Mangiafuoco - Edoardo Bennato

"Nella raffigurazione degli uomini come burattini senza fili visibili, la parabola (di Pinocchio  n.d.r.), raggiunge uno dei vertici della sua eloquenza e ci chiede un ascolto particolarmente attento. (...)
Sempre più largamente accolta è l'ipotesi antropologica che spiega ogni atto e ogni risoluzione come il prodotto ineluttabile delle forze economiche, dell'istinto sessuale, della cieca volontà di potenza, dei mezzi occulti di persuasione: i 'fili invisibili'; e poiché fatalmente si diventa quello che si è convinti di essere, l'uomo si assimila progressivamente a una marionetta appena rivestita di una illusoria apparenza di libertà.
Quando si è divenuti burattini, l'arrivo del burattinaio è immancabile: le esaltazioni frequenti e smodate della libertà come valore astratto e assoluto, forse sono oggi il canto nostalgico e desolato per una dea agonizzante.
Il problema centrale è dato appunto, dal rapporto tra i burattini e i burattinai.
La convinzione più semplice e più diffusa asserisce che la condizione di burattino è conseguenza dell'esistenza dei burattinai, sicché, basta eliminare questi prepotenti personaggi, perché alla marionette subentrino gli uomini.
Come in quasi tutti i giudizi, anche in questo c'è qualche parte di vero. (...)

Mangiafuoco (...) alla fine deve lasciare andare Pinocchio per le strade del mondo (...)
Che cosa rende Pinocchio irriducibilmente diverso che gli impedisce di assimilarsi alla compagnia delle teste di legno?
La differenza sta nel fatto che Pinocchio ha un padre, prodigiosa eccezione tra i suoi simili.
Se ha un padre ha un destino filiale. (...)
Quando ascoltiamo qualcuno che fieramente e protervamente dichiara: 'Né Dio, né padroni', non possiamo nascondere l'ammirazione per tanta chiarezza di propositi e tanto candore di sentimenti.
Ma ci stringe il cuore anche l'immancabile previsione:
chi enuncia questo programma diventa presto o tardi intollerante adoratore di qualche idolo e, senza volerlo, invoca l'avvento di qualche burattinaio, che non tarderà a comparire.
Dagli idoli ci si libera in modo definitivo solo innamorandosi dell'unico vero Dio;
i fili invisibili che ci costringono sono tagliati unicamente dall'affetto del Padre."

Nonostante siano passati alcuni decenni dalla stesura e dalla prima pubblicazione di questo originalissimo "Commento teologico a 'Le avventure di Pinocchio' " (Jaca Book, 1977), in questo volume dal titolo "Contro Maestro Ciliegia", la vivacità intellettuale e l'ironia del milanese Giacomo Biffi, a quel tempo vescovo ausiliario per la cultura della diocesi ambrosiana e poi pochissimi anni dopo nominato arcivescovo di Bologna, è ancora di una attualità impressionante.
E, come già fatto notare in altre "stanze" di questo blog, la sorpresa perdura dalla coincidenza temporale dell'uscita nello stesso anno di un disco fondamentale per la discografia pop italiana che recuperava le trame della stessa fiaba nata dall'estro di Collodi: "Burattino senza fili" del napoletano Edoardo Bennato.
In qualche modo sorprendente era che contemporaneamente due figure illustri (ognuno nel proprio campo), un valente teologo dalla grande fede e un cantautore anarchico con il rock nel sangue, si confrontassero contemporaneamente sullo stesso argomento.
Ed era ancora più interessante scoprire che su molti capitoli della fiaba di Collodi, l'analisi iniziale partisse da un osservazione condivisa sull'umanità dei personaggi, divergendo poi, inevitabilmente nel giudizio finale.
Rimane il rammarico che i due "osservatori", negli anni, non siano mai stati coinvolti in un confronto diretto per spiegarsi reciprocamente le proprie riflessioni.

"Il canovaccio delle fiabe mi tutela, nel senso che quando parli di argomenti scottanti corri il rischio di essere didascalico, retorico, paternalista e moralista, che è la cosa peggiore.
Invece i personaggi delle favole mi hanno permesso di ironizzare, anche sui cattivi"

Così Edoardo Bennato racconta nel maggio del 2021, ospite del programma televisivo "Casa dei matti n°0".
Il bluesman partenopeo ha goduto di grande successo popolare quando nel giro di poco più di un lustro realizzò una trilogia di album dedicata ad altrettante favole: dopo le avventure di Pinocchio, quelle di Peter Pan ("Sono solo canzonette") e, con meno freschezza creativa, le peripezie del Pifferaio magico ("E' arrivato un bastimento").

"Mangiafuoco è il burattinaio che ha sempre in mano i fili, quello che stabilisce che ballo dobbiamo ballare, tutti quanti.
E' anche molto irascibile, s'arrabbia facilmente.
Per esempio: attento a te che vuoi andare controcorrente, che vuoi fare di testa tua; Mangiafuoco non può tollerarlo.
Per lui è importante che tutti ballino lo stesso tipo di ballo.
Se si accorge che esci dai binari, ha due metodi per farti tornare al posto:
o chiama i gendarmi, oppure ti fa dichiarare pazzo."

Nel 1979, sulla Televisione Svizzera, Edoardo Bennato, introduce con queste parole, il suo brano.
Accompagnato da Lucio Bardi alla chitarra e Tony Cercola alle percussioni, ecco una versione di "Mangiafuoco" al fulmicotone, una scorribanda ritmica, una frenetica cavalcata blues.     




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