I muscoli del capitano - Francesco De Gregori

"Nella 'Passione' del compositore polacco Krystof Penderecki è scomparsa la serenità quieta di una comunità di fedeli che quotidianamente vive della Pasqua.
Al suo posto risuona il grido straziante dei perseguitati di Auschwitz, il cinismo, il brutale tono di comando dei signori di quell'inferno, le urla zelanti dei gregari che vogliono salvarsi così dall'orrore, il sibilo dei colpi di frusta dell'onnipresente e anonimo potere delle tenebre, il gemito disperato dei moribondi.
E' il Venerdì Santo del XX secolo.
Il volto dell'uomo è schernito, ricoperto di sputi, percosso dall'uomo stesso, (...) ci guarda dalle camere a gas di Aushwitz. Ci guarda dai villaggi devastati dalla guerra e dai volti dei bambini stremati nel Vietnam; dalle baraccopoli in India, in Africa e in America Latina; dai campi di concentramento del mondo comunista che Aleksandr Solzenicyn ci ha messo davanti agli occhi con impressionante vivezza. (...)
Se avessero avuto ragione Kant e Hegel, l'Illuminismo che avanzava avrebbe dovuto rendere l'uomo sempre più libero, sempre più ragionevole, sempre più giusto.
Dalle profondità del suo essere salgono invece sempre più quei demoni che con tanto zelo avevamo giudicato morti, e insegnano all'uomo ad avere paura del suo potere e, insieme, della sua impotenza: del suo potere di distruzione, della sua impotenza a trovare se stesso e a dominare la sua disumanità."

Sono le parole Joseph Ratzinger / Benedetto XVI tratte dal capitolo "Il Venerdì Santo della Storia: uno sguardo sul Ventesimo secolo" nel volume VI dell' Opera Omnia: 'Scritti di cristologia' (Libreria Editrice Vaticana, 2015)
E' uno sguardo storicamente lucido sul grande dramma del '900 dimentico del messaggio cristiano e tutto proteso all'affermazione della centralità dell'uomo nella politica e nel sapere tecnologico sciolto da qualsiasi giudizio morale e religioso sulla vita umana e, a cascata, sulla politica dei popoli.

"Qualcuno ha voluto vedere ne 'I muscoli del capitano' non solo un'allegoria del potere, ma addirittura il ritratto di qualche uomo politico italiano? Che ti posso rispondere? Che la madre degli imbecilli è sempre incinta? Se c'è un modo di rovinare le canzoni è questo, andare a cercare quello che non c'è invece di di ascoltare quello che c'è"
E' un De Gregori risoluto e netto quello che risponde alle domande di Paolo Vites nella lunga e fondamentale intervista che accompagnava le uscite settimanali dei cofanetti in cd di tutta la sua discografia, "Contemporanea", allegate, nel 2009, al Corriere della Sera.

Ma precisa, il cantautore romano:
"Comunque il capitano di cui si parla è proprio il comandante del Titanic, un'entusiasta che si lanciò al massimo della velocità in mezzo alla nebbia convinto che la sua nave fosse inaffondabile.
Questo amore per la velocità, questa fiducia nella potenza della macchina incarnano bene le mitologia futuriste dell'epoca e tutto quello che ne è seguito: bombe, guerre, disastri.
Anche il '900 ai suoi inizi doveva apparire un secolo inaffondabile"

'I muscoli del capitano' fa parte di uno dei più bei album dell'intera produzione cantautorale italiana: 'Titanic'.
Pubblicato nel 1982, è forse il primo lavoro della generazione degli autori e interpreti italiani ad unire la canzone d'autore alla tradizione popolare. Ad accompagnare i testi di un De Gregori in vero stato di grazia, emergono echi musicali legati ai canti di lavoro dei primi del novecento, reminiscenze dixie americane, i primi vagiti del rock, stornelli ottocenteschi e ballate pop 'battistiane'.
Insomma: un capolavoro, ancora attuale.

Un illustre collega di De Gregori, Roberto Vecchioni, così commenta il brano:
"I muscoli del capitano', è un dialogo ravvicinato, tra il mozzo e il comandante, ovvero tra due mondi, tra due idee di mondo: la verità dettata dalla fatica e dalla miseria del primo, l'illusione sfrenata, il cieco ottimismo del secondo. La canzone è sicuramente il centro del 'concept album', il cuore, il nocciolo di tutta l'avventura allegorica e cioè il viaggio, il senso dell'umanità, l'origine e lo sviluppo della prevaricazione (...)
E' una canzone folgorante e inimitabile, un atto di sublime disperazione umana.
Tutto il mondo illuminista da Swift a Defoe, su su per i Rousseau e tutto il mondo positivista Darwin e soci, l'imprudente, fracassante sfida futurista di Marinetti, si accartoccia, svapora qui in tre minuti e poco più: l'orgoglio smisurato dell'uomo padrone va a incocciare e a frantumarsi nella sua 'ubris', in stato di trance, sonnolenza ludica, rincoglionimento da stupefacenza"

Ma facciamo concludere a Joseph Ratzinger, che lo stesso De Gregori ha definito: "Intellettuale di altissimo livello, all'apparenza nemico del mondo moderno e in realtà avanzatissimo"(Corriere della sera, intervistato da Aldo Cazzullo) :
"La salvezza del mondo ultimamente non viene dalla trasformazione del mondo (...)
C'è un'esigenza e una domanda dell'uomo che va aldilà di tutto quello che la politica e l'economia possono dare: (...) Cristo. (...) Perchè di esso ha sete l'uomo, e senza di esso, nonostante tutti i miglioramenti possibili e anche necessari, egli rimane un esperimento assurdo."



 

   

Commenti

I più letti

La costruzione di un amore - Ivano Fossati

Il Carmelo di Echt - Giuni Russo

Alessandro - Enrico Ruggeri