Everybody needs somebody to love - The Blues Brothers

"La parola 'laico' è un segno percettibile nella nostra lingua.
E' vero che l'udibile ci salta meno agli occhi del visibile, ed è per questo che il suono della parola 'laico' ci colpisce meno della visione di un crocifisso.
Eppure a chi lo sappia ascoltare, a chi lo sappia ricollocare nella sua prospettiva storica, è dato assistere
ad uno strano spettacolo: persone che brandiscono un crocifisso assicurandovi, per esempio, che si tratta di un martello o del segno dell'addizione; si esprimono con un tono degno dei prelati che più fanno la predica e vi spiegano che è per segnare una distanza, se non una neutralità, nei confronti delle religioni; inoltre hanno incessantemente in bocca un versetto del Vangelo, ma sono persuasi di intonare una solfa del loro credo. 
Cantano infatti che bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio.
Promuovono Carte della Laicità senza rendersi conto che tale promozione è stata resa possibile solo da una eredità cristiana. (...)

Oggi siamo di fronte ad una crisi antropologica, davanti alla quale le nostre divisioni partigiane assomigliano a dispute da straccioni in piena eruzione vulcanica, e il paragone è molto debole.
All'estremo di questa crisi i più strenui difensori della laicità dovrebbero scoprire nei loro nemici di ieri gli alleati di oggi. (...)
Di fronte ai robot, Don Camillo e Peppone, Papa IX e Jules Ferry, sono della stessa famiglia.
Di fronte alla negazione dell'umano da parte dei fondamentalismi religioso e tecnologico, la battaglia della laicità diventerà sempre più vicina a quella della fede.
Infatti si tratterà di affermare che è meglio essere figlio prodigo che un superman programmato.
E come affermarlo con ardore se non avendo qualche rapporto di riconoscenza con la religione di quel Dio che si è fatto semplice falegname ebreo e che ha condotto la più umana e al contempo la più divina della vite, perdonando l'adultera, mangiando con le prostitute e i pubblicani, identificandosi con i malfattori, morendo e resuscitando per ritrovarsi ancora molto semplicemente con i suoi discepoli, attorno ad una tavola, a condividere il pane?"

Nato nel 1971 da genitori di origine ebraica, militanti maoisti e attivisti rivoluzionari nel "maggio francese" del 1968, il filosofo Fabrice Hadjadj, convertitosi al cattolicesimo alla fine degli anni novanta, dopo essere stato in gioventù ateo e anarchico, è oggi un punto di riferimento imprescindibile nelle indagini filosofiche del cristianesimo all'interno della società moderna, specialmente per quanto riguarda le sfide dell'etica sessuale e la vita della famiglia.
Di Hadjadj è il virgolettato iniziale di questo post, estrapolato da un suo recente articolo/saggio sul valore della laicità, cattolicamente intesa.
Come è nel suo stile, mai scontato e brillante, alla fine pone una questione molto interessante:
il rapporto del cristiano nella concreta e complicata quotidianità e con chi condividere la propria umanità.
Ma dove trovare questa tensione all'umano anche dove non te lo aspetteresti.

Nel 2010, a trent'anni dall'uscita sugli schermi cinematografici, "L'Osservatore Romano", ha pubblicato un articolo che in qualche maniera, ci sembra, si ricolleghi alle riflessioni di Hadjadj:     

"The Blues Brothers" è un film cattolico?
Gli indizi non mancano in un'opera dove i dettagli non sono certo casuali. (...)
Jake ed Elwood sono infatti cresciuti nell'orfanotrofio intitolato a Sant'Elena e alla Santa Sindone, governato dalla terribile e suo modo affettuosa Sister Mary Stigmata detta La Pinguina, e ora a rischio di sopravvivenza per cinquemila dollari di tasse non versate.
Ma per i due, piccoli ladruncoli, quella istituzione cattolica è tutta la loro famiglia (...) e decidono di salvarla ad ogni costo con i piccoli suoi ospiti.
Ma come farlo senza allontanarsi (troppo) dai valori trasmessi dalle suore e, nonostante qualche trasgressione, sempre ritenuti validi?
L'illuminazione arriva nella Chiesa Battista di Triple Rock e dove ascoltano un sermone del reverendo Cleophes James sulla necessità di no sprecare la propria vita.
Ed è proprio il religioso ad accorgersi del cambiamento di Jake (Tu hai visto la Luce!) che porterà i fratelli a ricostruire "la banda" per raccogliere i dollari necessari alla salvezza dell'orfanotrofio. (...)
E nulla antepongono alla "missione per conto di Dio".
Che alla fine riuscirà.
Consegnando alla storia del cinema e della musica un film memorabile.
Stando ai fatti, cattolico"

Esagerati? Mah ...
Certo, una interpretazione che, a pensarci bene, ci può anche stare, aggiungendo come indizio, che i Fratelli Blues, nel racconto cinematografico, passano tutto il tempo a recuperare i loro amici musicisti, già accasati o con lavori sicuri, chiedendo loro di abbandonare tutte le loro sicurezze lavorative, mogli e figli, per seguirli in questa "missione per conto di Dio".
Cosa vi ricorda?

Vero è che nella realtà, la vita degli interpreti (almeno di uno, per quanto sappiamo) non era sicuramente esemplare.
John Belushi, attore geniale, abusava di alcool e stupefacenti, causando diversi problemi sul set del film.
Questa sua dipendenza sarà letale: morì pochissimi anni dopo nel 1982, all'età di 33 anni abbandonato in una camera di motel, dopo essersi fatto una overdose di cocaina ed eroina.
Il film "The Blues Brothers", tra momenti esilaranti di comicità surreale e inseguimenti memorabili, era ispirato alla band che realmente Dan Aykroyd e John Belushi avevano messo in piedi, quasi per scherzo, esibendosi nel famosissimo show televisivo americano "Saturday night live", un varietà dove, tutt'ora, la satira si incrocia con la musica rock.
Il repertorio consisteva nel recupero della grande tradizione del rythm'n blues degli anni '60, ri-arrangiato per il gusto delle nuove generazioni, (a quel tempo imperava la disco music),  dando una verniciatura funky a classici un pò dimenticati, avvalendosi della complicità dei più grandi musicisti interpreti del genere.

Il brano di punta del film è "Everybody needs somebody to love", già ai tempi un vecchio brano di Solomon Burke, un'icona del blues, anch'egli un personaggio strano, di una spiritualità molto particolare.
Il brano, nella sua semplicità e immediatezza racchiude l'atmosfera del film, che, forzandone un pò il significato, abbiamo voluto raccontare:

"Ognuno ha bisogno di qualcuno
ognuno ha bisogno di qualcuno da amare.
Ho bisogno di te, te, te."




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