Atto di fede - Ligabue

"Immergerci oggi, con tutta la nostra umanità, nell'abisso di misericordia del Crocifisso Risorto genera speranza.
Una speranza solidale perché sgorga dalla solidarietà del Figlio di Dio con l'uomo.
Eppure, spesso, oggi, molti di noi faticano a riconoscerLo, come duemila anni fa i due discepoli di Emmaus (...)
Percossi dalla trama straordinaria di episodi legati a Gesù di Nazareth, ne discorriamo.
Vi dedichiamo tempo ed energia. Ne analizziamo ogni particolare.
Ma a tema della riflessione o del dialogo ci sono più le reazioni che questi fatti hanno provocato in noi,
che l'evento in sé, con il suo oggettivo significato.
Come i due, continuiamo, forse, a rielaborarne i dati. Ne parliamo con chi ci sta vicino.
Forse la nostra fede è venata di delusione o smarrita come lo era la loro per il mancato lieto fine. (...)

Perché l'uomo non sembra migliorare? (...) Dov'è la giustizia, dov'è la pace? (...)
Sognavamo la pace come la possibilità di serena convivenza tra i popoli, come fioritura di scambi tra uomini diversi, eppure uni nell'umana dignità di appartenenza alla stessa stirpe.
Invece l'odio e la guerra, la miseria ingiusta, la volontà di potenza e il dominio del forte sul debole sembrano avere la meglio. (...)
Non facciamo forse lo stesso anche con le bellezze naturali o artistiche?
Spesso non siamo più capaci di coglierle per quelle che sono:
il segno del mistero vivo e palpitante che si comunica restando velato, perché solo così rivela il suo amore per noi.
Ci ama solo chi chiama la nostra libertà a coinvolgersi: la verità, infatti, non sarebbe tale se temesse di perdere la propria assolutezza esponendosi al gioco della libertà finita.
Gesù Cristo, la verità vivente e personale, ha accettato di offrirsi al rifiuto della libertà dell'uomo!
Gesù Cristo, quindi il cristiano, raggiunge gli spazi più estremi dell'umano.
Per questo il mistero è sempre vicino.
E' meno di un millimetro, persino, dal cuore dell'ateo più ostinato."

Sono alcuni passaggi, indegnamente scelti, da un profondo saggio del card. Angelo Scola, arcivescovo emerito di Milano, dal titolo "La fatica di vedere Cristo" e pubblicato sulle pagine de "Il Foglio" di sabato 3 aprile 2021, vigilia di Pasqua.

"Credo in una forma personale di buon senso che mi piacerebbe fosse utilizzata da tutti: capire cioè i valori che davvero contano.
Mi dà fastidio l'indifferenza, la rassegnazione.
In maniera personale, non proprio cattolica, credo nel Padre Eterno.
Sento forte il bisogno di un confidente al di là di questo mondo mortale.
Forse assomiglia molto a Gesù Cristo, del resto non riuscirei a dargli un'altra faccia.
Spero solo che trovi un momento anche per me."

Nato nella provincia di Reggio Emilia nel 1960, Luciano Ligabue, è considerato uno dei paladini del rock italiano. Arrivato sulla scena discografica poco più di una decina d'anni dall'esordio di una altro rocker tricolore (guarda caso della stessa terra d'origine) Vasco Rossi, "il Liga" si impone subito all'attenzione del pubblico più giovane per una vena sincera che dà voce alle inquietudini adolescenziali, in maniera forse meno trasgressiva e disperata del "Blasco" (almeno del suo primo periodo, quello della "Vita spericolata"), accompagnando i suoi testi con chitarre e tastiere che si ispirano al rock inglese dei '70, certo non particolarmente innovative, valorizzate nella dimensione "live" in concerti sempre più oceanici, alternate sapientemente a popolari "ballads", capaci di intercettare un pubblico più eterogeneo.

Nella narrazione degli amori e nei rapporti problematici dei giovani, spuntano spesso le domande e le  faticose relazioni sul tema religioso, una sfida costante al formalismo dottrinale cattolico, come se tutto il problema della fede fosse ridotto a questo continuo duello.
Un'inquietudine che si intuisce nella risposta a Giampaolo Mattei nel libro "Anima mia" (ed. Piemme, 1998), segnalata poco sopra nel post, ma che non si placa, col passare degli anni.
Nel 2010, (vent'anni dopo la precedente affermazione) commentando il senso di "Atto di fede", contenuta nell'album "Arrivederci, mostro!, Ligabue afferma:
"Lo so, perché l'ho verificato: avere fiducia nella vita permette alla vita stessa di essere più degna di essere vissuta. Anche se quell'atto di fede nei confronti dell'universo non è così facile.
Fra le convinzioni che ho c'è ancora quella per cui  si raccoglie ciò che si semina.
Ho una forte componente spirituale e credo moltissimo nel bisogno di credere."
(da "La vita non è in rima")

"Atto di fede" ha un testo più maturo, rispetto, per esempio, ad un altro brano di qualche decennio prima del rocker, (stiamo parlando di "Hai un momento Dio?): c'è un atteggiamento positivo verso la realtà, la guerra, ma anche "una meraviglia che ti spacca il cuore", oppure "ho visto in sala parto la potenza delle cose, l'arrendersi serenamente a ciò che "è tutto scritto ed è qui dentro".
Ma soprattutto il non censurare la domanda ultima: "Tu che cosa vedi? C'è ancora un orizzonte lì con te?" 
E ritornano in mente le parole del card. Scola:
"Cristo raggiunge gli spazi più estremi dell'umano.
Per questo il mistero è sempre vicino.
E' meno di un millimetro, persino, dal cuore dell'ateo più ostinato."

La versione di "Atto di fede" che proponiamo è nella versione acustica che Ligabue ha ricantato, come tutto il resto del cd "Arrivederci, mostro", versione che lo ha portato a vincere il prestigioso "Premio Tenco" nel 2011.   
 



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