Hallelujah - Leonard Cohen

"Parlare di conversione significa andare al cuore del messaggio cristiano ed insieme alle radici dell'esistenza umana. La Parola di Dio ci illumina mettendoci davanti agli occhi una figura di convertito, quella di Davide.
Il brano che lo riguarda, tratto dal secondo libro di Samuele, ci presenta uno dei colloqui più drammatici dell'Antico Testamento.
Al centro di questo dialogo c'è un verdetto bruciante, con cui la Parola di Dio, proferita dal profeta Natan, mette a nudo un re giunto all'apice della sua fortuna politica, ma caduto pure al livello più basso della sua vita morale. (...)
La figura di Davide è così l'immagine di grandezza storica e religiosa insieme.
Tanto più contrasta con ciò l'abiezione in cui cade, quando accecato dalla passione per Betsabea, la strappa al suo sposo, uno dei suoi più fedeli guerrieri, e di quest'ultimo ordina poi freddamente l'assassinio.
E' cosa che fa rabbrividire: come può un eletto di Dio, cadere così in basso?
L'uomo è davvero grandezza e miseria!
E' grandezza, perchè porta in sè l'immagine di Dio ed è oggetto del suo amore.
E' miseria, perchè può fare cattivo uso della libertà, che è il suo grande privilegio, finendo per mettersi contro il suo Creatore.
Il verdetto di Dio, pronunciato da Natan su Davide, rischiara le intime fibre della coscienza, lì dove non contano gli eserciti, il potere, l'opinione pubblica, ma dove si è soli con Dio solo.
'Tu sei quell'uomo': è parola che inchioda Davide alle sue responsabilità.
Profondamente colpito da questa parola, il re sviluppa un pentimento sincero e si apre all'offerta della misericordia.
Ecco il cammino della conversione.
(Benedetto XVI , omelia , Piazza inferiore della Basilica di San Francesco, 17 Giugno 2007)

"Il brano del Vangelo di Matteo ci presenta la "genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo (Mt 1,1). (...)
In questa genealogia, oltre a Maria, vengono ricordate quattro donne.
Non sono Sara, Rebecca, Lia, Rachele, cioè le grandi figure della storia d'Israele.
Paradossalmente, invece, sono quattro donne pagane: Racab, Rut, Betsabea, Tamar, che apparentemente 'disturbano' la purezza di una genealogia.
Ma in queste donne pagane, che appaiono in punti determinanti della storia della salvezza, traspare il mistero della chiesa dei pagani, l'universalità della salvezza.
Sono anche donne peccatrici e così appare in loro anche il mistero della grazia:
non sono le nostre opere che redimono il mondo, ma è il Signore che ci dà la vera vita.
Sono donne peccatrici, si, in cui appare la grandezza della grazia della quale noi tutto abbiamo bisogno. (...)
La genealogia di Matteo, pertanto, non è semplicemente un elenco di generazioni.
E' la storia realizzata primariamente da Dio, ma con la risposta dell'umanità.
E' la genealogia della grazia e della fede: proprio sulla fedeltà assoluta di Dio e sulla fede solida di queste donne poggia la prosecuzione della promessa fatta a Israele.
(Benedetto XVI , omelia, Cappella Redemptoris Mater, Vaticano, 17 Dicembre 2009)

Quelli che avete appena letto sono brani tratti da due straordinarie omelie di Papa Benedetto XVI, che documentano l'opera del trascendente all'interno della concretezza delle vicende umane così immerse nelle passioni e nel desiderio dei rapporti carnali in cui il genere umano si dibatte.
Un Dio che non si dimentica della misericordia e non si scandalizza dell' uso con cui l'uomo, con superbia, tratta la sua libertà, ma aspetta pazientemente che egli lo riconosca e cambi. 

"Questo mondo è pieno di conflitti e pieno di cose che non possono essere unite, ma ci sono momenti nei quali possiamo trascendere il sistema dualistico e riunirci e abbracciare tutto il disordine, questo è quello che intendo per Hallelujah.
La canzone spiega che ci sono diversi tipi di Hallelujah, e tutte le Hallelujah perfette e infrante hanno lo stesso valore.
E' un desiderio di affermazione della vita, non in un significato religioso formale, ma con entusiasmo, con emozione.
So che c'è un occhio che ci sta guardando tutti, c'è un giudizio che valuta ogni cosa che facciamo"
Così rispose Leonard Cohen, in una delle rare interviste, nell'intento di spiegare il significato di una delle sue "opere musicali" più universalmente conosciute, tra le più "coverizzate", anche a sproposito, in versioni melodrammatiche e buoniste.
Si, perchè, nel testo del poeta canadese, nel crudo racconto della passione travolgente e nell'amplesso infedele che vede i biblici amanti protagonisti, Davide e Betsabea, lo sdilinquimento devozionale paraliturgico, non c'azzecca per niente.
Purtroppo "Hallelujah" è un'altra vittima dell' ignoranza diffusa rispetto ai testi originali dei brani, che dà adito ad un uso improprio e completamente fuori dal contesto trattato nella composizione stessa.
Insomma non basta cantare Halleujah durante la messa o "Imagine" davanti ad un papa, magari cambiandone inopinatamente il testo per renderla digeribile all'auditorio presente, solo perchè è bello cantarne il ritornello!

Detto di questi "tradimenti", è innegabile che "Halleluja" sia una delle più grandi canzoni pop del '900.
Qui, l'ebreo canadese Cohen, una vita alla ricerca di una spiritualità personale, tra le la religione dei suoi Padri, le meditazioni zen e la carnalità misericordiosa del cristianesimo, si gioca tutta la sua arte poetica e musicale, immedesimandosi nel re Davide nel momento dell'adulterio con Betsabea, lui, che come il re biblico, nel rapporto passionale con le donne che ha amato (molte, ma molte meno, di quello che alcune leggende narrano) non si è certo trattenuto.
Tutta la produzione di Cohen vive di questo travaglio e di questa lotta tra l'ardore erotico e il desiderio che tutto ciò sia tramite per una preghiera di un "compimento di sè" e del riconoscimento di Qualcosa di più grande a cui aggrapparsi.
E i suoi ultimi lavori discografici, prima della sua morte, avvenuta nel 2016, sono lì a dimostrarlo.
Infatti è proprio Leonard Cohen colui che affermò che "C'è in ognuno una crepa da cui filtra la luce"

Datata 1985, "Halleluja" ha una sua prima versione ufficiale, e una versione più estesa, con relativo accenno all' amplesso amoroso, nella versione live.
Quella scelta in questa "Stanza" è quella live, da uno degli ultimi concerti di Cohen, tenuto a Londra nel luglio del 2008.
Appassionata e commovente, avvolta in uno splendido arrangiamento "gospel"

"Ho sentito dire che esisteva una nota segreta.
Che Davide suonava per fare piacere al Signore.
Ma a te la musica non interessa molto, non è vero?
Fà così:
La quarta, la quinta
la nota minore, quella maggiore
Quel re sconcertante aveva composto l'alleluja

La tua fede era forte, ma avevi bisogno di prove.
La vedesti che si faceva il bagno sul tetto.
La sua bellezza e il chiaro di luna la sorpassavano.
Lei ti legò ad una sedia,
ruppe il tuo trono e ti tagliò i capelli 
e dalle sua labbra uscì l'alleluja.

* Conosco questa stanza, ne ho calpestato il pavimento.
Vivevo da solo prima di conoscerti, tu lo sai
e ho visto il tuo vessillo sull'arco di marmo.
Ma ascolta, l'amore non è una marcia trionfale
ma è un freddo e solitario alleluja

(...)
* Ricordo quando mi muovevo in te
e la sacra colomba si muoveva anch'essa
e ogni singolo respiro era un alleluja

Ho fatto del mio meglio, anche se non era granchè
Ho detto la verità, non ho voluto ingannarti
                   [ nella versione del concerto canta: Sono venuto a Londra, non per ingannarvi ]
Anche se tutto è andato a male
resterò qui di fronte al Signore della Canzone
Hallelujah!"










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