La fine del mondo - Enrico Ruggeri

"L'attesa - che nessuno riesce ad estirpare del tutto dal proprio cuore - ci mette ogni mattina davanti ad una alternativa, che chiama in gioco ciò che definisce la nostra grandezza di uomini : la libertà.
Qual è l'alternativa?
Prendere sul serio l'attesa oppure lasciar perdere.
La decisione non è mai scontata. Siamo liberi per questo (...)
Il dramma della nostra libertà che va in scena ogni giorno, è ben descritto da 'George Gray' nell'Antologia di Spoon River' :
'Molte volte ho studiato
la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione
ma la mia vita.
Perchè l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno,
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura,
l'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato nella mia vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele
e prendere i venti del destino,
dovunque spingano la barca.
Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è la tortura
dell'inquietudine e del vano desiderio - 
è una barca che anela al mare eppure lo teme.'

Siamo una barca che anela al mare, non può non attenderlo, perché questo anelito è costitutivo, eppure lo teme. Ecco, allora, che si apre la lotta: assecondare l'anelito al mare, la fame di una vita piena di significato, oppure ritirarsi, accontentarsi, non rischiare, per paura degli imprevisti."
(da "C'è speranza? Il fascino della scoperta" di Julian Carron - Editrice Nuovo Mondo, 2021)

"Durante la pandemia non ho mai strizzato l'occhio a chi parlava di dittatura sanitaria, di regime, di complotto. Se c'è uno che non strizza occhi sono io.
Ho detto una cosa e la direi anche in punto di morte, col Covid, intubato:
la libertà è il valore più importante e non si può rinunciare a vivere con la paura di morire. (...)
A me faceva ridere quando dai balconi cantavano 'Bella ciao', una canzone su gente che per difendere la libertà s'è fatta ammazzare e non ha aspettato che passasse l'emergenza, che passasse il fascismo, che arrivassero gli americani a liberarci. (...)
Io penso che ci sia stata una narrazione catastrofista. (...)
La cosa che mi ha stupito di più è che le mie perplessità venissero interpretate come atto di destra, e la dice lunga sul fatto che ci si divida in tifoserie a prescindere".
Provocatorio, come ormai gli capita spesso, contro ogni deriva del politicamente corretto, Enrico Ruggeri prende occasione per l'uscita del suo album "La rivoluzione" nel marzo del 2022, in un'intervista al sito "Rolling Stone", a togliersi alcuni sassolini nelle scarpe per le critiche ad alcune sue affermazioni durante la pandemia di Covid.
Anarchico libertario, quindi non catalogabile negli schieramenti classici della politica, l'artista Ruggeri è un personaggio scomodo per non essere un tipo da dichiarazioni accomodanti, ma nello stesso tempo capace di slanci organizzativi di beneficenza e di aiuto al terzo settore nel ruolo di capitano della Nazionale di calcio cantanti.  
L'album "La rivoluzione" si inserisce nel novero delle produzioni realizzate dopo la drammatica, lunga sosta del Covid, in cui gli artisti più preparati hanno avuto di riflettere sul senso della vita e dell'umanità.
In "La fine del mondo", il cantautore milanese, sembra ripercorrere tutte le paure vissute nella costretta solitudine, ma invita l'ascoltatore a reagire con coraggio nella ripartenza dei rapporti.
Lo fa con un tirato pezzo rock, dove la chitarra funk predomina, insieme ad una batteria sferragliante.
"Siamo stati chiusi in casa, per paura di non farsi male, di non morire.
Come gli insetti, con l'unico problema di non farsi schiacciare.
La paura di morire è un'ossessione che impedisce di vivere."
Ruggeri ribadisce la sua riflessione in una intervista nel Settembre 2021 sul sito web ufficiale del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione.
"Usiamo la parola morte spesso in senso figurato: binario morto, mano morta, punto morto ...
Poi se uno muore davvero diciamo 'si è spento ... è scomparso'.
La morte è un tabù. E invece per chi come me crede che la morte non sia la fine ma un inizio, sapere che esiste non impedisce di vivere."  




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