Ring them bells - Bob Dylan

da "I promessi sposi" di Alessandro Manzoni

"A un tal dubbio, a un tal rischio, gli venne addosso una disperazione più nera, più grave, dalla quale non si poteva fuggire, neppur con la morte.
Lasciò cader l'arme, e stava con le mani ne' capelli, battendo i denti, tremando.
Tutt'a un tratto, gli tornarono in mente parole che aveva sentite e risentite, poche ore prima:
'Dio perdona tante cose per un'opera di misericordia'. (...)
E poi? Che farò domani, il resto della giornata? (...)
E la notte? La notte, che tornerà tra dodici ore!
Oh, la notte! No, no, la notte!
Ed ecco, appunto sull'albeggiare (...) ecco che, stando così immoto a sedere, sentì arrivarsi all'orecchio come un'onda di suono non bene espresso, ma che pure aveva un non so di allegro.
Stette attento, e riconobbe uno scampanare a festa lontano;
e dopo qualche momento, sentì anche l'eco del monte (...)
Di lì a poco, sente un altro scampanìo più vicino, anche quello a festa; poi un altro.
- Che allegria c'è? Cos'hanno di bello tutti costoro? - (...)
Il signore rimase appoggiato alla finestra, tutto intento al mobile spettacolo.
Erano uomini, donne, fanciulli, a brigate, a coppie, soli;
uno raggiungendo chi gli era avanti, s'accompagnava con lui; un altro uscendo di casa, s'univa col primo che rintoppasse; e andavano insieme, come amici a un viaggio convenuto.
Gli atti indicavano manifestamente una fretta e una gioia comune; e quel rimbombo non accordato ma consentaneo delle varie campane, quali più, quali meno vicine, pareva, per dir così, la voce di que' gesti e il supplimento delle parole che non potevano arrivar lassù.
Guardava, guardava; e gli cresceva in cuore una più che curiosità di saper cosa mai potesse comunicare un trasporto uguale a tanta gente diversa."

E' una dei brani più intensi del romanzo manzoniano: dopo varie peripezie, Lucia si trova al cospetto dell'Innominato, che trovandosi davanti una donna forte della sua fede, durante la notte, comincia a porsi domande sulla sua vita violenta.
E' l'inizio della conversione, che dopo essersi, come riavuto, attraverso il suono delle campane, che richiamavano a raccolta i paesani verso la chiesa, sfocia nell'altrettanto drammatico confronto con il Card. Federigo Borromeo, arcivescovo di Milano.

"La prima canzone dell' album "Oh Mercy" (un album di canzoni cupe, in cui potrebbe sembrare che Bob Dylan non sia ancora uscito dalla grave crisi spirituale successiva al suo periodo cristiano), è dedicata per intero ad un tema spirituale.
'Ring them bells' ha il titolo e parte del testo che derivano dallo spiritual 'Peter, go ring them bells'.
Le campane sono uno dei simboli più ricorrenti in Dylan, buono per tutti gli usi, ma in questo brano, anche se non è esplicito che si tratti delle campane di una chiesa, servono a diffondere un messaggio religioso."
Il virgolettato è tratto dalla presentazione di "Ring them bells" scritta da Renato Giovannoli, autore di una poderosa pubblicazione composta da corposi tre volumi "La Bibbia di Bob Dylan", (edizioni Ancora, 2017)  nei quali lo studioso si avventura nel catalogo "dylaniano" facendo emergere , quasi frase per frase, i riferimenti biblici nelle canzoni del menestrello di Duluth.
In questo brano del 1989, contenuto nell'album "Oh Mercy", considerato dalla critica tutta uno dei vertici della produzione dylaniana, le citazioni del testo vanno dall'Antico Testamento ai personaggi evangelici, fino a visioni escatologiche.
Nel 1985, è lo stesso Dylan che affermerà:
"Ci sarà una corsa verso la devozione, proprio come ora c'è la corsa ai frigoriferi, alle cuffie e agli arnesi da pesca.
Diventerà una questione di sopravvivenza.
La gente correrà a cercare qualcosa riguardo Dio"

Il giornalista Paolo Vites, uno dei più autorevoli biografi italiani scrive sul libro "Help. Il grido del rock" (ed. Itaca, 2012):
"Ring them bells' è una canzone che porta a compimento un cammino verso casa per il cantautore americano: nato da famiglia ebrea, ben presto diventato ateo, poi passato attraverso le lusinghe delle scienze esoteriche, quindi approdato al cristianesimo evangelico americano, tornato nuovamente alla fede ebraica, si avvicina qui al cattolicesimo, in un percorso che non ha paragoni nella storia del rock"

Nel 2007, lungamente intervistato dalla rivista "Rolling Stone" Dylan affermerà:
"Sto diventando più vecchio e cominciano ad accadere cose che prima non avevi mai considerato.
Ti rendi conto di quanto sia fragile un essere umano, e di quanto sia insignificante. (...)
Mentre vai avanti nella vita, ti rendi conto che quest'ultima va ad un'andatura molto veloce. (...)
Credo che tutti noi ci rendiamo conto di come tutto vada troppo veloce e non siamo più agili come lo eravamo un tempo. (...)
La fede non ha un nome. Non rientra in una categoria. E' qualcosa di obliquo, è qualcosa di inesprimibile. (...)
La mia terminologia viene tutta dalle canzoni folk (...)
Si, molta di quella musica viene dalla Bibbia. (...)

Scrive ancora Paolo Vites:
"Di questa canzone popolare americana che canta il Mistero, Bob Dylan è l'erede."

SUONA QUELLE CAMPANE

"Suonate le campane dai santuari
attraverso le valli e i torrenti
(...) il tempo sta correndo indietro
e così fa la Sposa

Suona le campane San Pietro
dove soffiano i quattro venti
Suonale con la mano di ferro
così che la gente sappia.

Suona le campane dolce Maria
per il figlio del pover'uomo.
Suona le campane così che il mondo sappia
che Dio è uno.

Suona le campane per il cieco e per il sordo
suona le campane per tutti quelli di noi che hanno lasciato
Suona le campane per i pochi prescelti,
chi giudicherà i tanti quando il gioco finirà
Suona le campane (...)
per il bambino che piange
quando l'innocenza muore.

Suona la campane santa Caterina (...)
Oh, la strada è lunga e la battaglia è forte
e loro stanno distruggendo la distanza
fra i giusto e lo sbagliato"




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