L' assenza - Fiorella Mannoia

"C'è un paradosso che questo tempo mi ha scavato nella carne: se sei triste, vulnerabile, stanco, lasciati vedere come sei, mostra la ferita ai tuoi amici.
In una cultura invasa da immagini di 'positività tossica' (corpi e anime sempre in forma, vincenti e perfetti), è diventati una vergogna essere deboli, è una colpa non sentirsi all'altezza.
In questi mesi ho visto allargarsi questa ferita nei miei studenti, e di pari passo la loro paura di chiedere aiuto. (...)
L'amicizia crea in loro ciò che presi singolarmente, non hanno, facendo maturare il coraggio di stare davanti al dolore senza soccombere, anzi lasciandolo entrare.
Quando l'amicizia crea questo supplemento d'anima? (...)
Accade in ogni amicizia in cui l'altro fa da spazio di carità dove riesci a parlare a te stesso senza vergognarti, e ti aiuta a sciogliere il dolore  che non è altro che amore pietrificato.
Anche per questo, forse, si dice 'amico del cuore', uno spazio in cui poter riposare quando non si riesce a farlo dentro se stessi: 'miseri - corde' è infatti chi lascia che il suo cuore venga ferito del dolore altrui.
Quest'amicizia, alla base di ogni relazione duratura (di coppia, parentela, educativa ...) ha potere creativo: tira fuori un supplemento di esistenza grazie al fatto che l'altro crea, nella sua carne, uno spazio che dentro di te non hai e il dolore trova finalmente il modo di diventare vita.

E così in questi mesi ho riscoperto che la paura di farsi vedere deboli è una ferita che ci portiamo tutti dalla nascita, acuita oggi da una cultura che nasconde il negativo (fallimenti, difetti, dolore, morte) perché lo ritiene una colpa. (...)
E come pezzo di un puzzle, il buco non è un'assenza ma una possibilità di legame, e l'immagine finale è il frutto di incastri di dolore, quasi invisibili proprio perché perfetti:
la creazione è completa proprio perché i pezzi, da soli, sono incompiuti, altrimenti non ci sarebbe 'spazio' per legarsi. (...)
Ho scoperto che l'universo umano non ha un centro, ma ne costruisce uno ogni volta che le braccia si aprono, trepidanti, e le mani aperte per chiedere, si scoprono di donare, e nell'abbraccio non si sa più chi dà e chi riceve. (...)
E si matura solo per amore, ricevuto e dato."
(da "I centri dell'universo" in "Ultimo banco" rubrica settimanale di Alessandro D'Avenia,
Corriere della Sera, 3 maggio 2021)

Ormai da diverso tempo, sulla prima pagina del "Corriere della Sera" del lunedì, lo scrittore Alessandro D'Avenia, dal suo osservatorio privilegiato di insegnante in un liceo milanese, racconta ai suoi lettori la realtà quotidiana delle nuove generazioni, occasione per riflettere sulla situazione dell'intera società, sempre con la lente dell'appassionato educatore.
In questo caso lo spunto iniziale della sfida determinata dalla pandemia Covid-19, lo aiuta ad affrontare il tema della 'vulnerabilità' generazionale e a condividerne i problemi dei rapporti interpersonali.

"Penso che innanzitutto la vita ti pone di fronte a prove difficili da affrontare e questo crea uno stato di fragilità. Poi sta a noi cercare di reagire e di uscirne.
Penso che ammettere la propria fragilità è un punto di forza; sembra una contraddizione in termini, ma in realtà non lo è.
L'avere la forze di ammettere di essere fragili, di chiedere aiuto quando ne abbiamo bisogno, questo è un punto di forza."

Alla ricerca di dichiarazioni interessanti riguardo la propria vita e la propria arte, ci siamo imbattuti in queste semplici riflessioni di Fiorella Mannoia, quando in concomitanza dell'uscita del suo album "Fragile" (2001), rispondeva su che cosa l'aveva mossa a scegliere e interpretare i brani che componevano quel lavoro discografico.
Prodotto e diretto dal suo compagno di vita di allora, Piero Fabrizi, è il primo album, in cui, la Mannoia non si affida agli inediti dei grandi autori che l'avevano rilanciata a metà degli anni '80, e, se non per un duetto d'eccezione con De Gregori e un paio di cover, sostiene con la sua interpretazione una serie di interessanti e intensi brani, composti, appunto da Fabrizi.
Tra gli inediti spicca un brano, che poi sarà stabilmente nella scaletta dei suoi concerti, interamente scritto proprio da Fabrizi: "L'assenza"
"L'assenza" è quella che canto con più emozione, perché mi coinvolge da vicino e la sento più mia, faccio sempre fatica in concerto, ad arrivare a cantarla tutta, perché ... beh, è difficile da dire..."





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