Impressioni di settembre - Premiata Forneria Marconi

"L'attesa è ciò che sempre rimane, quando i nostri tentativi, soprattutto quelli riusciti, si sono dimostrati insufficienti a conseguire il compimento di sé, la pienezza chi e ora in ogni istante, non domani o nell'aldilà. (...)
Questa attesa è il dato inestirpabile con cui ciascuno di noi si trova a fare i conti in ogni momento del vivere, anche quando lo fugge.
'Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?'
Con queste parole Cesare Pavese identificava il centro del suo e del nostro io, qualcosa che è di tutti noi: l'attesa.
Essa appartiene alla nostra stoffa originale: siamo fatti come 'attesa di'.
Noi non solo attendiamo: noi siamo attesa!
(...)
L'attesa è un dato.
E' quello che ci ha ricordato Benedetto XVI: 
'L'attesa, l'attendere è una dimensione che attraversa tutta la nostra esistenza personale, familiare, sociale. L'attesa è presente in mille situazioni, da quelle più piccole e banali fino alle più importanti, che ci coinvolgono totalmente e nel profondo. (...) Si potrebbe dire che l'uomo è vivo finché attende.'
(...)
Niente riesce a sconfiggere questa evidenza elementare e indistruttibile: noi siamo 'attesa di'.
(...)
L'attesa - che nessuno riesce ad estirpare del tutto dal proprio cuore - ci mette ogni mattina davanti ad una alternativa, che chiama in gioco ciò che definisce la nostra grandezza di uomini: la libertà
Qual è l'alternativa? Prendere sul serio l'attesa oppure lasciar perdere.
La decisione non è mai scontata. Siamo liberi per questo.
(...)
Ciascuno lo può verificare quando si desta al mattino e non aspetta niente.
In quei momenti potrà confessare a se stesso se è meglio svegliarsi aspettando qualcosa o aprire gli occhi sulla giornata senza attendere nulla.
(...)
L'uomo è attesa - questa è la nostra natura - ma di che cosa?
Il cuore dell'uomo è attesa dell'infinito, una attesa senza confine. (...)
L'attesa è rivolta a qualcosa che non conosciamo, che oltrepassa ogni identificazione, ogni misura.
E' duro da accettare ma è qui la grandezza dell'uomo. (...)
L'attesa del nostro cuore è attesa di una presenza che risponda, che salvi - conservi e compia la nostra umanità."

Sono passaggi, questi, tratti dalle lezioni tenute in streaming nell'aprile 2021, negli annuali "Esercizi", dal titolo "C'è speranza? Il fascino della scoperta" (Editrice Nuovo Mondo, 2021), da don Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione.

"'Impressioni di settembre' è un brano a cui sono fortemente legato.
E' uno di quei brani usciti di getto, come un dono dal cielo che arriva inaspettato. (...)
Un canto il cui sviluppo cercava di portarmi verso un culmine, una sorta di immagine di apoteosi, di supremo appagamento, di sfogo benefico e positivo che è sfociato nell'inciso musicale"

Così "Francone" Mussida, storica chitarra solista della PFM racconta la genesi di "Impressioni di settembre", il loro primo grande successo.

E' nel 1972 che "Premiata Forneria Marconi" debutta ufficialmente pubblicando l'album "Storia di un minuto".
La sua prima formazione eredita i componenti del gruppo de "I Quelli" e cioè Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Giorgio Piazza, Flavio Premoli e Mauro Pagani.
I cinque, già valenti session men (del loro apporto in sala d'incisione si avvalsero artisti come Lucio Battisti, Mina e De Andrè), firmano un contratto con la neonata etichetta "Numero Uno", factory ideata dal duo Mogol/Battisti e in poco tempo diverranno uno dei punti di riferimento del movimento "prog rock" italiano insieme a "Le Orme", "Banco del Mutuo Soccorso", "Delirium" e altri.
Nonostante il "progressive rock" (miscela tra rock, folk, classica e psichedelica) nasca, tra la fine degli anni '60 come fenomeno tipicamente britannico ("Emerson, Lake & Palmer","Fairport Convention", "Genesis", "Pink Floyd", "Yes"), le esperienze italiane non sono da meno e avranno la possibilità di essere presenti anche sui palcoscenici esteri.

Nell'album di esordio la PFM include "Impressioni di settembre" che diventerà una pietra miliare non solo del "prog", ma anche dell'intero catalogo del rock italico, grazie ad una struttura musicale azzeccata che si sposa perfettamente con il testo nato dalla creatività poetica di Mogol.
Partendo dalla descrizione "proto ecologista" di un risveglio nella natura incontaminata, l'uomo diventa il protagonista domandandosi il perché del suo vagare esistenziale alla ricerca di una risposta convincente, fino a quando l'attesa si apre alla certezza dell'arrivo del sole, del giorno nuovo che illuminerà il cammino.
Il finale conferma questa tensione umana appoggiandosi ad un'apertura quasi sinfonica realizzata con uno strumento elettronico, il moog, pressoché inedito per quegli anni.

Sono due le versioni proposte:
la prima, un live recente, del 2013, con orchestra.
La seconda, la versione del 45 giri che anticipava l'album: per aiutarci ad intuire l'atmosfera artistica in cui usciva la canzone, un modello rivoluzionario per i giovani fan del rock di quel magmatico periodo.








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