Where all the flowers gone - Pete Seeger

"La 'Shoah' non va dimenticata. E' il simbolo di dove può arrivare la malvagità dell'uomo quando, fomentata da false ideologie, dimentica la dignità fondamentale di ogni persona, la quale merita rispetto assoluto qualunque sia il popolo a cui appartiene e la religione che confessa. (...)
Non vanno dimenticati i bombardamenti atomici a Hiroshima e Nagasaki. (...)
E nemmeno vanno dimenticati le persecuzioni, il traffico di schiavi e i massacri etnici che sono avvenuti e avvengono in diversi Paesi, e tanti altri fatti storici che ci fanno vergognare di essere umani.
Vanno ricordati sempre, sempre nuovamente, senza stancarci e senza anestetizzarci."
(da Lettera Enciclica "Fratelli tutti", Papa Francesco  /  Libreria Editrice Vaticana, 2020)

"Tutto è cominciato con Alan Lomax che ha raccolto in un libro gli antichi canti dei cowboy.
Negli anni trenta col primo folk revival abbiamo preso coscienza dei problemi esplosi negli anni Sessanta. Poi abbiamo marciato accanto a Martin Luther King, l'unico uomo che abbia unito tanta gente diversa sotto la bandiera della non-violenza.
E nella famosa marcia verso Montgomery abbiamo cantato tutti per ore, non solo brani famosi, ma anche slogan inventati sul momento, diventati lì per lì classici popolari.
Woody Guthrie ha cantato la povertà, le tempeste di polvere che nel 1935 hanno mandato in malora tanti agricoltori in California, con profondità ma con ironia acuminata, quasi sfidando la disgrazia e la morte. (...)
La musica americana è un mélange di culture: gli schiavi hanno portato i ritmi blues, poi cantati da Leadbelly e Son House; molte melodie arrivano dall'Europa, le chitarre sono arrivate nel Sud dopo il 1844 quando gli Usa hanno combattuto contro il Messico e conquistato la California"

Era il 2007, e sulle pagine de "Il Giornale", l'ottantottenne Pete Seeger, raccontava al giornalista Antonio Lodetti, in poche parole tutto il percorso della musica "folk" americana intersecando canzoni e battaglie politiche e civili delle quali era ancora testimone vivente.
Per la musica popolare americana, quella delle diverse origini, quella profonda delle comunità etniche più emarginate, Pete Seeger è stato per quasi un secolo, prima un ricercatore, poi un divulgatore, un icona politica, poi un maestro per le generazioni di folksinger più giovani.
Carriera segnata, negli anni 50 del "maccartismo", dalla censura governativa, accusato, come lui stesso ammetterà, di veicolare il verbo del comunismo sovietico tra le giovani generazioni nella contestazione universitaria alla guerra nel Vietnam.
Appoggio che abiurerà negli anni, davanti all'evidenza dell'uso dittatoriale e della violenta propaganda del regime di Mosca, rimanendo in sostanza un anarchico marxista, per quanto lo potesse essere un uomo calato profondamente nella cultura americana.
"In ogni caso, oggi mi scuso per una serie di cose, come pensare che Stalin fosse semplicemente un 'guidatore duro' e non un 'fuorviante estremamente crudele'. (...)
Dovrei scusarmi per tutto questo? Penso di si."
Frasi estrapolate dalla sua autobiografia, ristampata nel 2009, nella quale, dopo aver fatto un lungo elenco di guerre e violenze perpetrate, nella storia, da poteri nazionali e religioni, conclude, con un sintetico:
'Guardiamo avanti'.

Di Pete Seeger, resta comunque ineguagliabile al sua figura di musicista e ricercatore di tradizioni musicali. Senza il suo apporto artistico non si sarebbero scoperti brani come "We shall Overcome", "Oh freedom", "If i had a hammer", "Turn turn turn", "Kumbaya", "Guantanamera", "Wimoweh" (la versione originale di "The lion sleep tonight") e tantissime altre dalle canzoni religiose ai repertori etnici più disparati.

La sua "Where have all the flowers gone" del 1956, ispirata da un brano letterario ("Il placido Don" dello scrittore russo  Michajl Solochov, premio Nobel nel 1964), in cui un canto dei guerrieri cosacchi si trasforma nell'inno più pacifista, adottato da tutti i movimenti non violenti, nella storia della musica del '900, interpretato da tantissimi artisti americani ed europei.

Vi proponiamo due versioni live:
quella a cappella dello stesso Seeger nel 1962
e quella, splendida, di Joan Baez, durante il concerto celebrato in onore di Pete Seeger, nel 1994.

DOVE SONO ANDATI TUTTI I FIORI

"Dove sono andati tutti i fiori, dopo così tanto tempo?
Dove sono andati tutti i fiori, tanto tempo fa?
Delle giovani ragazze li hanno raccolti tutti
Oh, quando mai impareranno?

Dove sono andate tutte le giovani ragazze, dopo così tanto tempo?
Dove sono andate tutte le giovani ragazze, tanto tempo fa?
Hanno trovato marito tutte quante.
Oh, quando mai impareranno?

Dove sono andati tutti i mariti, dopo così tanto tempo?
Dove sono andati tutti i mariti, tanto tempo fa?
Sono partiti per fare il soldato.
Oh, quando mai impareranno?

Dove sono andati tutti i soldati, dopo così tanto tempo?
Dove sono andati i soldati, tanto tempo fa?
Sono finiti al cimitero.
Oh quando mai impareranno?

Dove sono andati tutti i cimiteri, dopo così tanto tempo?
Dove sono andati tutti i cimiteri tanto tempo fa?
Si sono trasformati in fiori tutti quanti
Oh, quando mai impareranno?

Dove sono andati tutti i fiori, dopo così tanto tempo?
Dove sono andati i fiori, tanto tempo fa?
delle giovani ragazze li hanno raccolti.
Oh, quando mai impareranno?" 







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