Ti regalerò una rosa - Simone Cristicchi

"Ieri ho sofferto il dolore" di Alda Merini

"Ieri ho sofferto il dolore,
non sapevo che avesse una faccia sanguigna,
le labbra di metallo dure,
una mancanza netta di orizzonti.
Il dolore è senza domani,
è un muso di cavallo che blocca
i garretti possenti,
ma ieri sono caduta in basso,
le mie labbra si sono chiuse
e lo spavento è entrato nel mio petto
con un sibilo fondo
e le fontane hanno cessato di fiorire,
la loro tenera acqua
era soltanto un mare di dolore
in cui naufragavo dormendo,
ma anche allora avevo paura
degli angeli eterni.
Ma se sono così dolci e costanti,
perchè l'immobilità mi fa terrore?"
(da "La terra santa")

Alda Merini, nacque e morì nella storica zona dei Navigli milanesi (tra quella che ora, per i residenti, è l'elegante prigione del "fuori salone" e la sregolata "movida" estiva)
Dalla sua nascita, nel 1931, già a sedici anni avverte uno strano malessere, prime ombre nella sua mente, che si confermano come un disturbo bipolare, che già sposata con figli, la porterà ad essere ricoverata nella clinica psichiatrica.
Nella sua vita logorata da un insieme altalenante di gioie e dolori, ha trovato modo di sfogarsi tappezzando la sua camera da letto ospedaliera di frasi, aforismi e riflessioni.
Il suo tormento esistenziale aumentò in quanto consapevole di non essere pazza, e quindi si ribellava quando era costretta a essere sottoposta all'elettroshock.
La sua condizione, non le fa perdere il contatto tormentato e non convenzionale con il trascendente. 
Dopo questa esperienza, tornata sui Navigli, vide la sua produzione poetica essere riconosciuta come testimonianza lucida sui sentimenti più profondi della condizione instabile delle persone "disturbate" e dei soprusi e delle crudeltà dei manicomi, che negavano il contatto con l'esterno.
Alda Merini, muore nella sua modesta casa il 1° novembre 2009.

2007: a sorpresa, il Festival di SanRemo viene vinto da Simone Cristicchi , autore e interprete di "Ti regalerò una rosa", uno struggente brano dedicato a chi il manicomio lo ha vissuto.
Fino ad allora Cristicchi, un Caparezza più gentile, era conosciuto per avere portato al successo un tipico tormentone estivo: "Vorrei cantare come Biagio Antonacci", ma la sua sensibilità umana lo 
aveva già portato a calcare le scene con il suo spettacolo "Centro di igiene mentale", alternando canzoni e lettura di lettere confiscate ai pazienti che erano destinate ai loro parenti:
"Ho fatto esperienza di volontariato in un centro mentale di Roma. Avevo 19 anni e stavo intere giornate con gli ospiti.
Ho scoperto la realtà del manicomio e ho realizzato un documentario sulla loro vita quotidiana..
Ho trovato situazioni molto dignitose, dove le persone si sentono curate e coccolate.
Per contro ho visto anche situazioni in cui le stanze sono vuote e il malato circola per l'istituto come uno zombie."
E' lo stesso Cristicchi che racconta intervistato dal periodico "Vita", pochi giorni dopo dalla vittoria al Festival 
"La mia canzone racconta una storia legata al passato.
Però il giudizio di fondo, la critica che va fatta è contro l'abbandono e l'emarginazione in generale.
Più che un invito alla politica è un invito alla gente, ad avvicinarsi a questo problema.
Bisognerebbe continuare la strada della dignità, restituire a queste persone quel che è stato loro tolto,
nonostante spesso ci siano danni irreparabili.
Le persone che sono state 20,30,40 anni dentro un manicomio a volte non desiderano neanche parlare di questo passato così dolorosa.
C'è qualcuno che dice che il finale di canzone sia un suicidio, viri tutto sul negativo, ma io voglio essere un compagno di viaggio per queste persone e non dire cose a vanvera. (...)
Il "non esiste fine cura" non è un mio giudizio, ma un pregiudizio della società."

In un'altra intervista, sempre di quell'anno Cristicchi afferma:
"L'Antonio della canzone che sale sulla sedia, non vuole suicidarsi buttandosi nel vuoto, ma vuole provare a volare.
E' un volo di speranza e dignità"

Recentemente  Cristicchi ha pubblicato un libro, edito nel 2019 da San Paolo edizioni: "Abbi cura di me", (altra canzone presentata con successo di critica  a SanRemo), in cui racconta che cosa ha vissuto in questi anni tra organizzazioni di cori di minatori con cui gira i teatri, ancora tra "i matti", realizzazioni teatrali sul genocidio istriano e la vicinanza alla Fraternità di Romena e di altre realtà di volontariato. 
Insomma tutto tranne adeguarsi allo "star sistem".
Nel libro viene raccontato l'incontro emozionante, nel 2007, proprio tra Alda Merini e lo stesso Cristicchi.
La poetessa gli dedicò una poesia:

"Non piangere mai
su chi ha abbandonato la sua vita nei manicomi
L'hanno fatto spontaneamente
per non essere molestati.
E' gente che ha un'anima sola
e se perde quella muore.

Voi uomini avete più anime
e molte maschere sul vostro viso
Giocate su enormi teatri
e in enormi teatri del non senso.

Ma noi eravamo felici
di andare verso la morte
tragica soluzione di una vita
che non volevamo"



 





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