Gesù bambino - Francesco De Gregori

"Una stazione del metro di Kiev. E' suonato l'allarme.
Nella luce giallastra tutto è color cemento.
Ma due bambine sugli otto anni giocano. Una si attacca alla ringhiera della scala, l'altra si lascia andare sullo scivolo per i passeggini.
Una è biondissima, l'altra bruna. fanno a gara chi arriva prima. Poi di corsa risalgono.
Ridono, ridono - come se la guerra non ci fosse.
Mesi fa, un'anziana lettrice di Avvenire mi aveva raccontato che durante la guerra, a Milano, lei, bambina, al suonare dell'allarme correva con i genitori nel grande rifugio di Porta Volta, vicino al Teatro Smeraldo.
I bambini erano tanti, là sotto, nell'oscurità a stento rischiarata da qualche debole lampadina: e dopo poco in due o tre cominciavano a rincorrersi, e altri li seguivano, finché le loro voci chiare colmavano quel nudo bunker, nell'ora più buia.
I bambini giocano, Se stanno appena bene, giocano ovunque.
Per loro esiste il presente, e il futuro è astratto e lontano.
Quella lettrice diceva, però, che quando lo schianto delle bombe si faceva vicino, le mamme chiamavano i bambini accanto, per dire il rosario.
M'immagino, nell'ombra, quelle covate di bambini sudati, ora ammutoliti di paura.
Poi, appena finito l'allarme, rieccoli: su per le scale, di corsa, vocianti.
I bambino finché hanno fiato, giocano.
(Per questo sono un inesauribile miracolo. Per questo ne abbiamo tanto bisogno)."
( "I bambini giocano" di Marina Corradi,  Avvenire  24 Marzo 2022)

"Gesù bambino' è una letterina ferocemente ingenua scritta da un bambino per Natale. E' una preghiera infantile: la guerra come un fiocco di neve, un gioco, e poi tutti al mare.
Mi piace il modo di esprimersi dei bambini e lo uso spesso.
E' concreto, immediato e fantasioso nello stesso tempo. (...)
La visione del mondo che hanno i bambini è molto diretta, molto chiara.
E all'interno di quella visione del mondo Gesù Bambino, può veramente decidere una guerra o far viaggiare dei poveracci in prima classe senza biglietto.
E' quella visione che dovrebbe avere uno che scrive, siano canzoni o libri.
Pochi aggettivi, pochi contorcimenti intellettuali.
Ecco, come si esprimono i bambini: un bambino difficilmente perde tempo, ti dice subito le cose come stanno o come non stanno.
O meglio, come lui le vede." ***

Dopo anni di mutismo "artistico" un pò irritante, Francesco De Gregori, negli ultimi vent'anni, che coincidono con la maturità, ha deciso di sciogliersi davanti ai suoi intervistatori, scoprendo al  pubblico un uomo che riversa nell'arte musicale tutta la sua cultura umana che spesso si abbevera al sentire cristiano della vita, con tutte le contraddizioni della modernità e della sua storia tradizionale di sinistra, ma libero da ogni schematismo ideologico.
"Gesù bambino" vede la sua pubblicazione in studio nella fine del 1979, all'interno dell'album "Viva l'Italia", che fa seguito al grande successo della tourneé "Banana Republic" e della relativa documentazione sonora in vinile, insieme a Lucio Dalla.
Il brano, già era stato cantato "in anteprima" durante quei concerti ed era intitolato "Gesù Bambino e la guerra".
E' un brano dall'argomento assolutamente ancora attuale (purtroppo) e conferma la sensibilità del cantautore romano nello scrivere i testi delle sue canzoni, che in questo caso, fanno da contraltare ad un andamento da filastrocca infantile della trama musicale.
Anche se nei live, difficilmente viene messa in scaletta, De Gregori non l'ha mai ripudiata:
"E' la canzone dell'album che mi piace di più, anche se ad un sacco di gente ha dato fastidio questo titolo".
Se "Generale" di un paio d'anni prima, rimane la più famosa canzone antimilitarista nel suo catalogo, "Gesù bambino", nella particolare visione del protagonista narratore è una ennesima dimostrazione della grandezza dell'artista De Gregori 




*** Brani tratti da interviste a Gherardo Gentili (1979) e a Paolo Vites (2009)  

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