Calling me home - Rhiannon Giddens

"Di che paura (si) sta parlando?
Non soltanto quella del contagio, ma di quella di morire, dato che il contagio può avere conseguenze letali. La morte, da noi accuratamente occultata e sfrattata, è tornata visibile.
Occupando massicciamente la scena reale e mediatica, essa ha cessato di venire considerata, nel subconscio collettivo, un mero incidente di percorso, un inconveniente sporadico, che capita ancora, ma presto verrà debellato o comunque circoscritto. (...)
Sottolinea il filosofo Massimo Cacciari: ' E' Leopardi a insegnarlo (...) Se la vita vale veramente, e cioè è intenta a raggiungere qualcosa che ne trascende sempre l'esistenza finita, allora non si teme la morte, la si vive ' e vivendola si ridestano le domande profonde.
Osserva Heschel: ' La prima risposta alla domanda. Chi è l'uomo? è la seguente: l'uomo è un essere che pone domande su se stesso. Nel porre simili domande l'uomo scopre di essere una persona, e la loro qualità gli rivela la sua condizione '
L'uomo è quel livello della natura in cui la natura si interroga su di sé, sul proprio senso, sulla propria origine e sul proprio destino.
'Perché sono qui? Che cosa è in gioco nella mia esistenza?
Questa domanda non deriva da premessa alcuna: è data insieme all'esistenza'
Ma la domanda sul senso non può essere disgiunta da quella sul senso della propria morte."

Nel suo libro "C'è speranza? Il fascino della scoperta", (Editrice Nuovo Mondo, 2021) Julian Carron, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, continua, fin dal suo sorgere letale, a paragonare la pandemia di Coronavirus, come l'occasione di una grande sfida per l'umanità nel ripensare il proprio rapporto con il reale, e in special modo, per il movimento ecclesiale che guida, quale sia la risposta dell'avvenimento cristiano nella contingenza quotidiana.

" 'Calling me home' è un brano scritto nel 2000 dalla musicista 'bluegrass' Alice Gerrard e quando ho sentito questa canzone e queste liriche ho capito che potevo fare qualcosa di particolare.
Per me è una canzone epica che parla ad ognuno di noi.
Non è un 'traditional' e non è nemmeno un canto irlandese come molti pensano: è un brano, un' atmosfera per me perfetta per descrivere la pandemia che ci ha attraversato e ancora continua a farlo.
Vuole dimostrare che nonostante facciamo di tutto per correre e sfuggire al nostro destino ad un certo punto della vita, una voce ti avverte che devi tornare a casa.
Il testo è aperto ad ogni riferimento, io penso però che nella vita esista qualcosa di trascendente, non unicamente materiale, e questo deve farci riflettere, specialmente in questi giorni."

Così Rhiannon Giddens introduce "Calling me home" sulle pagine de "Il Buscadero", storico mensile di informazione rock, nell'aprile 2021.
Interprete statunitense di colore, classe 1977, dalla grande voce, pastosa e scintillante contemporaneamente, virtuosa del banjo, oltre a cimentarsi anche al violino, titolare di un repertorio che va dal folk al bluegrass al country (gli esperti bravi sintetizzano tutti questi generi in uno solo: "americana") inizia la sua carriera nel gruppo dei "Carolina Chocolate Drops" nel 2005.
Continua la sua carriera da solista dal 2015 quando incontra il grande produttore T.Bone Burnette.
Potrebbe affidarsi totalmente alla produzione mainstream, ma subito s'incammina verso una ricerca musicale nella quale affronta generi poliedrici e non scontati, sempre però, negli ambiti delle tradizioni popolari.
L'album, da cui è tratta "Calling me home", è del 2021, ed è stato realizzato in Irlanda, dove è rimasta bloccata a causa dell'epidemia di coronavirus.
Per non smentirsi, insieme al musicista italiano Francesco Turrisi, assembla una tracklist, che va dalle ballate traditional alle ninne nanne pugliesi, alla musica da camera di Claudio Monteverdi.
"Questo è un disco che parla di famiglia, di che cosa significa essere un espatriato, di cosa si prova ad avere due case e allo stesso tempo nessuna. (...)
Queste canzoni ti danno conforto.
Temi come la morte, la nostalgia di casa, sono espressi splendidamente e in maniera semplice.
 Questo ci dà conforto, perché non siamo soli, siamo tutti parte del grande esperimento chiamato umanità. (...)
Dobbiamo solo mettere le cose in prospettiva, pensare: ok, la situazione è difficile, ma c'è chi se la passa peggio di noi. Quindi, come possiamo usare queste emozioni per confortarci, così da poter fare lo stesso con gli altri?
In fondo, l'obiettivo è migliorare al vita degli altri.
Per riuscirci dobbiamo smettere di pensare solo a noi stessi.
(da "RollingStone", marzo 2021) 

MI STANNO CHIAMANDO A CASA

"Un vecchio amico giaceva sul suo letto morente
Teneva la mia mano sul suo petto ossuto
E ha sussurrato a bassa voce
mentre piegavo la testa:
'Oh, mi stanno chiamando a casa,

E' arrivato il mio momento di salpare
So che vorresti che io restassi,
ma mi mancano i miei amici di ieri.
Oh, mi stanno chiamando a casa.

So che ti ricorderai di me
quando io me ne sarò andato
Ricorda le mie storie, ricorda le mie canzoni.
Li lascio sulla Terra, dolci tracce d'oro.
Oh, mi stanno chiamando a casa.

Quindi, amici, riunitevi e salutatemi.
Il mio corpo è legato,
ma la mia anima volerà.
La mia piccola luce risplende nel cielo.
Oh, mi stanno chiamando a casa.

E' arrivato il mio momento di salpare.
So che vorresti che io restassi,
ma mi mancano i miei amici di ieri.
Oh, mi stanno chiamando a casa"     




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