini, hanno un 'di più' di introspezione sulla vita quotidiana che pone domande senza avere risposte, per cui restano inevase.

Inclusa nell'album "Quello che non...", anno 1990, "Canzone delle domande consuete" fa parte di una serie di composizioni del cantautore emiliano, in cui alcune confermano la sua vena "leopardiana", altre si aprono a storie e riflessioni aperte ad una meraviglia non più sopita come in "Ballando con una sconosciuta" (un incontro fra le antenne dei tetti addirittura con la Madonna) e "Tango per due".

Walter Gatti, cronista musicale, come ama definirsi, nel libro da lui curato "Cosa sarà. La ricerca del mistero nella canzone italiana" (ed. Itaca, 2009), introducendo il brano di Guccini, scrive:
"L'amore, l'amicizia, non sono forse il più alto tentativo di essere accompagnati nella vita, visto che non siamo fatti per essere soli?
Ma se anche questi traballano, dove ci si rifugia?
Cosa dà certezza al sentimento e al cuore, che è della parte di noi che riconosce l'infallibile corrispondenza?
Cosa lo rende saldo? (...)
Ma è possibile oggi la felicità? E a che condizione?"

Ecco, come a rispondere a Francesco Guccini, le riflessioni di Mons. Camisasca:
"Una delle ragioni più comuni nel fallimento di un amore è il convincimento della persona di essere sola. 
Ci sono uomini e donne che vivono assieme come se fossero soli. (...)
E' come se queste persone non si fossero ancora veramente incontrate.
Occorre dunque domandare la grazia di un incontro, quella grazia per cui l'altra persona assume nella nostra vita il peso di un compagno di viaggio.
Egli diventa così una terra da esplorare, a poco a poco."




(1) da "La lunga strada del rock"  di Walter Gatti
(2) da "Fra la Via Emilia e il West"  di Paolo Talanca
(3) da "Francesco Guccini. Se io avessi previsto tutto questo" cd antologico

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