Poster - Claudio Baglioni

"In 'Serotonina', opera dello scrittore francese Michel Houllebecq, ad un certo punto un personaggio dice: 'Non speravo niente, ero pienamente consapevole di non avere niente da sperare'.
Frase che potrebbe aver pronunciato chiunque sulla Terra, nell'ultimo anno, soprattutto nei momenti più oscuri. Niente speranza, tutto buio, il destino è il nulla.
Eppure subito dopo, il personaggio ritratto da Houllebecq fa capire che qualcosa in cui sperare, nascosto alla vista, c'è eccome.
Un desiderio? Un'incertezza? In ogni caso un moto di ribellione alla prospettiva del niente.
Il romanziere francese mi ha aiutato a sondare la misteriosa ferita dell'umanità contemporanea:
quando l'io non si sente più chiamato per nome dal reale e il mondo è visto come un peso fastidioso o addirittura come un nemico da neutralizzare, allora si rivela in maniera brutale, ma anche struggente, la radice dell'impasse, la rinuncia progressiva dell'io. (...)

C'è un problema nell'epoca in cui viviamo, di capire cosa sia la felicità?
L'uomo la cerca davvero nel mondo giusto?
La felicità è la pietra d'inciampo di ogni riduzionismo nichilistico.
Per quanto a pensare che questa sia impossibile per chi abita questa terra, non verremo tuttavia mai a capo del desiderio irriducibile della felicità. (...)
Ma oggi, per noi nichilisti, sembra che quel rapporto con l'infinito, staccato dal riconoscimento dell'altro che ci dona a noi stessi, si riduca sempre più a un'ossessione per il finito, alla ricerca spasmodica di produrre noi le condizioni della felicità, seguendo i modelli standard della cultura dominante o assumendo come destino l'irrazionalità del momento fortuito."

Sulle pagine del quotidiano "Il Foglio" di sabato 27 marzo 2021 il giornalista Matteo Matzuzzi colloquia con il filosofo Costantino Esposito in occasione della pubblicazione del libro di quest'ultimo
"Il nichilismo del nostro tempo. Una cronaca" (Carrocci editore, 2021)
La "parolona" esprime semplicemente l'ostacolo all'atteggiamento umano nella ricerca della propria felicità, generato dalla perdita di ideali e di valori positivi nel rapporto con la realtà, dovuto alla mancanza, spesso alla negazione, dell'esistenza di un senso religioso come "bussola" esistenziale.
Con il risultato di una fuga dalla realtà dell'uomo stesso.

"Quando 'Poster' venne pubblicata (1975) era una canzone molto dura per quel tempo.
E' una canzone dove, come capita ovunque, si incontrano le stesse facce e le stesse storie;
gli stessi sogni e le stesse voglie.
Io pensavo, allora, che la fuga giovanile fosse l'unica salvezza da questa litania di giorni tutti uguali.
Fosse andare via, più lontano possibile, fuggire, mollare tutto quanto.
Oggi mi piace continuarla a cantare pensando che ci vuole più coraggio. che sia più difficile vivere una vita "tradizionale", quella della maggior parte degli uomini, che passano nel mondo e nessuno se ne accorge."

Così, Claudio Baglioni, introduce il brano "Poster" in un concerto all'inizio degli anni 2000.
Ritenuto, immeritatamente, per decenni, il cantautore dell'amore adolescenziale, l'artista romano, è onestamente cresciuto nella sua produzione discografica, in parallelo con la maturità d'uomo.
La sua sensibilità creativa e di osservazione, malinconicamente "gozzaniana", dei suoi primi anni di carriera, ha lasciato via via il posto ad una visione sempre più adulta della propria e altrui vicenda umana, aprendosi ad una speranza che si affidasse a "quel gancio in mezzo al cielo".
In una intervista televisiva del 1995, Baglioni afferma:
"Io penso di credere, sono nato nel mio bisogno di cercare, credo più nella ricerca che nel fatto che Dio esista, punto e basta.
Credo nei grandi momenti di dubbio, in cui non ci credo oppure penso che non stia facendo di tutto per crederci e anche che il mio comportamento non sia adeguato a questo bisogno di credere.
Penso di avere un sentimento religioso e confesso di avere avuto delle cadute, di essermi smarrito ma di non avere smarrito il senso religioso, quello c'è sempre, ma di avere perso la strada all'interno di questa direzione."

Senza ostentare patenti "filosofiche", "Poster" è una fotografia di una condizione "nichilista" della quotidianità, in cui l'unica arma di salvezza è la fuga dalla realtà, il desiderio astratto e impossibile da una frastornante e deprimente situazione.
Baglioni, si dichiara osservatore di tutto ciò:
"Che cosa si chiede ad un artista come me?
Non bisogna cadere nel tranello che tutti devono fare tutto.
Ci si chiede di essere vicino ai sentimenti delle persone, ai guai, alla nostra correttezza.
Noi scriviamo musica e testi, li interpretiamo, siamo dei giullari, non siamo assolutamente dei guaritori.
Chi ha detto per anni che la musica salverà il mondo ha detto una stupidaggine.
Io non faccio altro che raccontarlo."

Altro che cantastorie degli amori "adolescenti"!

Musicalmente, "Poster" è debitrice per tutta la strofa di un brano di origini brasiliane "Valsinha" di Vinicius e Chico Barque, con una apertura alla tradizione romana dello stornello.
La versione che vi proponiamo è tratta dal concerto benefico "Avrai" tenuto in Sala Nervi in Vaticano il 17 Dicembre 2016




Commenti

I più letti

La costruzione di un amore - Ivano Fossati

Il Carmelo di Echt - Giuni Russo

Alessandro - Enrico Ruggeri