Vedi Cara - Vinicio Capossela

da "Il brillìo degli occhi" di Julian Carron
(ed. Nuovo Mondo, 2020)

"Chi di noi ha, ogni giorno, almeno un istante di vera tenerezza verso se stesso, verso la propria umanità?
Tante volte ci maltrattiamo, ci scagliamo irosi contro la nostra umanità, che non si lascia sedurre dalla menzogna: vorremo sfuggirvi e d'altra parte non riusciamo ad obliterarla. (...)
Per questo mi ha sempre colpito la frase di Giovanni Paolo II: 'La tenerezza è l'arte di sentire l'uomo tutto intero'
Questo 'sentire' l'uomo tutto intero è essenziale per vivere ed è il contrario del sentimentalismo. 
Ma è 'raro trovare - dice Giussani - una persona piena di tenerezza verso di sè' (...)
Tuttavia, ciò che ogni uomo desidera sperimentare è proprio questa tenerezza verso la propria umanità. (...) Se non troviamo 'qualcosa' che ci consenta di avere questa tenerezza verso la nostra sete, verso la nostra umanità, finiamo per guardarla come una ferita che vorremmo strapparci di dosso - esattamente il contrario di un amore-.
Ma perchè vorremmo strapparcela di dosso?
Per non sentire il dramma, per attutirlo il più possibile, per non avvertire l'insufficienza di tutte le cose in cui riponiamo le nostre attese, per non dover fare i conti con la sproporzione tra quello che desideriamo e quello che riusciamo ad ottenere, (...)
come canta Guccini, riferendosi al rapporto amoroso:
'Vedi cara, è difficile spiegare / è difficile capire se non hai capito già ... //
Tu sei molto anche se non sei abbastanza, / (...) tu sei tutto, ma quel tutto è ancora poco'

E' un altra illuminante meditazione sulla condizione umana tratta dall'intenso pamphlet di Julian Carron, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, offerto a migliaia di attenti lettori nell'estate 2020.
Di come, questa riflessione 'cattolica', sia vera e offerta a tutti gli uomini, è da esempio l'appassionata introduzione di Vinicio Capossela al citato brano di Guccini, che il cantautore ha scelto come tributo al 'Maestrone', nel secondo album, organizzato dal Gran Cerimoniere Mauro Pagani, nel quale diversi bei nomi del mondo canoro italiano si sono confrontati con lo storico repertorio gucciniano:
" La cosa è cara perchè c'è dell'affetto e dell'amore, ma anche cara perchè il prezzo è caro.
E quindi una cosa cara è anche qualcosa che si paga molto: è questo il senso in cui sento più mia questa canzone.
'Vedi cara' è un brano esistenziale, io almeno l'ho sentito così.
Si vede una vicenda, magari una persona umana, che viene traslata in un brano che sembra avere quasi una rivalsa.
Però, nello stesso tempo è un  brano estremamente compassionevole, perchè  è come se dicesse
'non è colpa mia nè tua, siamo due idioti, non ce la facciamo, è nella natura delle cose.
Quel 'vedi cara' è un presupposto, è mettere a nudo l'anima, ed è sempre una cosa che costa fatica:
non c'è niente di più faticoso della sincerità.
E' un brano, questo, dove c'è un tentativo di esaminarsi con franchezza, di esaminare anche spietatamente i propri limiti.
Ci sono momenti in cui la vita chiede il conto, si è di fronte a qualche bivio e il bivio è sempre una sconfitta, perchè c'è sempre qualcosa che perderemo nella scelta.
E' un brano da resa dei conti, ha una sua amarezza, ma anche una sua dose di compassione, di compassione verso le vicende umane.
E' questa compassione che ho cercato di mettere un pò più in luce, con questo arrangiamento,
che definirei 'confessionale'"

Chi è abituato al vocione di Guccini, forse rimarrà destabilizzato dall'atmosfera rarefatta e dalla voce 'sghemba' di Capossela, artista dedito alla ricerca di suoni arcaici, nato per combinazione in Germania, formazione musicale in Emilia, che da anni delizia la platea dei suoi ascoltatori con un repertorio che attinge alla cultura e poetica popolare, unendo storie ancestrali e fiabesche, a strappi evocativi verso il trascendente.
Se la riuscita di una cover, dipende dall'umiltà e del rispetto del tributo all' originale, si può dire che Capossela in questo caso ha fatto centro.
Il suo, oltre che un tributo, è un ringraziamento a Guccini, che lo fece esordire ben 30 anni fa al Club Tenco. 

Ma facciamo concludere a Julian Carron, che insiste e ci provoca:
"Ma allora - ripetiamo ancora una volta - che cosa ci strappa dal nulla, che cosa può colmare questo abisso della vita, questo desiderio irriducibile, scomodo e sublime, e come scrive Leopardi, 'ancora più grande di si fatto universo', cifra dell'umano che è in noi, che smaschera la parzialità, l'insufficienza dei nostri tentativi?"

 




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