Stella - Antonello Venditti

"L'aria è tersa questa sera, e allora usciamo all'aperto e inoltriamoci in una valle isolata per osservare il cielo con i nostri occhi disincantati di uomini del XXI secolo.
Che cosa vediamo?
Uno spettacolo che ci toglie il fiato.
Oggi, come migliaia di anni fa, la volta stellata ci emoziona e ci turba, ci sussurra la nostra piccolezza di fronte alla vastità di ciò che esiste: le stella di Orione, la luce di Aldebaran, i riflessi cristallini delle Pleiadi, ci uniscono a ogni generazione umana del passato.
La scena non è cambiata. Mai.
L'intera storia dell'uomo è come un battito di ciglia nella scala di tempo del firmamento.
Una generazione dopo l'altra, gli esseri umani hanno visto le stesse stelle brillare della medesima luce. (...) Le stelle non sono soltanto belle a vedersi, sono essenziali per la nostra vita.
E' commovente pensare che la sostanza di cui sono fatti i nostri occhi, i nostri nervi e le nostre ossa è stata generata in stelle come quelle che ora stiamo ammirando."
Questo è un brano tratto da "Il grande spettacolo del cielo", (Sperling & Kupfer, 2016), libro scritto da Marco Bersanelli, docente di Astronomia e Astrofisica presso l'Università degli Studi di Milano, autore di oltre trecento pubblicazioni specialistiche e divulgative, direttore scientifico di Euresis, associazione che negli anni ha organizzato una serie importante di mostre didattiche.
E' uno scienziato praticante cattolico e la sua esperienza umana lo ha portato ad essere (dal 2012) nominato Presidente della Fondazione Sacro Cuore per l'Educazione dei Giovani, un importante liceo interdisciplinare alle porte di Milano.
E sempre, in questo libro, pensando al suo compito educativo quotidiano, Bersanelli, non dimentica la lezione sulle grandi domande della vita, che grandi poeti hanno tramandato alle generazioni future, proprio ammirando la volta celeste:
"Quando Leopardi cantava la Luna e le stelle, la sua illuminazione poetica conteneva anche una chiara consapevolezza della natura di quei corpi da un punto di vista scientifico.
L'inaudita vastità dell'universo che emergeva dalle osservazioni astronomiche del suo tempo entrava come una nota distintiva della sua poetica.
Il cosmo era per Leopardi il contesto nel quale si rispecchiava la domanda ultima dell'uomo, la sua esigenza di un significato esauriente per sè e per la realtà tutta.
Come documenta il celebre 'Canto notturno di un pastore errante dell'Asia':
'(...) E quando miro in cielo arder le stelle;
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
che fa l'aria infinita, e quel profondo infinito seren?
che vuol dir questa solitudine immensa?
Ed io che sono?"

Non sappiamo se, a metà degli anni '80, stava ispirandosi a Leopardi, nello scrivere "Stella", però Antonello Venditti, fa di questa canzone una vera invocazione, una richiesta di senso, proprio partendo dalla visione in cielo delle stelle.
Con "Cuore", l'album che contiene il brano, il cantautore romano, dà alla sua carriera un sorta di "terza fase": dopo gli inizi molto legati alle atmosfere politiche e sociali del movimento studentesco, e dopo l'enorme successo del pop "Sotto il segno dei pesci", ora gli argomenti cantati, sono più intimi ("Cuore" contiene l'hit "Ci vorrebbe un amico"), che lo porterà qualche anno dopo a 'bissare' con un'altra canzone slogan "In questo mondo di ladri".
Nonostante, queste diverse fasi artistiche, l'impronta autoriale di Venditti, rimarrà sempre pervasa da un anelito cristiano, ingenuo quanto volete, ma sincero:
"Il mio sogno è portare tutti a San Pietro, sotto la croce.
Quello che tanti concerti di solidarietà del mondo anglosassone non hanno mai fatto, uccidendo il lato spirituale della carità.
La carità è stata sommersa dalla solidarietà, ma la carità è qualcosa che dà a tutti, la solidarietà si dà invece solo ai giusti.
Per questo, io credo che la carità sia superiore alla solidarietà, perchè la carità ha la consapevolezza del dare, non importa quanto, è nel vedere negli altri Cristo, non solo un pezzo di pane"
Così, il cantautore romano scrive di suo pugno, nel libretto di presentazione della versione cd, di un suo classico live del 1992 : "Da San Siro a Samarcanda".
Chissà se è la stessa riflessione che lo porta ad invocare la sua "Stella"

    
 



 

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