La donna cannone - Francesco De Gregori

"L'uomo è un essere narrante.
Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo.
Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie ..., la storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli.
Spesso decidiamo cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato.
I racconti ci segnano, plasmano la nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo.
L'uomo non è solo l'unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità, ma è anche l'unico che ha bisogno di raccontarsi, di rivestirsi di storie per custodire la propria vita.
Non tessiamo solo abiti, ma anche racconti: infatti, la capacità umana di tessere conduce sia ai tessuti, sia ai testi.

Le storie di ogni tempo hanno un telaio comune: la strutture prevede degli eroi, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell'amore.
Immergendoci in storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita.
L'uomo è un essere narrante perchè è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni. (...)
Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, nè di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende."

E' uno stralcio dal Messaggio del Santo Padre Francesco per la 54ma Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: "Perchè tu possa raccontare e fissare nella memoria" (Es 10,2). La vita si fa storia.       
24 Gennaio 2020, Memoria di San Francesco di Sales

"Un giorno mi capitò di leggere su un giornale un articolo a metà tra sociologia e folklore.
L'occhiello diceva più o meno così: 'Nei guai il circo di ..., e il titolo era: 'La donna cannone pianta tutti e se ne va ...'
Pensai che questa cosa potesse essere una canzone, ci attaccai un riff al pianoforte che da tempo mi perseguitava e tutto filò liscio."

Così Francesco De Gregori racconta la genesi di una delle sue canzoni più conosciute "La donna cannone".
1983: un anno dopo la pubblicazione del suo capolavoro "Titanic", il cantautore romano, incide un mini album, contenente tre canzoni e dei brani musicali per la colonna sonora di un film italiano.
"La donna cannone" si staglia in tutta la sua bellezza: composizione nel solco del melodramma italiano con un tocco "battistiano", gran lavoro al pianoforte di Mimmo Locasciulli (già all'opera in "Titanic"),
con l'apporto orchestrale di quella vecchia volpe di Renato Serio (un direttore d'orchestra che ha "svezzato" quasi tutta la schiera dei big canori tricolore) e ... voilà, ecco servito un piccolo gioiello, un evergreen del catalogo "degregoriano", e non solo suo.
Ma la grande intuizione musicale non basta, è lo spunto narrativo che rimane impresso.

"Chi si aspetterebbe tenerezza da una "donna cannone"?
Una donna che per definizione dovrebbe esserne l'antitesi! (...)
Nello struggimento di questa apparente contraddizione e inconciliabilità tra la dolce lievità del racconto e la figura di cui si narra, sta la grandezza di questo brano.
Come la donna cannone: una volta, l'ultima nella vita, volare non per far spettacolo, ma per volare per amore, volare verso l'infinito."
Nel libro "Cosa sarà. La ricerca del mistero nella canzone italiana", (ed. Itaca, 2009), Maurizio "Riro" Maniscalco, grande esperto di blues americano e musicista a sua volta, introduce la canzone.

E' esattamente "lo struggimento del racconto" il tema in questione, il primato della narrazione.
Quello che scrive papa Francesco nel suo messaggio: il racconto aiuta a "rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende"

Intervistato dall' "Osservatore Romano", Francesco De Gregori va al fondo della riflessione papale:
"Forse si, una canzone può far bene, in un testo ci si può ritrovare e si possono ritrovare gli altri, che siano eroi oppure gente sconfitta.
Del resto aver letto o visto o ascoltato le stesse cose aiuta gli uomini a riconoscersi, crea un'intesa, un linguaggi condiviso in partenza. (...)
Un unico testo, come dice il Papa, avvolge l'uomo e coinvolge l'umanità.
Si, il Papa parla di racconti belli, racconti veri e buoni.
Forse è un modo di dire che debbano essere non solo belli esteticamente, ma avere a che fare concretamente, con la vita, essere capaci di trasformarla. (...)

L'arte abita nel dubbio che circonda l'esistenza, e nel tentativo sempre frustrato di penetrare il vero trova la sua consistenza, la sua forza consolatrice.
Perchè ci sentiamo fragili, ma intuiamo che nel vero non possono esserci nè cattiveria nè bruttezza.
per chi produce racconti, per chi tesse la trama sia del reale che dell'immaginario, per chi se ne lasca vestire ascoltando, leggendo, abitando una grande casa comune.
E' la verità che informa il lavoro dell'artista, se l'artista è un artista onesto (non necessariamente un 'grande artista')."

Più chiaro di così ...




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