I shall be released - Bob Dylan & Joan Baez

"Liberati dal giogo del male,
battezzati nell'acqua profonda,
noi giungiamo alla terra di prova,
dove i cuori saran resi puri.
(...)
Tu sei l'acqua che sgorga dal sasso,
sei la manna che sazia le fame,
sei la nube che guida il cammino
e sei legge che illumina i cuori.

Su Te, roccia che t'alzi fra noi,
troveremo difesa ed appoggio;
e berremo alla fonte di vita,
che ci lava dai nostri peccati"
(...)

Sono alcuni versetti dall' Inno dei Vespri del Tempo di Quaresima delle Trappiste di Vitorchiano.

Mons. Luigi Giussani, nel libro "Tutta la terra desidera il Tuo volto" (Edit. San Paolo, 2000) così  commenta:
"Il giogo del male è la prigionia, la strettoia in cui l'istintività e il nostro progetto ci schiacciano dentro le cose, così come ce le fanno percepire e apparire.
L'istinto, il progetto nostro e l'immagine nostra delle cose ci trattengono dentro il rapporto con le cose come dentro una prigione: non è puro il nostro possesso, ci stringe e soffoca, invece di essere aperto e libero.
Tutto l'Inno si svolge sul fatto che questo sacrificio è come un cammino che si impara nel tempo, attraverso le prove. (...)
Perciò tutto il tratto del cammino di sacrificio, la condizione di sacrificio, che è la vita, non toglie la letizia: la conferma, la fa nascere, perché è nella verità che la letizia nasce e si alimenta.
Infatti, questa strada ci guida all'esodo definitivo, all'uscita definitiva dalla prigione del limite:
'alla gioia profonda di Pasqua'. (...)

La liberazione dal 'giogo del male' non è il termine di una lotta che noi compiamo, ma una Presenza che improvvisamente si pone di fronte ai nostri occhi.
Tutto quanto il valore della nostra esistenza sta nello spalancare le braccia, nell'abbracciarla:
sta nel riconoscimento che ci immerge nel Mistero. (...)
Noi siamo peccatori e la morte di Cristo ci salva.
La morte di Cristo fa diventare bene qualsiasi nostro passato, ma il nostro passato è pieno d'ombra che si chiama peccato. Ed è la morte di Cristo che si salva.
'Che ci salva' significa che l'ora (...) è totalmente cambiata dall'abbraccio e dall'accettazione che noi facciamo di Cristo in croce. (...)
'Dio onnipotente, guarda all'umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa' che riprenda vita per la passione del Tuo unico Figlio' (Liturgia ambrosiana delle Lodi del Lunedì Santo)
E' qui dove arriva Dio, facendosi uomo;
è nel territorio della sfinitezza della nostra umanità dovuta alla sua debolezza mortale.
Ma bisogna sentire questa sfinitezza, per accorgersi dell'urto grande di Dio che diventa uomo e che viene tra noi."

"Da quando ho ascoltato questa canzone per la prima volta, ero alle scuole superiori, l'ho sentita come una delle 'mie canzoni' più care.
Dietro 'I shall be released' c'è Bob Dylan.
Dietro questo titolo c'è la qualità della sua scrittura, delle sue visioni, del suo senso dell'umano. (...)
Questa canzone è uno di quegli squarci di realtà che mi hanno permesso di provare ad essere me stesso.
Che diceva Kafka? 'In ogni momento voglio essere pronto per la salvezza'
Il senso di attesa del Dylan cantautore, dalle radici profondamente ebree, si fa qui, estremo. (...)
Ho sempre preferito guardarmi alla luce di 'da un giorno all'altro sarò liberato', perché ho sempre pensato che non ci si libera da soli: la forza di volontà e le buone intenzioni, le ottime idee e le fantastiche trovate del migliore degli affetti non salvano nessuno."

E' una bellissima introduzione a "I shall be released", una specie di confessione, scritta dal cronista musicale Walter Gatti, nel libro da lui curato "Help. Il grido del rock"  (Ed. Itaca, 2012) 

Questo gioiello musicale di Bob Dylan, del 1968, ha una complessa paternità di pubblicazione e interpretazione:
è contenuto nel primo album capolavoro di The Band, "Music from the Big Pink".
Il gruppo canadese, icona del rock debitore della tradizione "roots", che affondava le radici nella musica dell'America profonda e contadina, proprio quando il movimento di Woodstock virava verso la psichedelia, fu partner per una decina d'anni del menestrello di Duluth.
Insieme progettarono i "Basement tapes", un vero laboratorio musicale anti-moderno, nel quale confluì anche "I shall be released", che dieci anni dopo ebbe il compito di chiudere una stagione artistica e umana, cantata dai protagonisti di un'epoca di speranze e utopie nella reunion generale di "The last waltz" che coincise con il canto del cigno della stessa "Band".

Espressione esplicita dei riferimenti biblici, usati a piene mani, nelle composizioni di Bob Dylan, il brano, con forti tinte gospel, conferma "con solidi fondamenti biblici il tema della liberazione in senso spirituale, e non solo, come si potrebbe credere, in senso politico e giudiziario. (...)
La vera liberazione dell'uomo, per San Paolo (a cui fa riferimento Dylan  n.d.r.) è la sua risurrezione (...)
Il prigioniero che è il soggetto parlante della canzone di Dylan parla della propria liberazione, al di sopra di un muro che non è solo quello del carcere materiale, in cui in senso letterale è rinchiuso, ma anche, secondo il senso spirituale, un simbolo dei limiti in cui è costretta l'esistenza umana del mondo."
(Il virgolettato è tratto dal primo volume, dell'imponente opera critica di Renato Giovannoli, "La Bibbia di Bob Dylan, ed. Ancora, 2017)
Quindi non riteniamo sia "una forzatura" lo spunto iniziale dell'Inno quaresimale e il successivo commento di Mons. Giussani.

VERRO' LIBERATO

"Dicono che tutto può essere sostituito
e tuttavia ogni distanza non è vicina.
Così ricordo ogni volto
di ogni uomo che mi ha messo qui.
Vedo la mia luce che splende da ovest ad est.
Da un momento all'altro, 
sarò liberato

Dicono che tutti hanno bisogno di protezione
e dicono che tutti devono cadere,
e tuttavia giuro che vedo il mio riflesso
da qualche parte al di là di questo muro.
Vedo la mia luce che splende da ovest ad est
Da un momento all'altro sarò liberato

Accanto a me, in quella folla solitaria
c'è un uomo che giura che non ha colpe.
Tutto il giorno lo sento gridare
e supplicare che lo hanno incastrato.
Vedo la mia luce che splende da ovest ad est.
Da un momento all'altro , sarò liberato" 

La versione, delle tante di questo brano, proposta qui, è tratta dalla leggendaria carovana "live" organizzata da Dylan, nel periodo 1975/76: The Rolling Thunder Revue".
In coppia con Joan Baez!




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