Russians - Sting

"Oggi, in Italia, e in occidente, ho l'impressione di essere circondato da un sacco di gente, che non è mai stata in Russia, che non sa il russo, ma sanno tutto della Russia, son tutti dei cremlinologi (...)
E chissà se questi cremlinologi hanno mai sentito parlare di un russo che si chiama Velimir Chlebnikov, che ha scritto una poesia senza titolo che mi viene in mente tutte le volte che vado in Russia e alzo la testa a guardare il cielo, e fa così:
'Poco mi serve / Una crosta di pane, / un ditale di latte, / e questo cielo e queste nuvole.'
Ecco, quel poeta ha scritto un'altra poesia, che si intitola 'Rifiuto', che, secondo me i cremlinologi di oggi si meraviglierebbero, a sapere che è stata scritta da un russo (viene da un'antologia che si chiama 47 poesie facili e una difficile, l'ho tradotta io, l'ha pubblicata Quodlibet):

RIFIUTO

"Per me è molto più piacevole
guardare le stelle
che firmare una condanna a morte.
Per me è molto più piacevole
ascoltare la voce dei fiori,
che sussurrano 'E' lui'
chinando la testolina
quando attraverso il giardino,
che vedere gli scuri fucili della guardia
uccidere quelli
che vogliono uccidere me.
Ecco perchè io non sarò mai,
e poi mai, un Governante."

Intanto in Russia succedon delle cose, come il fatto che il Parlamento ha proposto una legge che prevede la chiamata alle armi di quelli che vengono fermati per protestare contro la guerra.
E ha approvato una legge che, per la diffusione di notizie false sull'operazione di denazificazione, come la chiamano loro, per la diffusione delle cosiddette fake news, aumenta le pene fino a quindici anni."
(da "Una Russia da amare", Paolo Nori, Il Foglio, 7 Marzo 2022)

Docente di Traduzione editoriale dal russo al Dipartimento di Studi umanitari della Iulm di Milano, Paolo Nori è stato protagonista di un incredibile episodio di censura all'inizio della guerra d'invasione del potere putiniano nei confronti dell'Ucraina.
Si è visto sospendere dalla direzione universitaria un corso già programmato su Dostoevskij, per il semplice fatto che fosse un poeta russo.
Insomma, una nuova tappa di quella "cancel culture" che vuole annientare ogni personaggio, anche semplicemente letterario, di una cultura che in quel momento si reputa nemica.
Impedendo, come dice lo stesso Nori di: "raccontare il modo con cui Dostoevskij parla di noi, il modo in cui ci ha descritto prima ancora che venissimo al mondo.

"Avevo un amico all'università che trovò il modo di rubare il segnale del satellite da un'emittente russa.
Avevamo un paio di birre e salimmo su questa piccola scala per guardare la televisione russa.
Nella fascia serale avevamo solo televisione russa per bambini, come il loro "Sesame Street".
Rimasi impressionato dalla cura e dall'attenzione che rivolgevano nei programmi dei loro figli.
Mi dispiace che i nostri nemici attuali non abbiano avuto la stessa etica."

E' il 1985, Sting ha sciolto da pochi mesi il gruppo dei Police, (una delle band più celebri della new wave del rock mondiale a cavallo tra anni 70 e 80, insieme ai Dire Straits di Mark Knopfler e gli esordienti U2 di BonoVox) e pubblica il suo primo album solista "The dream of the blue turtles".
In questo lavoro celebratissimo, dalle accuratissime e variegate atmosfere tra jazz e nobile rock, spicca il brano Russians, in cui l'incipit orchestrale cita il classico Sergei Prokofiev (Lieutenant Kije Suite, Op.60) e che si sviluppa poi in una melodia tragicamente sontuosa.
Il testo richiama a quello che la popolazione mondiale viveva in quegli anni: la cappa della divisione delle nazioni all'interno delle aree di influenza politica determinata dalla "guerra fredda", che vedranno la loro fine pochi anni dopo, nel 1989, con il crollo del Muro di Berlino, la "Cortina di ferro".
Testo contestato per un certo "paraculismo", ma che innegabilmente mette in primo piano la riflessione che le guerra le provocano i governanti e non certo la gente normale, che anzi, rivolgono tutti i loro pensieri al bene dei propri figli.
Grande testo, ancora molto attuale, purtroppo.
E occasione più grande e drammatica per confermare l'universalità del testo è per Sting, riproporre questo brano durante la tragedia umanitaria a causa della guerra di invasione del governo russo in Ucraina:    

"Ho cantato questa canzone raramente in tutti questi anni, non pensavo che sarebbe tornata rilevante.
Ma alla luce della decisione sanguinaria e assurda di un uomo, di invadere un paese pacifico e non minaccioso, è tornata un appello alla nostra comune umanità.
E' per coraggiosi ucraini che combattono questa tirannia brutale e anche per i russi che protestano nonostante la minaccia del carcere.
Tutti amiamo i nostri figli.
Fermate la guerra."

RUSSI

"In Europa e in America
c'è un crescente sentimento di isterìa
condizionato dal rispondere alle minacce
nei discorsi retorici dei Sovietici
Krushchev ha detto - vi seppelliremo tutti -
non sottoscrivo questa opinione
sarebbe una mossa talmente insensata
se anche i Russi amano i propri figli.

Come posso salvare mio figlio
dal giocattolo di morte di Oppenheimer
non c'è predominio del buon senso
da entrambi i lati della barricata politica.
Condividiamo la stessa biologia
indifferentemente dalla ideologia
credetemi se vi dico
spero che anche i Russi amino i propri figli.

Non ci sono precedenti storici
di parole messe in bocca ad un Presidente,
non esistono guerre che possono essere vinte,
è una bugia a cui non crediamo più.
Reagan dice - vi proteggeremo tutti -
non sottoscrivo questa opinione
credetemi se vi dico
spero che i Russi amino i propri figli.

Condividiamo la stessa biologia
indifferentemente dalla ideologia
ciò che potrebbe salvarci, tu ed io
è che anche i Russi amino i propri figli."






Vi proponiamo anche un live che si rifà alla versione orchestrale originale del brano










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