La guerra di Piero - Fabrizio De André

"Caro direttore,
negli scoppi delle bombe e negli incendi delle città, ciò che ai miei occhi riporta la verità sulle cose è il pensiero della morte di Gesù.
Non sono in grado di darmi altra spiegazione se non questa: seguire Cristo che va a morire in croce, essere come Lui, e basta. (...)
Ora, ciò di cui sto parlando non riguarda solamente l'aldilà, perché la misericordia di Dio pone rimedio già nell'esistenza terrena, per cui già in questo mondo c'è la possibilità della pace per gli uni e della disperazione per gli altri.
Dio è misericordioso, il Mistero è una misericordia che porta con sé la croce.
Una croce per gli uni è un destino di castigo, penitenza e umiltà in un cammino dentro la pace, per gli altri è un mistero di rabbia senza confini.
Così, nella misericordia, la faccia del soldato americano è identica a quella del soldato iracheno che si trova di fronte la bocca del cannone che lo frantumerà.
Sono tali e quali, non sono più l'uno contro l'altro.
Che grande mistero!
Nella misericordia si realizza il vantaggio dell'amore, che arriva al perdono.
Se non si giunge a questo, tutto è menzogna; e la ragione si incista in una contraddizione: si accusa l'altro o si accusa se stessi, finendo nella disperazione pura.
La salvezza è data dal seguire Cristo, dall'immedesimazione col Suo sentimento dell'uomo e invocando la grazia che l'uomo faccia con la sua libertà ciò che Cristo ha fatto con la Sua: l'abbandono della propria debolezza mortale nelle mani della misericordia del Padre, cioè del Mistero dell'essere."
( Luigi Giussani, Corriere della Sera, 8 Aprile 2003)

E' da appena un paio di settimane che gli Stati Uniti e i suoi alleati ritornano a combattere contro l'Iraq di Saddam Hussein, dodici anni dopo la Prima Guerra del Golfo, per una definitiva resa dei conti con il dittatore, (guerra che durò ben otto anni e che, come tutte le guerre si lasciò dietro morte e distruzione), che Don Luigi Giussani, fondatore del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione, sente l'urgenza di affermare tutto il dolore per questo ennesimo avvenimento bellico e tutto l'impeto del richiamo ad un ritorno all'attualità del pensiero cristiano.
Giussani si spegnerà nel 2005, qualche mese prima di un'altra grande figura del cattolicesimo, che combatté strenuamente contro la violenza umana di tutte le guerre: San Giovanni Paolo II

1964:
pubblicato da una piccola casa discografica, la Karim, esce senza molti clamori un 45 giri dal titolo La guerra di Piero, cantata da un giovane cantautore, in pista sul mercato discografico da un paio d'anni, che si presenta in copertina solo col nome: Fabrizio.
Naturalmente si tratta di Fabrizio De André.
Genovese di nascita, di famiglia benestante, è attratto dai movimenti musicali che si stanno sviluppando negli Stati Uniti (Bob Dylan, Leonard Cohen & co), ma forse, ancor di più, alla corrente artistica francese, con capofila, Brassens e Brel.
Anarchico, grande affabulatore (tra i più grandi insieme a Guccini, e poi, più avanti De Gregori) diventa il cantore di una galleria di figure popolari, suggerite dalla cronaca, di falliti, emarginati, vinti dalla storia, ma sempre raccontati con uno sguardo di pietà e ironia insuperabili.
Instancabile ricercatore del sacro, pur molto critico sulle vicende storico/dottrinali della Chiesa cattolica, ha sempre riconosciuto l'eccezionalità del figura "rivoluzionaria" dell'uomo Gesù Cristo, tanto da comporre un intero album, La buona novella, tratto dai Vangeli apocrifi, in piena contestazione sessantottina.
Pur non volendo mai essere una bandiera di un movimento particolare, De André componendo La guerra di Piero, si ritrova acclamata icona di quello pacifista.
Il brano, però, non è un'affastellarsi di luoghi comuni ma è la descrizione drammatica di un'azione militare, una poesia in musica contro l'odio e la violenza umana:
"Non c'è speranza nell'uomo, se non nell'amore che uccide l'odio, nella carità che uccide cupidigie, e rancori, e ingiustizie" (da Come un'anomalìa, 1999)

E allora, come non dimenticare quel verso: "Fermati Piero, fermati adesso, lascia che il vento ti passi un pò addosso, de morti in battaglia ti porti la voce, chi diede la vita ebbe in cambio una croce"
Afferma a Il Secolo XIX nel 1997, poco prima di morire: 
"Gesù rimane un esempio da imitare, ama il prossimo tuo è un principio bellissimo"
E, poi: "E se gli sparo in fronte o nel cuore, soltanto il tempo avrà di morire, ma il tempo a me resterà di vedere, vedere gli occhi di un uomo che muore"
Nel 1969, in un'intervista all'Europeo dirà:
"C'è in ogni uomo, una carica di aggressività feroce senza la quale l'uomo non è più uomo.
Di questa aggressività non possiamo fare a meno senza castrarci.
Come difenderci allora? Con la pietà, con tanta pietà." 
Quella che il prete cattolico Luigi Giussani intercetta nel "Mistero, una misericordia che porta con sé la croce"

La versione de La guerra di Piero, che vi proponiamo, è quella da "Il concerto ritrovato", registrazione live dal concerto di Genova del 1979, il documento sonoro dell'inizio dello storico e in qualche modo rivoluzionario tour con la Premiata Forneria Marconi





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