Tutti cercano qualcosa - Fiorella Mannoia

"'Andate da qualche parte di preciso, voi ragazzi, o viaggiate senza meta?
'Non capimmo la domanda eppure era una domanda maledettamente chiara'"
Questo passaggio, tratto dal celebre romanzo di Jack Kerouac 'Sulla strada' può rappresentare una chiave di lettura del rapporto tra i giovani e la Chiesa cattolica, almeno nel nostro paese. (...)
La domanda ultima è per sua natura non solo metafisica, se si vuole usare ancora questa categoria caduta in disuso, ma è domanda religiosa.
La riprova sta nel fatto che il senso religioso è inestirpabile.
Lo si può seppellire sotto mucchi di detriti, ma come fili d'erba a primavera, ritornerà a spuntare. (...)
Il cuore dell'uomo non può rassegnarsi al divieto ultimamente nichilista rinunciando all'ipotesi che ogni possibile - tutto il possibile - sia realmente possibile.
Lo suggerisce un'osservazione memorabile del profondo, quanto bizzarro, pensatore apolide George Stainer: 'Per me esiste la pressione assolutamente innegabile di una Presenza.' (...)

Ma l'essere liberi da condizionamenti, (...) non è un dato che possa essere acquisito una volta per tutti.
Ogni uomo percepisce che la sua libertà chiede di essere liberata.
L'esito di questa operazione è lo sbocciare nell'auto coscienza dell'io della limpida polla del desiderio che, inevitabilmente, qualunque sia la sua natura, indica già prospetticamente, la meta.
La libertà liberata dal desiderio è ciò cui gli uomini anelano, anche senza saperlo, perché una cosa sanno bene: la peste più terribile è l'aridità permanente del cuore, è non desiderare niente.
Liberare la libertà è il dono più grande che un uomo possa ricevere. (...)
Condizione per la proposta cristiana agli uomini è una libertà liberata che susciti il desiderio della meta.
(...) Libertà e felicità ('diritto alla felicità', Giovanni Paolo II, Toronto, 2002) non sono solo la trama e l'ordito dell'umana esperienza, ma hanno la forza di interpretare efficacemente ciò che preme all'umanità d'oggi."
Sono alcuni brani tratti da un lungo intervento del card. Angelo Scola, pubblicato su "Il Foglio" il 23 Giugno 2018 dal titolo: "Il cammino verso una libertà liberata dal desiderio"

"Mi sento figlio un pò bastardo dell'Illuminismo, dell'umanesimo, di Omero e di Dante e perfino del cattolicesimo.
Quando dico uomo o umanesimo penso all'individuo leonardesco, all'essere che tende alla perfezione e che è animato da buoni spiriti.
E' la parte fondamentale di noi tutti.
Che poi la storia neghi o ci rappresenti modelli o eventi che contraddicono questo ideale è altrettanto evidente.
Ma l'uomo non va perso mai di vista. (...)
Fu un gesto arrogante quello di sostituirsi a Dio. Anche se penso che Dio si possa declinare in tanti modi e il cristianesimo lo fa attraverso l'uomo. Dio che si fa uomo. (...)
La verità è che nel cristianesimo si descrive l'uomo soprattutto nelle sue debolezze.
C'è un'idea del peccato, per cui l'uomo può assassinare, crocifiggere, bombardare, ma non per questo è meno uomo. (...)
Non siamo esseri trasparenti: siamo un impasto di sangue e melma.
Ma se intendiamo dialogare veramente, possiamo farlo solo sul piano dell'umanità, intendendo con esse l'appartenenza ad una comunità."
(Francesco De Gregori da "A passo d'uomo" a colloquio con Antonio Gnoli, Edizioni Laterza, 2016)

Negli ultimi anni, come per scrollarsi di dosso una innata riservatezza e ombrosità del suo carattere, Francesco De Gregori, nelle diverse interviste che rilascia, pone sempre interessanti risposte sul suo rapporto con il trascendente espresso attraverso l'umanesimo cristiano in cui è pervasa la cultura occidentale.
Nonostante la sua immagine un pò "aristocratica", (famoso il soprannome appioppatogli da Lucio Dalla: "Il Principe"), il cantautore romano ha collaborato diverse volte con alcuni colleghi nella composizione di brani non del suo repertorio. Quelli che ne hanno goduto sono stati lo stesso Dalla, Mia Martini Fabrizio De Andrè, Zucchero, Elisa, Locasciulli, Ron, ma soprattutto Fiorella Mannoia, che ha potuto interpretare più di un paio di sue creazioni.
Alcuni titoli: "Giovanna d'Arco", "Cuore di cane", "Tutti cercano qualcosa".
Proprio su quest'ultimo titolo rivolgiamo la nostra attenzione.
Fiorella Mannoia è senz'altro una delle migliori interpreti della canzone d'autore italiana:
inizia la sua carriera molto giovane all'alba del decennio '70, non "sfonda" e per diversi anni rimane nell'ombra della promozione discografica. Ritorna ad avere visibilità a metà degli anni '80 con un importante repertorio "regalato" da autori emergenti nel "mainstream" pop: Ivano Fossati, Enrico Ruggeri, Massimo Bubola, Riccardo Cocciante e, appunto De Gregori.

Della sua capacità interpretativa, ecco cosa dice Ivano Fossati:
"La cosa che mi aveva colpito di Fiorella è stata la determinazione grandissima nella scelta delle cose da condividere, prima ancora che da cantare. (...)
Fiorella è un'artista che ha il senso della responsabilità di quello che canta, sa perfettamente che le canzoni ti si appiccicano addosso per tutta la vita e che quindi è importante cantare delle cose sensate.
Dal punto di vista interpretativo, in certe cose è insuperabile, è consapevole che il talento e la ponderazione sono sufficienti, che non è necessario abbandonarsi ai ghirigori vocali e ai virtuosismi per essere una grande interprete."
Questo giudizio conferma, come la Mannoia, possa affrontare testi umanamente impegnati come quello di "Tutti cercano qualcosa" (1992, testo e musica di De Gregori) con una certa credibilità.
Al "solito" Giampaolo Mattei, nel libro "Anima mia" (Piemme, 1998), la Mannoia afferma:
"Mi reputo una persona molto religiosa. Credo fermamente in Dio.
I miei rapporti con Lui sono di riconoscenza. Lo ringrazio molto e molto spesso.
Mi ha dato davvero troppe cose, quindi ho profonda gratitudine verso Dio. (...)
Le canzoni che interpreto possono affrontare qualsiasi argomento: le canzoni sono come libri, o sono belle o sono brutte, non esistono temi tabù.
Bisogna vedere con quale delicatezza, con quale eleganza, con quale poesia parli di certe cose."

Chapeau! 




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